IL FATTO
i dati ministeriali sulle tossicodipendenze indicano un aumento di accessi al pronto soccorso per motivi legati alle droghe: un’emergenza che riguarda soprattutto i giovani
C’è un’emergenza che non può essere sottovalutata. Riguarda l’uso delle sostanze stupefacenti segnalato generalmente in aumento. Di recente il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha presentato la relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024. I dati, riferiti però al 2023, dicono che in quell’anno ci sono stati 8.596 accessi in pronto soccorso per patologie direttamente correlate alla droga e si tratta del 5% in più rispetto all’anno precedente. Questi accessi hanno riguardato nella maggior parte uomini (67%) e persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni (41%) e tra i 45 e i 64 anni (24%) e quasi il 10% minorenni. La metà degli accessi riguarda casi di psicosi indotta da droghe, il 44% abuso di droghe senza dipendenza e il 6% dipendenza da droghe. Il 12% di questi accessi ha portato al ricovero in ospedale, di cui un terzo nei reparti di psichiatria.
Antonio Bolognese, professore onorario di Chirurgia alla Sapienza e responsabile scientifico della Commissione dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Roma e Provincia per la valutazione, prevenzione e divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis e di altri disturbi dell’area delle dipendenze sottolinea che, l’unico modo efficace per contrastare questo fenomeno è diffondere consapevolezza: «Informazione e prevenzione sono le uniche armi contro le droghe tra i giovani». E aggiunge: «Un esempio virtuoso è la campagna di prevenzione nelle scuole e nei centri sportivi che l’Ordine dei medici di Roma ha lanciato come progetto pilota. Stiamo portando avanti da due anni la campagna, con la finalità di informare in modo semplice ma molto puntuale i ragazzi e i giovani, a partire dall’età di 9 anni fino ai 14/15 anni, quindi già dalla quinta elementare fino a tutte le scuole medie. È un’informazione che noi offriamo già da piccoli per evitare che i ragazzi possano non conoscere i danni derivanti dall’abuso di sostanze, alcol, azzardo, a causa della disinformazione che corre sui social o anche parlando con dei compagni che a loro volta sono stati disinformati».
Rispetto a un tempo, quando già si registravano dati preoccupanti tra i giovani, secondo Bolognese «è cambiata la percentuale di principi psicoattivi che ci sono in queste sostanze create apposta per determinare una immediata dipendenza. Facciamo un esempio semplice, parliamo della cannabis: il contenuto del principio attivo Thc nella cannabis è aumentato dal 3% degli anni Settanta a circa il 30% attuale. È come se un ragazzo, abituato a bere una birra, con 2 o 3% di unità alcoliche all’interno, si ritrovasse a bere una birra con un 60/70% di unità alcolica, che è la percentuale di un superalcolico. Volutamente si è aumentata la percentuale di sostanze psicoattive perché la dipendenza comporta la necessità di acquistare sempre più frequentemente quella sostanza, è il “mercato” che determina questo aumento».