Confagricoltura Cuneo esprime grande preoccupazione per la crescente scarsità del raccolto di nocciole nella provincia di Cuneo. Negli ultimi tre anni, le rese non sono state all’altezza delle aspettative, compromettendo la sostenibilità economica del settore con il rischio di mettere sempre più in difficoltà un intero areale. Le cause principali di questo calo significativo sono riconducibili, in primo luogo, ai cambiamenti climatici che hanno caratterizzato le ultime stagioni. L’alternanza di eventi meteorologici estremi, il mancato raggiungimento del fabbisogno in freddo di quest’inverno che ha compromesso l’impollinazione, hanno gravemente danneggiato la produzione. È fondamentale puntare sulla ricerca e sull’innovazione per sviluppare nuove tecniche colturali in grado di affrontare le sfide attuali.
“Sono oltre 28mila gli ettari coltivati a nocciolo in Piemonte, quasi 17mila in provincia di Cuneo e oltre 90mila in tutta Italia. L’attenzione nei confronti del comparto resta molto alta – dichiara Alessandro Bottallo, segretario di Confagricoltura zona di Alba –, ma numerose sono le difficoltà che negli ultimi anni hanno colpito la coltivazione, con il rischio di perdere migliaia di ettari di coltivazione: tra questi i cambiamenti climatici e l’insorgenza di nuove fitopatologie. Diventa quindi fondamentale puntare sulla ricerca scientifica, favorendo nuove pratiche agricole più resilienti e sostenibili, che possano garantire un concreto programma di gestione e di sviluppo del comparto per assicurare una giusta remunerazione ai produttori, argomenti che abbiamo in parte affrontato durante il nostro ultimo convegno a Cherasco”.
Confagricoltura Cuneo è fiduciosa che le istituzioni, le università e gli enti di ricerca collaborino con i produttori agricoli per sviluppare soluzioni concrete. L’adozione di nuove tecnologie e l’implementazione di strategie innovative sono ormai imprescindibili per contrastare gli effetti negativi del clima e per preservare uno dei settori più importanti dell’economia provinciale.
Anche perché al problema clima si aggiunge quello delle malattie, come la citospora, che affligge i noccioleti più datati, ma che sta colpendo anche quelli che hanno meno di vent’anni. “Questo fungo, oltre a far seccare porzioni di rami o intere pertiche in cui si insedia crea anche delle rotture insanabili – spiega Antonio Marino, tecnico corilicolo di Confagricoltura Cuneo -. Se ciò accade, l’unica soluzione è il taglio della pianta e la rimonda del legno secco con relativo allontanamento dai corileti. Dalla prima decade di luglio 2023, purtroppo, abbiamo avuto grossi problemi per l’insediamento di questo fungo, che sta continuando la sua azione anche quest’anno. L’eliminazione puntuale della vegetazione colpita dà inevitabilmente origine ad una mancata produzione, con tempi di ripresa della pianta piuttosto lunghi. Un problema grave che ha spinto numerosi produttori alla scelta drastica di riconvertire a vigneto parti dell’azienda, anche perché le spese di soffiatura dei frutti e raccolta, ad oggi, in tante aziende superano i possibili guadagni”.
Problemi evidenziati anche dal Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela della Nocciola Piemonte Igp: “Stiamo vivendo una situazione simile a quella accaduta alla fine degli anni Cinquanta, ma poi il comparto si riprese alla grande – ricorda il presidente del Consorzio, Lorenzo Traversa -. Ciò detto la situazione è problematica da almeno due anni. La produzione in Alta Langa è praticamente azzerata o ridotta ai minimi termini e in certi casi è anti economico raccogliere il prodotto. In altri areali la produzione è scarsissima. Dal punto di vista agronomico a incidere è stata una mancanza di freddo nel periodo invernale: la Tonda Gentile, infatti, è la varietà che necessita di più ore di freddo per indurre la fioritura. Prova ne è che altre varietà messe a dimora come impollinatori hanno avuto meno problemi. In secondo luogo, la cascola fisiologica è stata accentuata da fattori di stress nei mesi di maggio-giugno a causa delle abbondanti precipitazioni. Come uscirne? Noccioleti più giovani e in piena vigoria, con terreni ricchi di sostanza organica, hanno dimostrato maggiore resistenza al fenomeno della cascola. Bisogna dunque favorire reimpianti di noccioleti obsoleti seguendo particolarmente la situazione nutrizionale, attuando programmi di fertilizzazione mirata in base alle situazioni dei singoli terreni. Non va ignorato che l’enorme quantità di acqua caduta in primavera ha provocato fenomeni di dilavamento di elementi nutritivi e traslocazione a parti più basse del terreno non accessibile ad una radice superficiale come quella del nocciolo”.
“Sarà possibile salvaguardare la qualità e la quantità della produzione di nocciole nella provincia di Cuneo solo con un impegno condiviso e un approccio proattivo – conclude Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo -. Il futuro della nostra agricoltura dipende dalla capacità di adattarci e innovare: ci troviamo davanti a sfide complesse rappresentate dai cambiamenti climatici e dal rispetto delle politiche europee del Green Deal, che richiedono sforzi importanti alle aziende, superabili solo se affrontate insieme alla politica e alle istituzioni”.