Analizzare i dati del mercato e porre solide basi di dialogo: la Sezione Vini e Liquori di Confindustria Cuneo

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Si è riunita nei giorni scorsi, a un paio di mesi dalla vendemmia, la Sezione Vini e Liquori di Confindustria Cuneo che conta oltre 50 aziende associate per oltre 1.600 addetti ed annovera aziende di natura e dimensione differenti. Nella sede albese di via Cavour, convocati dalla presidente Paola Lanzavecchia, gli imprenditori hanno analizzato il mercato e le giacenze, conosciuto nuove frontiere tecnologiche per le coltivazioni e, soprattutto, posto solide basi di dialogo tra le varie parti coinvolte attivamente nelle politiche agricole del territorio. Al tavolo, infatti, erano presenti i neopresidenti, entrambi eletti nel mese di maggio 2024, di due importanti Consorzi piemontesi: Sergio Germano (Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani) e Stefano Ricagno (Asti Docg).

L’incontro è stato introdotto dalla presentazione di una panoramica, statistica e analitica, da parte dell’enologo Alberto Cugnetto, referente della Sezione. Ne è emerso che “il mercato del vino a livello globale mostra una situazione complessa caratterizzata da una riduzione generalizzata dei consumi, da una ridotta produzione in molti stati chiave, e per contro si evidenzia un aumento del valore delle esportazioni”. Il consumo globale di vino nel 2023, infatti, si è attestato attorno ai 221 milioni di ettolitri, con un calo del 2,6% rispetto al dato già basso del 2022. L’impennata dei costi di produzione e distribuzione, determinata dalle pressioni inflazionistiche, ha portato a un aumento dei prezzi del vino al consumatore, già alle prese con un potere d’acquisto ridotto. Nonostante queste sfide, alcuni importanti mercati hanno dimostrato una certa resistenza. Le condizioni climatiche estreme e la diffusione di malattie fungine sono alla base del calo di produzione globale di vino (-10% rispetto al 2022). Questo dato, che rappresenta la produzione più bassa dal 1961, è stato anche influenzato dalla continua erosione di superficie vitata che da qualche anno interessa molte importanti aree viticole mondiali (-0,5% rispetto al 2022); l’Italia, contrariamente alla tendenza generale, mostra invece un aumento delle superfici vitate. Anche il commercio internazionale del vino nel 2023 ha risentito notevolmente dell’aumento dei prezzi. Sebbene il volume totale di vino esportato sia sceso a 99 milioni di ettolitri, ciò è stato compensato da un elevato valore delle esportazioni, che ha raggiunto i 36 miliardi di euro.

Guardando alla situazione italiana, si evidenzia un calo di produzione del 23% rispetto al 2022, che rappresenta in termini relativi uno dei valori minori a livello globale. Questa flessione ha permesso di ridurre le giacenze medie della “Cantina Italia”, così come evidenziato dal report semestrale dell’Icq. Nonostante l’importante calo di produzione (-23%), la riduzione di giacenza al primo semestre 2024 si attesta al -12,3%, a dimostrazione di un mercato ancora poco reattivo, soprattutto nella vendita di alcuni vini rossi. Anche la produzione piemontese risente dell’andamento generale e, nonostante la flessione negativa in termini di produzione registrata per molte denominazioni, i livelli di giacenza media, soprattutto per i vini rossi, tendono a crescere. Vanno meglio le denominazioni prodotte con varietà a bacca bianca, tra le quali citiamo il Gavi Docg che continua a mantenere un livello di erosione delle giacenze elevato, ed il Moscato d’Asti Docg che ha incrementato i volumi imbottigliati rispetto al primo semestre 2023.
Anche alcuni vini rossi, soprattutto a base Nebbiolo, mostrano andamenti interessanti. È il caso, del Langhe Nebbiolo Doc, che continua a performare bene, con un aumento dei volumi imbottigliati, nonostante gli importanti aumenti di superficie rivendicata negli ultimi anni. In questo primo semestre, per le denominazioni più blasonate del cuneese nonostante un calo del volume imbottigliato, in parte anche fisiologico se si confrontano i risultati eccellenti degli ultimi anni, gli imbottigliamenti permettono di garantire una buona erosione della giacenza, mantenendo i valori dei vini sfusi su prezzi che remunerano bene gli operatori. Situazione diversa invece per denominazioni prodotte con uva Dolcetto, che non riescono ad invertire la tendenza negativa del mercato di questi prodotti, osservata negli ultimi anni.

Relatore della riunione Nicola Tinelli, responsabile dell’ufficio politico di Unione Italiana Vini, l’associazione italiana che rappresenta le imprese del vino. Al centro della sua relazione l’analisi del nuovo regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (Regolamento (UE) 2024/1143) relativo alle indicazioni geografiche dei vini, delle bevande spiritose e dei prodotti agricoli, nonché alle specialità tradizionali garantite e alle indicazioni facoltative di qualità per i prodotti agricoli. Tra le principali novità, in vigore dal 13 maggio 2024, sono stati rafforzati i poteri e le responsabilità delle associazioni di produttori, aumentate la sostenibilità e la trasparenza nei confronti dei consumatori e conferita maggiore protezione alle indicazioni geografiche, attraverso ulteriori misure aventi ad oggetto il loro utilizzo come ingredienti oppure online. Il regolamento ha semplificato inoltre il processo di registrazione delle Ig, la cui responsabilità e gestione permane in capo alla Commissione europea, limitando il ruolo dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) alla fornitura di assistenza tecnica e al mantenimento del registro delle Ig.

«Il presente e il futuro della produzione vitivinicola piemontese, italiana e mondiale è ricco di sfide e altrettante opportunità – dichiara Paola Lanzavecchia, presidente Sezione Vini e Liquori Confindustria Cuneo –. Dalle sempre più necessarie azioni rivolte al cambiamento climatico, alla tendenza del consumatore a rivolgersi verso prodotti ‘sostenibili’, non solo dal punto di vista ambientale ma anche etico. Un profondo cambiamento che non ci deve cogliere impreparati. Il nostro ruolo è quello di porre le basi per un dialogo proficuo e trasversale con i principali attori del panorama agroalimentare, costruendo una fitta rete di scambi esperienziali. Soltanto così potremmo lavorare attivamente a politiche in grado di salvaguardare le imprese trasformatrici, fondamentali per l’economia del nostro territorio. L’auspicio ora è di poter collaborare con tutti gli attori della filiera, creando sinergie per portare avanti progetti di ricerca che possano dare evidenza degli effetti dell’irrigazione in vigna o altre sperimentazioni in campo, con lo scopo di comprendere meglio il comportamento dei nostri vitigni di fronte al cambiamento climatico in atto. Le piccole aziende che ultimamente si sono associate a Confindustria Cuneo denotano la volontà delle nuove generazioni di confrontarsi su più fronti, al di là dei pregiudizi e guidati da autonomia di giudizio, alla luce anche del lavoro importante che Confindustria svolge ormai da anni nell’elaborare e condividere attraverso il Wpo (Wine Permanent Observer) i dati che i Consorzi ci mettono a disposizione, per monitorare gli andamenti sul mercato delle nostre denominazioni. A Sergio Germano e Stefano Ricagno rinnovo il ringraziamento per la partecipazione al tavolo e auguro un buon lavoro in questo momento storico così complesso».

cs