Marina Chiarelli, già vicesindaco di Novara, ora è assessore regionale a Cultura, Turismo e Sport. È stata infatti eletta con oltre 7mila preferenze.
Un risultato importante, a che cosa è stato dovuto principalmente?
«Mi piace definirla empatia di territorio. Ho imparato molto dalle persone che mi circondano, soprattutto da quelle più semplici. Quando stringi la mano di una persona che non conosci entri in connessione con lei attraverso il contatto di una mano che racconta una storia, una famiglia, una tradizione, una cultura e un modo di pensare. Il consenso non si costruisce quando inizia la campagna elettorale, ma molto prima rispondendo alle istanze che provengono dalle persone. Servono occhi per tenere la rotta e orecchie per ascoltare dove si nascondono i problemi».
Lei si occuperà di Cultura Turismo e Sport, settori molto importanti per le Langhe. Per quanto riguarda il turismo, che cosa c’è ancora da fare?
«Cultura, Turismo e Sport sono le tre gambe sulle quali il Piemonte in questi anni ha costruito le sue fortune sia in termini di presenze che in termini di posizionamento a livello internazionale. A proposito di Cultura siamo la seconda regione d’Italia dopo il Lazio per le location di produzioni cinematografiche. Molti non lo sanno, eppure è un risultato straordinario che abbiamo perseguito in questi anni e che cercheremo di migliorare. Ho fatto l’esempio del cinema ma potrei fare anche quello dei grandi eventi sui quali puntiamo per tenere sempre accesi i riflettori sul Piemonte. E quando dico Piemonte mi riferisco a tutti i territori. Abbiamo dato vita a una visione multicentrica dal punto di vista culturale che intendiamo portare avanti anche nei prossimi cinque anni. Conservare, Programmare per crescere attraverso il merito è la regola che mi sono data per i prossimi cinque anni».
Attraverso il turismo è possibile rallentare lo spopolamento di alcune zone di Alta Langa o montagna? E quanto la cultura può avere un ruolo?
«Le parole chiave sono quattro: economia, infrastrutture, tradizioni ed enogastronomia. Lo sviluppo del turismo genera posti di lavoro diretti e indiretti e quindi fa bene all’economia. E se arrivano turisti si può pensare di incentivare investimenti in infrastrutture locali, come strade, trasporti pubblici, servizi sanitari e scolastici. Migliori infrastrutture migliorano la qualità della vita per i residenti e rendono anche le zone più attraenti per nuovi potenziali abitanti. La terza parola chiave è la promozione delle tradizioni culturali e artigianali locali. Questo non solo crea un senso di orgoglio e identità tra i residenti, ma attira anche visitatori interessati a esperienze autentiche, stimolando così l’economia locale. L’ultima parola è l’enogastronomia che spesso viene considerata solo come una componente culturale di un territorio, una celebrazione dei sapori e dei profumi che definiscono l’identità di una regione. Ma non è sempre così. Raramente si riflette su quanto questo patrimonio possa essere un potente strumento didattico per raccontare la storia, la geografia, l’economia e le tradizioni di un luogo. L’enogastronomia, infatti, non è solo un insieme di cibi e bevande, ma un complesso intreccio di elementi che raccontano le storie delle persone che li hanno prodotti. Ogni piatto, ogni vino, porta con sé una narrazione che può essere utilizzata come mezzo educativo per comprendere meglio un territorio».
Quali saranno i suoi primi passi per quanto riguarda la promozione dello sport?
«Vede, dal mio punto di vista lo sport svolge un ruolo cruciale all’interno della collettività per diversi motivi, che vanno ben oltre i benefici fisici e individuali. Lo sport può unire le persone di diverse età, etnie e contesti sociali differenti, promuovendo in questo modo l’integrazione e l’inclusione. È essenziale investire in infrastrutture sportive adeguate e accessibili a tutti. Parchi, palestre, campi sportivi e piscine devono essere presenti e ben mantenuti nelle comunità, perché è importante garantire che le strutture siano accessibili a persone di tutte le età e di tutte le abilità».
Nel Cuneese sono previsti interventi per nuove strutture e per portare lo sport a più giovani possibile?
«Abbiamo appena aperto alcuni dossier per potenziare le infrastrutture ma in questo
momento è prematuro avanzare ipotesi specifiche. Dico solo che questa sarà certamente una delle priorità del mio mandato».
Quanto è importante dare ancora più peso allo sport nelle scuole per avvicinare i ragazzi?
«La promozione dello sport è un tema di grande rilevanza, poiché non riguarda solo la salute fisica, ma anche il benessere mentale, l’istruzione, la coesione sociale e lo sviluppo economico. Le scuole, ad esempio, dovrebbero offrire un’ampia gamma di attività sportive, promuovendo l’educazione fisica o vocazioni di eccellenza sportivo/agonistica come parte integrante del curriculum. Questo potrebbe incoraggiare i giovani a sviluppare abitudini sane fin dalla tenera età ed altresì educarli al rispetto dei valori. Organizzare eventi sportivi locali, regionali e nazionali può stimolare l’interesse per lo sport e aumentare la partecipazione mettendo in luce talenti emergenti creando anche un senso di comunità e appartenenza locale».
Il problema infrastrutture e viabilità spesso rappresenta un freno al turismo in Langa, strade e ferrovie non sono all’altezza dei flussi turistici: che cosa pensa di fare?
«Anche in questo caso con il collega Marco Gabusi stiamo pensando di potenziare alcune infrastrutture soprattutto per quanto riguarda la fascia oraria serale nei weekend».