La Regione Piemonte riorganizza la trincea contro la peste suina africana

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La Regione Piemonte riorganizza la trincea contro la peste suina africana: i distretti suinicoli del territorio entrano a far parte in modo organico del Piano regionale di interventi urgenti (Priu) e intorno ad essi diventa operativa la fascia con raggio di 15 km all’interno della quale verranno abbattuti tutti i cinghiali presenti, con l’eradicamento totale della specie, per eliminare qualunque possibile rischio di contagio. Sono 3 i distretti che saranno difesi grazie alla fascia indenne: uno nell’area novarese attorno a Trecate, uno nel Chierese e quello principale in 18 Comuni della pianura cuneese dove si registra la maggiore rilevanza numerica di capi (Montanera, Savigliano, Piasco, Sant’Albano Stura, Costigliole Saluzzo, Margarita, Monasterolo di Savigliano, Ruffia, Vottignasco, Scarnafigi, Marene, Genola, Morozzo, Castelletto Stura, Villafalletto, Centallo, Fossano, Saluzzo e Tarantasca) ai quali per contiguità viene aggregato quello di Airasca. La delibera è stata approvata dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni in coordinamento con l’assessore alla Sanità Federico Riboldi. «In Piemonte – puntualizza Bongiovanni – il suinicolo è una delle più grandi ricchezze del nostro settore primario e va difeso con misure eccezionali. Questo provvedimento ci consente di schierare in campo tutte le forze disponibili per eradicare completamente la presenza dei cinghiali attorno ai nostri distretti e attuare un vero e proprio cordone sanitario sterile a difesa dei nostri allevamenti». L’assessore anticipa anche che «per abbattere i cinghiali si chiederà l’intervento dei militari, che una volta completato l’opportuno addestramento potranno affiancare i cacciatori autorizzati e partiranno nella loro azione dalle aree di demanio militare comprese nei parchi delle province di Biella e Torino per poi essere impiegati anche nelle fasce attorno ai distretti suinicoli. In parallelo voglio spingere i nostri allevatori che ancora non l’avessero fatto ad adotta- re misure per la biosicurezza rafforzata: un intervento che ora può godere dello stanziamento di 20 milioni di euro in due anni messi a disposizione dalla Legge Lollobrigida».