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«Guardare avanti per la crescita del territorio»

L’albese Roberto Cerrato, presidente del Centro Studi sul Paesaggio Culturale di Langhe Roero Monferrato, in vista del convegno di Treiso il prossimo 20 luglio

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Sabato 20 luglio, alle 16, presso la Sala Riunioni del Centro Culturale Don Giu­seppe Fiori, a Treiso, si terrà il convegno “Tradizione e innovazione: la sfida dei paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato per la valorizzazione culturale territoriale”.

L’evento è organizzato dal Cen­tro Studi sul Paesaggio Culturale di Langhe Roero Monferrato, dall’Accademia di Agricoltura di Torino e dal Centro studi per lo sviluppo rurale della collina dell’Uni­versità di Torino, con il patrocinio di Barolo & Co, di Am­biente e Cultura e dell’Istituto Italiano Salvaguardia Paesag­gio culturale vitivinicolo. A pochi giorni dal prestigioso appuntamento, abbiamo intervistato l’albese Roberto Cer­ra­to, presidente del Centro Studi sul Paesaggio Culturale di Langhe Roero Monferrato, ap­passionato studioso del territorio e promotore della candidatura Unesco, che sarà tra i relatori del convegno.

Presidente, che occasione sarà quella in programma sabato 20 a Treiso?
«Come Centro Studi sul Pa­e­saggio di Langhe Roero Mon­ferrato abbiamo iniziato con i territori un percorso di coinvolgimento dal basso per valorizzare i differenti aspetti culturali e cercare al tempo stesso di avviare un progetto comune che possa essere anche un volano per le nuove generazioni. Bisogna, infatti, che i giovani siano informati su quello che significa vivere in un luogo così importante, che non è solo bello esteticamente ma deve esserlo anche per le sue varietà di produzioni agricole, per la salubrità dei prodotti e per la convivenza sociale e culturale. Tratte­remo questi argomenti in­sieme a due realtà fondamentali, non solo a livello locale ma nazionale: l’Accademia di Agricoltura di Torino e il Centro studi per lo sviluppo ru­rale della collina dell’Uni­versità di Torino. È così venuto fuori un programma variegato nel quale svilupperemo tanti temi e tante riflessioni».

La giornata sarà appunto l’esito di una collaborazione tra diverse realtà. Quanto conta da questo punto di vista agire d’insieme?
«Fare rete è fondamentale per la riuscita di una valorizzazione del territorio. Conosco bene le nostre realtà, vivo qua da sempre e so che di solito i borghi non lavoravano insieme prima della venuta del progetto Unesco. Oggi possiamo dire che è avviata una collaborazione tra enti, attività ed istituzioni che ha portato dei grandi risultati. Periodicamente però bisogna ritrovarsi per discutere di queste tematiche e capire quali sono i piccoli o grandi errori da correggere. Non ab­biamo alcuna velleità di far modificare le regole del gioco, ma con gli esperti che avremo al nostro tavolo cercheremo di discutere su quello che è lo sviluppo armonico del territorio partendo da esperienze importanti».

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Treiso, Andrea Pionzo, nel corso del pomeriggio si snoderanno poi delle relazioni per affrontare a trecentosessanta gradi questi fondamentali argomenti. Quali saranno le principali declinazioni?
«Tutti i relatori avranno una competenza. Il professor Mar­co Devecchi si soffermerà sui valori culturali dell’identità del vino; il professor Vincenzo Gerbi porterà la sua esperienza di studi sulle malattie della vite, mentre il professor Luigi Cabutto orienterà il suo intervento sulla diffusione letteraria delle colline di Langhe, Roero e Monferrato. Il dottor Alberto Cugnetto, invece, parlerà di innovazioni nella gestione dei vigneti».

A proposito del suo intervento, invece, quali saranno i punti principali?

«Vorrei ripartire da quello che era stato il dossier di candidatura Unesco che avevo personalmente curato. Si partirà da alcuni punti per capire quello che è stato fatto, quello che magari è ancora da fare e se possono esserci dei riferimenti reali anche per il presente. I valori restano, ma in dieci anni certi argomenti cambiano, basti pensare agli effetti del cambiamento climatico».

Il tema centrale sarà quello del rapporto tra tradizione e innovazione. Come può esserci una coesistenza tra questi elementi?

«Secondo me bisogna utilizzare le nuove tecnologie, anche di comunicazione, in modo da coinvolgere anche i giovani, ma diffondendo sempre i valori tradizionali. Quei valori hanno permesso da un lato di ottenere il riconoscimento Unesco e dall’altro aiutano a capire che in campagna si può vivere, si può lavorare e si possono creare nuove opportunità economiche».

Parlando nello specifico di paesaggi vitivinicoli si può fare un’osservazione. Le vigne sono il centro della vita socio-economica del territorio: tutelarle vuol dire salvaguardare anche la sua identità?

«È un discorso omogeneamente collegato. Anche il lavoro che viene fatto dai viticoltori per migliorare la qualità e la salubrità rientra in questo genere di considerazioni. Ab­biamo ormai una maggioranza di produttori che non usa più fitofarmaci. Questo è stato un arricchimento della cultura di salvaguardia del territorio e della sua identità: vuol dire che abbiamo compreso che bisogna tutelarlo e amarlo».

Continui.

«Il convegno di sabato 20 è proprio la base per rinnovare con forza l’importanza di mantenere un territorio pulito, in tutti i sensi. Possiamo guardare con positività ad un futuro a medio-lungo termine per le nostre colline, a patto di non pensare solo all’oggi. È fondamentale guardare avanti e fare prospettive di venti o trenta anni. A volte comprare prodotti che costano meno conviene, ma dobbiamo insistere sul valore dei nostri prodotti certificati e sulla loro differenza».

Citava già in precedenza l’importanza del ruolo dei giovani. Come procede, dal suo punto di vista, il loro coinvolgimento?
«Vedo con molto favore che l’Associazione per il Patri­mo­nio dei Paesaggi Viti­vinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sta lavorando tanto sul trasferimento dei valori alle nuove generazioni. La sensibilizzazione deve partire proprio dai giovani: bisogna spingerli e pungolarli su questi temi e l’Associazione lo sta facendo davvero bene».

È quindi fiducioso sul buon esito di questa trasmissione?
«Non è facile, perché oggi i giovani hanno parecchie divagazioni, mi riferisco soprattutto alle sollecitazioni social. Se vengono sollecitati nel modo giusto, però, i ragazzi sono molto bravi e quindi sono assolutamente fiducioso».

Al di là del convegno, infine, quali sono i prossimi obiettivi del Centro Studi?

«Vogliamo continuare a far aderire i Comuni – l’iscrizione è gratuita – e a coinvolgerli così in tutte le nostre attività. In autunno, poi, vogliamo organizzare per i nostri soci anche dei momenti di visita sul territorio, di immersione, a misura d’uomo, come nella nostra tradizione».

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo