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L’opinione di Mattia Bisconti

«Il riposo a letto è sconsigliato e gli analgesici non accelerano il recupero: fisioterapia prima strategia per prevenire e recuperare il movimento»

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IL FATTO
Secondo l’Oms, entro il 2050 il mal di schiena sarà una delle maggiori cause nvalidanti al mondo e supererà addirittura l’Alzheimer: cosa fare per contrastare il problema?

I dati in possesso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che il mal di schiena è la principale causa di disabilità a livello globale. Secondo un’analisi condotta nel 2020, circa 1 persona su 13, pari a 619 milioni di persone nel mondo, ha sperimentato nel corso dell’anno un dolore lombare, con un aumento del 60% rispetto al 1990. L’Oms prevede inoltre che entro il 2050 i casi di mal di schiena aumenteranno fino a 843 milioni complessivamente: diventerà una delle cause invalidanti più importanti e diffuse tra la popolazione mondiale, salendo dall’ottavo al settimo posto, superando addirittura l’Alzheimer. Sono i risultati di uno studio effettuato su 204 paesi e pubblicato su Lancet nel maggio scorso: «Burden of disease scenarios for 204 countries and territories 2022-2050».
Domenica scorsa, 8 settembre, si è celebrata la Giornata mondiale della fisioterapia rilanciando l’importanza della prevenzione e mettendo in guardia dalle troppe fake news sull’argomento. Il mal di schiena è uno dei disturbi più trascurati, anche se costringe a stare a casa 1 italiano su 3 ogni anno, in termini di assenza dal lavoro. Come ha spiegato all’agenzia Dire il presidente del Gruppo di Terapia Manuale e Fisioterapia Muscoloscheletrica (Gtm) di Aifi, Mattia Bisconti: «È un sintomo che colpisce le persone nella zona che va dalle ultime costole alla regione glutea con, o senza, dolore riferito in uno o entrambi gli arti inferiori, che dura per almeno un giorno. Molto spesso si associa a dolore, rigidità, riduzione della quantità e della qualità dei movimenti e della velocità con cui questi vengono eseguiti. Di conseguenza può influenzare la possibilità della persona di svolgere le normali attività della vita quotidiana, quelle professionali e quelle ludico-ricreative, impattando, nei casi di dolore persistente e recidivante, in modo importante sulla qualità di vita».
Attenzione però ai luoghi comuni: «Il riposo a letto è caldamente sconsigliato se non nelle prime 24-48 ore al massimo, dall’insorgenza del dolore lombare. Bisogna invece iniziare nuovamente a muoversi il prima possibile, a meno che il dolore non perduri e i sintomi peggiorino. In questo caso il medico di medicina generale o uno specialista valuteranno il percorso più opportuno». E ancora: «Gli analgesici non accelereranno il recupero. Quelli semplici, come l’ibuprofene, dovrebbero essere usati solo insieme ad altre misure, come l’esercizio fisico».
La soluzione allora può arrivare dalla fisioterapia che, prosegue Bisconti, «si occupa di restituire il movimento alla schiena, e può essere davvero la prima strategia per recuperare il movimento. Tra quelle più consigliate vi sono l’esercizio terapeutico e l’educazione al movimento. Il fisioterapista può essere il professionista sanitario di primo contatto che aiuta a capire perché si ha mal di schiena, come curarlo, come prevenire episodi futuri e recuperare qualità del movimento, attraverso esercizi terapeutici di flessibilità, forza e resistenza».

BaNNER
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