“Porte aperte a palazzo di Governo”: non solo un motto ma un vero e proprio modus operandi, «quello con cui intendo e cerco di interpretare il mio ruolo verso ogni cittadino. Considerata la complessità dei problemi, i risultati si ottengono solo se si fa squadra, se si uniscono le forze nella ricerca di soluzioni quanto più possibile condivise e mai calate dall’alto».
A parlare è Mariano Savastano, nuovo prefetto di Cuneo da qualche giorno insediatosi negli uffici di via Roma dove a precederlo è stata Fabrizia Triolo, oggi a Modena.
Sessant’anni, di orgogliose origini napoletane e piemontese d’adozione, come ama definirsi: «Sono rimasto a Napoli fino ai 27 anni, laureandomi alla “Federico II”, ma ho trascorso più di metà della mia vita in Piemonte e nel Nord Italia. La mia prima sede è stata Novara dove mi sono insediato e sono stato capo di gabinetto per 10 anni. A Novara ho conosciuto mia moglie, Rossana Riccio, oggi giudice di Corte d’Appello a Torino. Poi ho “saltellato” tra Piemonte e Lombardia: Varese, Vercelli dove sono stato promosso viceprefetto, Lodi, dove ho trascorso sei anni come viceprefetto vicario e ancora Vercelli da cui sono uscito con la nomina a prefetto e il trasferimento in Veneto, a Belluno, da cui provengo».
Nei giorni scorsi Savastano, insieme al viceprefetto Maria Antonietta Bambagiotti e al capo di gabinetto Francesco D’Angelo, ha incontrato gli organi di stampa cuneesi per presentarsi e avviare questo corso di rapporti diretti e pragmatici; in primo luogo per rivolgere, attraverso i media, il proprio saluto alle autorità (molte delle quali già incontrate nei primissimi giorni del suo mandato proprio per conoscere caratteristiche e difficoltà della Granda) e a tutta la cittadinanza: «Sono sinceramente onorato di iniziare questo percorso in una terra così bella e ricca di tradizioni, apprezzata e riconosciuta in tutt’Italia e non solo».
Unico e denso di significati l’obiettivo che Savastano si pone: «Coniugare le forti aspettative della comunità affinché siano offerti servizi pubblici efficienti, completate le opere pubbliche in cantiere e realizzati gli obiettivo del Pnrr, con le esigenze di sicurezza, convinto che solo così si può preservare un tessuto economico e sociale solido e sano come quello di questa provincia. Non si ottengono risultati se non attraverso un ottimo e sinergico lavoro di squadra. E per fare squadra le persone devono mettersi in relazione e creare solidi legami umani e professionali. A questo ho lavorato nei tre anni e mezzo in cui sono stato a Belluno e questo vorrò fare a Cuneo portando la mia esperienza, il mio entusiasmo, la mia passione per il lavoro e per le relazioni umane».
Un obiettivo che assume pennellate molto concrete quando viene declinato ai microfoni di IDEA.
Prefetto, quello delle infrastrutture resta un nodo fondamentale per la provincia; parliamo del Tenda, del completamento dell’Asti-Cuneo, di tanti collegamenti che ancora mancano. Come intende intervenire?
«Tutte le autorità che ho incontrato in questi primi giorni a Cuneo mi hanno sottoposto tematiche di primaria importanza per la mobilità, i collegamenti e l’economia del territorio provinciale. Io mi sono impegnato ad adottare una metodologia di lavoro simile a quella che ho portato avanti a Belluno. Anche in quelle aree ci sono infrastrutture da realizzare promesse da anni (alcune avrebbero dovuto essere pronte per i mondiali di sci del 2021) e rinviate. Per realizzare questi collegamenti in vista dei Giochi olimpici del 2026 abbiamo creato una cabina di regia con tutti i soggetti coinvolti e in particolare con i vertici Anas che incontravo in occasione di sopralluoghi e verifiche sullo stato di avanzamento dei lavori. Nell’ultimo incontro ho accennato alla questione del Tenda invitando i vertici Anas a Cuneo e chiedendo fin da subito di fare chiarezza per poter spiegare ad amministratori e cittadini la reale situazione, i modi e i tempi con cui intendono procedere, pianificando un programma credibile. Senza dubbio si tratta di lavori complessi, ma ritengo indispensabili concretezza e pragmaticità. Spero di poter dare un contributo all’accelerazione dei lavori e all’apertura della prima canna».
Un altro fascicolo sulla sua scrivania è legato alla questione dei migranti e delle irregolarità, tornata prepotentemente d’attualità in questi giorni. Come affronterà il problema?
«Sono convinto che quello che definiamo “problema” sia in realtà un fenomeno di proporzioni colossali di migrazioni che va gestito con intelligenza e correttezza. Tanto più in un Paese come il nostro, conformato come un’unica frontiera dagli ampi accessi, l’immigrazione non può essere impedita: va gestita a livello governativo (per esempio con accordi con i Paesi di provenienza) e a livello locale. Mi spenderò perché ai migranti possa essere assicurata un’accoglienza dignitosa come mi risulta essere avvenuto finora in questa provincia e di questo ringrazio chi mi ha preceduto. Inoltre non dimentichiamo che i migranti sono uomini e donne ma anche lavoratori e lavoratrici; al sistema produttivo italiano conviene inserirli socialmente e integrarli: aiuteranno la nostra economia contribuendo a far crescere il Pil nazionale e allevieranno la crisi demografica. L’integrazione è un nostro interesse oltre che un dovere morale. In termini generali, il fenomeno dell’immigrazione al pari di molti altri, va studiato e affrontato nel modo più condiviso possibile senza imporre o far calare dall’alto decisioni che siano poco gradite al territorio».
Nel presentarsi alla stampa il Prefetto ha inoltre parlato del legame con la sua famiglia: la moglie e il figlio Andrea, 28 anni specializzando in cardiologia dopo essersi laureato in medicina in quell’Università del Piemonte Orientale che, da capo di gabinetto a Novara, Savastano aveva contribuito a realizzare; «la sua laurea è stata una doppia emozione per me», ha spiegato.
Quale valore ha per lei la famiglia?
«Un Ministro mi definì un “family man”; anche lui si definiva tale e la cosa mi inorgoglì. Metto la famiglia al centro della mia vita, poco sopra il lavoro a cui comunque dedico molto spazio. La famiglia mi ricarica e rigenera, mi dà la forza per tornare al lavoro con rinnovate energie. Tento di interpretare il mio ruolo in chiave moderna e attuale ma sono tradizionalista, legato ancora ai valori di cui anche questo territorio è ricco».
Belluno, da cui proviene, e Cuneo: ha parlato di molte similitudini. Saranno di buon auspicio così come il ritorno in quel Piemonte che le ha dato i natali professionalmente parlando?
«Me lo auguro! Il Bellunese e il Cuneese sono due territori ricchi, laboriosi, con un forte tessuto imprenditoriale, produttivo ed economico. In Veneto, nel distretto dell’occhialeria per antonomasia, mi confrontavo con grandi e piccole imprese del settore simili a quelle che ho trovato qui, nella terra della cultura enogastronomica, vitivinicola, dolciaria. Sono due bellissime province, innovative eppure legate ancora a valori e tradizioni. Credo ci saranno ampi spazi per lavorare bene e insieme. Per me da questo momento Cuneo è casa»!