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«La grande bugia verde ci ha fatto spendere senza risultati»

Il conduttore di Quarta Repubblica a IDEA: «Che senso hanno i milioni di euro investiti in Italia per i cappotti termici delle abitazioni invece che per prevenire il rischio idrogeologico e sismico sul nostro territorio? Nel mio libro tanti autorevoli scienziati smontano i dogmi dell’allarmismo climatico»

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Il tema è delicato. Ma proprio per questo è necessario valutarlo da ogni possibile angolazione. Nico­la Porro ha scritto un libro che suona come un manifesto controcorrente già dal titolo: “La grande bugia verde. Gli scienziati smontano, con dati reali, i dogmi dell’allarmismo climatico”.

Perché quella “verde” do­vrebbe essere una “grande bu­gia”?
«Perché lo dimostrano, in questo libro, i grandi scienziati che ho contattato e che mettono in discussione alcuni dei dogmi del climatismo. Ci raccontano per quale motivo, dal punto di vista scientifico, al­cune delle grandi questioni co­me l’aumento degli eventi estremi, lo scioglimento dei ghiacciai, l’inevitabilità dell’aumento della temperatura o la decarbonizzazione (che dovrebbe essere totale), sono in realtà delle grandi bugie».

E quali interessi ci sarebbero, secondo la sua visione, dietro a questi dogmi?
«Il punto è che abbiamo pensato, attraverso questa ideologia climatista, di dover cambiare il nostro modello di sviluppo. Negli ultimi duecento anni è sempre stato un modello che in molti hanno contestato ma dal punto di vista politico. Il cambiamento del clima – come direbbe Franco Prodi che non è certamente un pericoloso sovversivo – ha rappresentato la grande coincidenza, cioè la possibilità di dire che siccome le temperature stavano cambiando (cosa che è sempre avvenuta nella storia della terra), allora avremmo dovuto cambiare anche stile di vita e il nostro modello tradizionale».

E invece?
«Bisognerebbe affidarsi al mer­cato, pensare che l’inquinamento non ha nulla a che vedere con la produzione della Co2. Un mondo più pulito è un mondo che tutti noi auspichiamo, ma un mondo decarbonizzato rischia di rappresentare una spesa mo­struosa che inoltre non porterà nessun beneficio agli abitanti del pianeta».
A proposito di economia, anche su questo territorio i produttori di vino valutano la possibilità di spostare certi vigneti più a nord a causa del cambiamento climatico…
«Guardi, io sono figlio di agricoltori, mio fratello è agricoltore e chiunque abbia un po’ di tradizione agricola sa che purtroppo il clima cambia e il meteo condiziona molto le produzioni agricole. L’agricol­tu­ra è uno di quei rarissimi casi in cui tu hai costi certi e ricavi molto incerti per definizione, perché non sai come andrà la produzione. Pensate a chi produce olive e sa perfettamente che potranno finire in discarica oppure alle grandi malattie che sono arrivate nell’Ot­tocento e hanno ucciso i vigneti italiani obbligandoci a importare vitigni internazionali. Non credo che l’agricoltura sia una e immutabile, ma in maniera tattica gli agricoltori hanno sempre saputo assecondare i cambiamenti del clima, della terra e anche le malattie che arrivavano per vari motivi: è un dato di fatto».

Oggi questo non accade più?
«Il punto fondamentale è che certe scelte le devono fare gli agricoltori con la loro capacità di intuizione, non possono essere questioni regolate da un burocrate che a Bruxelles le stabilisce per 27 paesi in maniera uniforme. Decide perfino quali debbano essere le colture. La follia europea della denaturazione è ciò che più di antiagricolo esista, l’idea che la na­tura debba prendere il sopravvento sull’esercizio dell’uomo e sulla coltivazione. È una mostruosità, non esiste nessuno – tranne gli agricoltori – che così riesca a preservare l’ambiente».

Con i nuovi equilibri politici in Europa cambierà qualcosa?
«La macchina del Green deal ormai è stata avviata e sarà molto difficile bloccarla».

E l’adeguamento delle abitazioni entro il 2030?
«Gigantesca follia. L’Italia è un Paese che spende miliardi per fare cappotti termici alle abitazioni mentre non spende quello che dovrebbe per rendere le case sismicamente si­cure. È pazzesco, guardiamo il dito e non la luna: se c’è un problema in Italia, è idrogeologico e sismico. Non si arriva alla soluzione introducendo l’elettrificazione e la decarbonizzazione, ma attraverso interventi umani che rendano i fiumi più sicuri e le nostre case più abitabili con una maggiore manutenzione del territorio. Quindi bisognerebbe concentrare le risorse all’attività dell’uomo nel contrasto alla forza della natura mentre ci stiamo inventando altre cose per ridurre a tutti i costi la Co2. Abbiamo già sprecato tantissime risorse che sarebbe stato meglio utilizzare per difenderci dalle emergenze».

Quindi lei non fa un ragionamento antiambientalista?
«No, è il contrario, il mio è un ragionamento ambientalista perché la difesa dell’ambiente è fondamentale. Il mio è un ragionamento antireligioso, contro le ideologie».

Che cosa c’è allora dietro alla “bugia verde”?
«Ci sono tantissimi interessi economici che derivano dal fatto – per fare un banale esempio – che negli ul­timi an­ni, dal 2004 al 2023, sono stati spesi solamente per il solare 4.700 miliardi di dollari. Tutti per queste tecnologie e relativi incentivi. Oltretutto sono misure totalmente inefficienti, come dimostra il caso della Cina che le utilizza solo per aumentare la sua sete di energia. Allora ci si rende conto che c’è un grande interesse economico in questa industry. Il tutto considerando che sia­mo stati per anni appresso ai deliri di una giovane ragazza che si chiama Greta Thunberg, dalla quale si sono inginocchiati tutti i potenti della terra: un combinato di interessi e di idolatria millenaristica che è folle».

Che cosa pensa di Ultima Generazione?
«Che in realtà sono estremisti come ce ne sono sempre stati, non rappresentano il problema. Diverso il discorso di banchieri e politici che si comportano come i ragazzi di Ultima Generazione anche se la loro azione è meno violenta e spettacolare».

Che cosa ha capito dopo aver scritto il libro che prima non sapeva?
«Che non è vero che esiste un consenso unanime del 97 per cento degli scienziati sul fatto che il riscaldamento climatico sia causato dall’uomo. È un dato che viene sempre riproposto, ma gli scienziati nel libro spiegano da cosa nasce questo numero che nulla ha a che vedere con la comunità scientifica. L’Italia è piena di scienziati che la pensano di­versamente: da Antonino Zi­chichi a Franco Prodi a Franco Battaglia. Quel numeretto ma­gico resiste, ma non ha nessun valore e non è vero».

Che cosa accadrà in futuro?
«Intanto la sbornia ambientalista, almeno nelle dimensioni di qualche anno fa è quasi finita. Però gli effetti negativi si faranno ancora sentire».

CHI È

Giornalista romano di nascita, pugliese di famiglia, milanese per lavoro. È il vicedirettore de Il Giornale. Va in onda su Canale 5 con Matrix e su Rete4 con Quarta Repubblica in prima serata dove conduce dibattiti molto animati sull’attualità politica

COSA HA FATTO

All’inizio degli anni Novanta ha collaborato con L’Opinione, poi al Ministero degli Esteri per il ruolo di portavoce di Antonio Martino. In seguito si è occupato di finanza per Il Foglio e ha lavorato per Corriere Economia, Il Mondo, Class Cnbc e Mediaset

COSA FA

Ha scritto per Liberilibri il saggio “La grande bugia verde. Gli scienziati smontano, con dati reali, i dogmi dell’allarmismo climatico”. Il tema è quello delle responsabilità dell’uomo sul cambiamento climatico: Porro ospita le considerazioni controcorrente di fisici, geologi, climatologi, meteorologi ma anche economisti e ingegneri