Un luogo dell’anima e della memoria: in un giusto, perfetto equilibrio tra sacralità, natura e ricordo di chi -per dirla con gli alpini- è “andato avanti” in nome di logiche e scelte altrui, senza mai fare ritorno a casa propria.
E’ l’area dei piloni di Montà, sormontata da quella Croce Luminosa che da 69 anni è un luogo di memoria per diversi paesi del Roero, della Langa, dell’Albese e del Braidese. E sono 29, al momento, i cippi che circondano questa potente installazione: ognuno con incisi sopra i nomi dei propri Caduti.
Ed è qui che, come ogni ultima domenica di agosto, in molti si sono dati raduno per onorare questi nomi, le loro ragioni, le loro famiglie: in una giornata che si tenuta il 25 agosto con la regia condivisa tra il Gruppo Alpini di Montà guidato da Lorenzo Marchisio, il coordinamento degli alpini roerini retto dal presidente Vittorino Rosso con l’appoggio dell’Ana di Cuneo, l’unità pastorale con a capo il parroco don Paolo Marenco e il Comune, con il sindaco Gianluca Costa e la “regia” da parte del Comandante Pierlorenzo Caranzano.
A partire dal ritrovo sul piazzale che introduce il sito sacro, tutto si è mosso come una devota, solenne processione tra la cappelle del Sacro Monte: ogni volta con una preghiera, e un pensiero ad ogni sosta, in una giornata che -secondo la turnazione tra i Comuni che “vivono” questo giorno- è stata stavolta condotta da Bra con la sua amministrazione civica e il proprio gruppo di “penne nere”.
Poi, il saluto delle autorità alla Grotta dell’Agonia e la salita alla Croce: per il rituale più formale e sentito dell’alzabandiera e della deposizione della corona d’alloro. Un modo, questo, anche per apprezzare al meglio l’ottimo lavoro di restyling dell’area attorno alla croce stessa.
Animatori ufficiali della giornata: gli alpini del gruppo di Diano d’Alba con il loro sindaco Ezio Cardinale, secondo la rotazione che -di anno in anno- dona l’onore dell’orazione ufficiale ad uno dei Comuni qui rappresentati.
Un giorno importante, dunque: in cui, forse, la classica ciliegina sulla torta poteva prendere la forma di una maggiore presenza dei giovani. Tant’è: la memoria è un testimone da passare tra le generazioni, e troverà di certo il modo per proseguire, anche con eventi come quello di Montà.