Home Attualità Frutta estiva. Segnali positivi dal comparto della provincia di Cuneo

Frutta estiva. Segnali positivi dal comparto della provincia di Cuneo

Operazioni in corso in tutta la Granda. In difficoltà il settore del biologico

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“Dopo un inizio un po’ in sordina con qualche problema causato dalle abbondanti piogge primaverili, adesso la produzione della frutta nel Cuneese ha raggiunto livelli stabili e la qualità è decisamente elevata”. È fiducioso Michele Ponso, presidente della sezione Ortofrutta di Confagricoltura Cuneo e della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura, in merito ai primi riscontri delle raccolte estive e, in generale, all’interesse dimostrato dal mercato frutticolo nazionale ed extra nazionale. “Il Centro Sud dell’Italia è arrivato in anticipo sul mercato, grazie all’ondata di caldo primaverile, e ora sta lasciando il posto alla produzione del Nord Italia, inizialmente penalizzata dalle precipitazioni dei primi mesi dell’anno – continua Ponso -. Le basse temperature che hanno caratterizzato il Centro Nord dell’Europa, invece, hanno portato ad un’iniziale contrazione della domanda da parte del mercato europeo che però attualmente sta rispondendo bene. I consumi sono parzialmente limitati anche dall’inflazione: ne è un esempio la Germania, particolarmente colpita, che è una delle principali importatrici di frutta italiana e, attualmente, ha ridotto la richiesta”.

Nel dettaglio, i piccoli frutti, ormai sul finire della raccolta, hanno ottenuto dei buoni risultati, in particolare i mirtilli tardivi, così come le albicocche che hanno mantenuto prezzi costanti e una remunerazione soddisfacente. Per pesche e nettarine la qualità è stata inizialmente segnata dalle piogge, ma ora è decisamente elevata. Meno positivo il bilancio per le ciliegie: “Nonostante la buona qualità e un mercato interessato, sfortunatamente il prodotto in alcuni casi non ha raggiunto i requisiti di qualità per il fresco ed è stato quindi veicolato verso i prodotti lavorati” spiega ancora Ponso. Diversa la risposta delle mele estive che hanno beneficiato della primavera piovosa e presentano un’ottima qualità, con una produzione a pieno regime. Il mancato caldo dei mesi scorsi ha favorito il consumo di mele nella prima parte dell’anno, riducendo così la quantità di prodotto stoccato a causa della crisi di Suez: “Speriamo che questa situazione si risolva al più presto, anche se in molti si sono già organizzati con rotte alternative per raggiungere importanti consumatori come il Medio Oriente e l’India”, aggiunge Michele Ponso.

“Le raccolte sono in pieno svolgimento in tutti i frutteti della Granda e se le prime produzioni estive hanno risentito delle condizioni climatiche poco favorevoli dei mesi di primaverili ora, fortunatamente, quasi tutte le varietà di frutta estiva hanno recuperato terreno e sia la qualità che le quantità sono su buoni livelli – aggiunge Marco Bruna, responsabile di zona Saluzzo e Savigliano di Confagricoltura -. Di certo non è una stagione semplice per i frutticoltori che si trovano a dover sostenere spese in aumento, legate ai costi di difesa dei raccolti dalle fisiopatie e a una gestione del rischio sempre più a carico delle aziende. Preoccupa non poco, poi, l’ordinanza anti-caldo della Regione Piemonte. L’auspicio, però, è che il clima favorevole di queste ultime settimane dia la spinta ai consumi di frutta e si traduca, quindi, in risultati buoni anche dal punto di vista commerciale”.

A preoccupare è il momento negativo della frutta biologica che soffre cali di mercato e la stagnazione dei consumi in Italia, come in Europa. “La congiuntura non è purtroppo favorevole ai produttori bio per diversi motivi – sottolinea Graziano Giacosa, consigliere di Confagricoltura Cuneo –: dopo un 2023 con minore produzione speravamo in un 2024 migliore, ma le condizioni di mercato non stanno aiutando il comparto, con le aziende di trasformazione che faticano a ritirare il prodotto, per mancanza di nuove richieste. Il calo dei consumi di prodotti frutticoli bio non solo nel nostro Paese, ma soprattutto in Francia e in Germania, ha decisamente raffreddato il mercato. A tutto questo si sommano poi le difficoltà a contrastare in campo le nuove fisiopatie emergenti e gli effetti dei cambiamenti climatici, che rendono sempre più complicata la coltivazione di prodotti da destinare al consumo fresco, dove invece la richiesta da parte dei consumatori è buona”.