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Mai sottocosti di produzione e obbligo di etichettatura per filiere eque

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Dall’Unione europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così il reddito dei produttori agricoli, bisogna lavorare per filiere più eque passando per l’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in commercio, senza dimenticare di intervenire sul Nutriscore e sulla Direttiva packaging. È quanto evidenzia Coldiretti Cuneo all’indomani della rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea.

In tema di pratiche sleali lungo le filiere agroalimentari, Coldiretti è stata l’unica Organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. ““Un impegno da estendere a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dagli agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.

L’Europa deve modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale Codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime. “L’invito alla nuova Commissione è di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’UE, sostenendo la proposta di legge europea che abbiamo promosso per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi” sostiene il Presidente Nada.

Grazie alla storica battaglia della Coldiretti per la trasparenza in etichetta, negli ultimi vent’anni si sono fatti passi in avanti importanti, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata e nei succhi, del grano impiegato nel pane e nei biscotti, senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo Nutriscore che mette a rischio 13 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli DOP e IGP, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. La Provincia di Cuneo – ricorda la Coldiretti – vanta 11 produzioni a denominazione d’origine fra DOP e IGP e 18 DOC e DOCG che ricomprendono quasi 100 tipologie di vini.

“Sarà fondamentale fermare il Nutriscore, un sistema di etichettatura che recensisce i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema ingannevole sostenuto dalle multinazionali, che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia” ricorda il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

Un altro nodo da sciogliere riguarda gli imballaggi. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati membri. “Resta incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione” sottolinea il Direttore Porcu.

BaNNER
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