Davide Nicco, da qualche settimana è presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, la seconda carica per importanza dopo il presidente Alberto Cirio.
È stato un grande risultato, se lo aspettava?
«No, con tutta sincerità non me l’aspettavo. Anche se speravo che l’impegno profuso potesse essere riconosciuto. E così poi è stato: i comuni della Provincia, per i quali mi sono dato un gran da fare ascoltando le loro istanze, mi hanno sostenuto. Una grande soddisfazione ed un risultato importante che ritenevo “premiato” con un ruolo di responsabilità, ma non credevo con la Presidenza del Consiglio. E con il voto unanime dell’aula».
Come è cominciata la sua carriera politica e quando ha scoperto di avere questa passione?
«Ricoprendo il ruolo di semplice consigliere di minoranza, volendo impegnarmi per fare qualcosa per il paese in cui vivevo. Devo dire, però, che in famiglia ci sono state “influenze” più o meno dirette. Mio nonno paterno è stato vicesindaco di Villastellone, liberale, certamente un riferimento. Ma l’impegno politico, in famiglia, ha visto anche prese di posizioni forti e conseguenze non facili da affrontare».
A che cosa fa riferimento?
«Il mio bisnonno materno, socialista convinto, salvò due sorelle ebree che lavoravano come impiegate nello stabilimento dove era anche lui, a Villastellone. Donne che, fino alla fine del conflitto, all’oscuro di tutti, furono protette e nascoste in un appartamento nel Cuneese dal nonno. Mia mamma e mia zia lo seppero solo dopo la sua morte, rovistando tra alcuni documenti: due alberi nel giardino dei giusti sono stati piantati in memoria del mio bisnonno e di mio nonno».
Ha dei personaggi politici ai quali sente di fare riferimento?
«Ho imparato molto dal sindaco, mio predecessore, Giovanni Pollone: la miglior persona che ho incontrato nel cammino politico. Un galantuomo che mi ha insegnato cosa significhi rappresentare un’istituzione, anteponendo gli interessi della collettività ai propri. E poi mi ha da sempre affascinato la grande figura di Camillo Benso di Cavour, la sua capacità di essere concreto, il suo essere decisivo nel processo di unificazione dell’Italia. Forse anche perché era quasi mio compaesano».
Per anni è stato sindaco e amministratore di Villastellone, in provincia di Torino dove vive e lavora come commercialista. Qual è il ricordo più bello e quello più difficile?
«Da un punto di vista amministrativo, il più bello è stato quando siamo riusciti a completare la ristrutturazione della piazza del paese, che ha cambiato il volto del centro storico. Da un punto di vista personale è stato quando ho terminato i due mandati da sindaco e mi sono candidato in regione: un partito al 4% a Villastellone ha, poi, preso il 36%, di cui il 34% erano voti di preferenza dati alla mia persona, consenso solo mio. Il momento più complicato, invece, l’ho vissuto quando abbiamo ricevuto una richiesta di risarcimento di oltre un milione di euro per una causa persa relativamente a fatti risalenti ad anni prima del mio insediamento. Indennizzo che ha rischiato di compromettere il nostro bilancio. Dopo la grande paura, fortunatamente, la Corte dei Conti ha accolto il nostro piano di rientro».
Che differenze ci sono tra fare politica in un piccolo Comune ad amministrare una regione?
«Nel Comune i rapporti sono piú personali, un sindaco sta in trincea ogni giorno. È il primo riferimento per ogni concittadino. Il consigliere regionale, ovviamente, costruisce rapporti con le amministrazioni, con i territori. Si occupa di programmazione su tematiche più vaste, ma a mio avviso non deve abbandonare quella capacità di ascolto e di relazionarsi. Credo di essere agevolato in questo, perché parlo la stessa lingua dei sindaci».
Che rapporti ha con il presidente Cirio? Può raccontare qualche aneddoto?
«Veniamo entrambi da due paesini di provincia, siamo due sabaudi doc e quindi non possiamo che andare d’accordo. Caratterizza e accomuna il nostro modo di intendere il ruolo istituzionale la propensione a voler trovare soluzioni, a fare con moderazione e senza alzare i toni. Non prendendosi troppo sul serio, ma con la voglia e la determinazione di chi vuole dare risposte sapendo che per farlo ci vogliono, come spesso dice Cirio, “per metà le idee e per metà i soldi”. Ancora oggi mi rimane in mente a Cercenasco, in occasione dell’evento “Cerce in bianco”, la straordinaria volontà del Governatore di salutare tutti i presenti, uno ad uno, per quasi due chilometri di tavolate».
Quali sono, secondo lei, gli interventi più urgenti da portare avanti nelle Langhe e nel Cuneese in generale?
«Appena insediati nel nostro primo mandato, nel 2019, l’autostrada Asti-Cuneo era ferma. Durante la scorsa Legislatura siamo riusciti a sbloccarla ed ora sono in corso i lavori dell’ultimo lotto per completare l’opera entro fine anno. Abbiamo, poi, ottenuto dalla società concessionaria la revisione del piano finanziario per poter garantire il transito gratuito della tangenziale e dell’accesso all’ospedale di Verduno. Per quanto riguarda i lavori del tunnel del Tenda, su cui la Regione non ha alcuna competenza diretta, abbiamo avviato in questi anni, insieme alla Provincia e ai Comuni, un comitato di monitoraggio per vigilare sul rispetto dei tempi. E continuiamo a chiedere ad Anas di pretendere dall’azienda che sta eseguendo i lavori il rispetto dei tempi previsti per il cantiere. Le eventuali penali dovranno essere assegnate come ristoro al territorio che subisce i danni economici conseguenza dei ritardi. È stato inoltre assegnato al Politecnico di Torino uno studio per approfondire la possibilità, quando sarà aperto il tunnel, del traffico con doppio senso di marcia».
Un nodo cruciale è quello dei trasporti, quali sono i progetti?
«La volontà è quella di migliorare tutto il settore del trasporto. Anche quello ferroviario. Abbiamo riattivato la ferrovia Asti-Alba, chiusa da 12 anni. Nel gennaio scorso, abbiamo aperto la linea Torino-Ceres, ovvero il collegamento diretto tra il centro di Torino e l’aeroporto, con prolungamento a Alba, Bra e Fossano e i territori Unesco che diventano quindi raggiungibili direttamente in treno dall’aeroporto. Nel gennaio 2025, invece, è prevista la riapertura della Cuneo-Saluzzo-Savigliano. E sono in via di definizione i lavori che consentiranno la riapertura della Ceva-Ormea dal 2028. Infine il grande obiettivo è quello di completare la progettazione per la realizzazione della tangenziale est di Torino».