Terre da Unesco che ora chiedono un cambio di marcia

Sono passati dieci anni dal prestigioso riconoscimento internazionale concesso a Langhe, Roero e Monferrato. I dati sono tutti positivi, il turismo è cresciuto in misura esponenziale. Ma ora che la strada è stata indicata, non ci si può fermare

0
1

Un bilancio decisamente positivo per un’idea che si è rivelata vincente. È appurato che la nomina delle colline di Langhe Roero e Monferrato come patrimonio Unesco ha determinato una marcata crescita del turismo in queste zone negli ultimi dieci anni.
I dati parlano di un esponenziale aumento di presenze internazionali ma non solo, anche dall’Italia. In termini di percentuali: in questo periodo infatti gli arrivi sono cresciuti di un buon +237% per un dato complessivo di presenze pari al +325. La Langa del Barolo e del Tartufo è stata la zona capace di attrarre il numero maggiore di visitatori, italiani e stranieri.
Il traguardo dei dieci anni, appena raggiunto, ha rappresentato l’occasione per celebrare questo successo condiviso sul piano dell’immagine e dei risultati economici. Se da un lato i piemontesi sapevano già quanto fosse straordinario il territorio in questione, dall’altro non cè dubbio che il riconoscimento concesso dall’Unesco a Doha, in Qatar, ormai 10 anni, fa ha permesso di sponsorizzare verso l’estero ogni bellezza da associare alle colline di questa ampia Stortiglione piemontese in modo adeguato, in sintonia con la tradizione e l’impatto so­cioeconomico.
E così oggi i risultati sono evidenti. Una recente ricerca realizzata dall’Universi­tà Bocconi ha indicato che le ricadute più efficaci hanno riguardato in primis la zona delle Langhe. Meno accentuata la dinamica nel Monferrato anche se in crescita.
Dallo studio sono emerse anche delle criticità come ad esempio l’aumento dei prezzi al metro quadrato delle case. Tuttavia si è trattato di aumenti a una cifra con il + 2,7% nella Langa del Barolo, + 3,6 in quella del Barbaresco e a Grinzane Cavour tra il 2014 e il 2020. In leggero calo, invece, i prezzi nel Monferrato e nella zona di Canelli, in linea con l’andamento che ha caratterizzato comunque il resto della regione.
A livello reputazionale la zona è cresciuta, come det­to, esponenzialmente. Ed è questa l’eredità più consistente ricevuta dal patrimonio Unesco.
Il riconoscimento ha fatto salire le quotazioni del territorio, esaltandone la qualità diffusa delle eccellenze enogastronomiche oltre che dei suoi meravigliosi paesaggi. È stato un marchio di valore che ha certificato l’ottimo lavoro svolto un po’ da tutti – a livello istituzionale ma anche dalla base – per il bene di Langhe, Roero e Monferrato.
Associare l’immagine delle colline a un riconoscimento di esclusivo prestigio a livello internazionale ha rappresentato una mossa strategica di grande efficacia. E anche una garanzia per il futuro perché impone, da qui in avanti, scelte in linea, sempre di alto livello.
Ha commentato infatti il presidente della Regione, Alberto Cirio: «Il traguardo del decennale Unesco rappresenta per questo territorio e per il Piemonte intero un risultato straordinario che si aggiunge agli altri che abbiamo raggiunto in questi anni in termini di presenze turistiche e di attrazione. Quello dell’Unesco è sì il riconoscimento di un patrimonio, ma è anche una direzione di lavoro che incoraggia un’intera comunità – cittadini, sindaci e turisti – a proseguire l’impegno verso la sostenibilità, la tutela e il rispetto dell’ambiente e delle nostre bellezze che abbiamo ricevuto in dono e dobbiamo preservare, e proteggere, per le future generazioni».
Insomma, dieci anni sono tanti ma non abbastanza. La linea è stata tracciata e non è finita. Forse ora viene la parte più difficile, quella che chiede di affrontare le criticità e di risolvere al più presto. Per mantenere lucido il marchio Unesco.