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«Modello Cuneo, il segreto? Sono i suoi imprenditori»

Transizione 5.0 e impianti fotovoltaici tra le sfide del futuro per le Pmi

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Il futuro delle aziende passa attraverso alcuni concetti chiari e precisi come innovazione, spirito di collaborazione e sostenibilità. Tutti temi (e valori) di cui si fa da sempre portavoce Confapi Cu­neo, associazione di categoria nata nel 1988 per rappresentare e valorizzare le piccole e medie industrie (pmi) private della provincia Granda. Proprio di questi aspetti, con particolare riferimento alla “Transizione 5.0”, quindi alla trasformazione “green”, e alla neonata unione di categoria di Ambiente ed Energia, abbiamo parlato con Massimo Marengo, amministratore delegato del Gruppo Marengo – realtà specializzata in energia e fonti rinnovabili – e presidente, dallo scorso mese di dicembre, di Confapi Cuneo.

Presidente, è trascorso quasi un anno dalla sua nomina alla guida di Confapi Cuneo. Qual è il bilancio parziale di questa esperienza?

«Il bilancio è sicuramente ottimo. Siamo molto contenti perché innanzitutto abbiamo portato avanti, in continuità, il lavoro che avevano imbastito i miei predecessori, Massimo Alber­tengo e Pierantonio Invernizzi. Abbiamo completato il percorso verso la definizione di una struttura omogenea, uniforme ed efficace, intervenendo sulla parte amministrativa, su quella della segreteria generale e su tutto ciò che consente di organizzare in modo ottimale tutte le attività, gli eventi e i servizi dell’associazione. Oltre a questo, inoltre, siamo riusciti a centrare anche l’altro principale obiettivo che ci eravamo prefissati: aumentare gli associati, il cui numero adesso tocca quasi quota duecento».

Quali sono le prossime sfide strategiche per rafforzare ulteriormente quello che viene definito da più parti come “modello Cuneo”?

«Innanzitutto va sottolineato che il segreto del “modello Cu­neo” sono i suoi imprenditori. Detto ciò, tra i nostri propositi c’è quello di farli incontrare sempre di più tra di loro in modo che si possa trasmettere questo modello anche verso chi è rimasto un po’ più indietro, è meno innovatore o è più tradizionalista. L’obiettivo è in pratica che, attraverso il dialogo e la condivisione delle cosiddette best-practice o meglio “buone regole” sempre più aziende e imprenditori possano attivarsi nella strada dell’innovazione che è l’unica vera via per sviluppare il modello di cui sopra».

Fare rete, il cosiddetto networking, è tra i capisaldi delle attività di Confapi Cu­neo. Non a caso, come diceva, l’associazione organizza spesso incontri ed eventi per favorire il contatto tra le diverse realtà imprenditoriali.
«Nell’ultimo appuntamento, che si è tenuto al castello di Grinzane Cavour lo scorso 12 settembre, erano presenti più di cento imprenditori ed è stato molto facile far dialogare tra di loro chi non si conosceva. In questo modo l’impresa un po’ più piccola, che magari è arrivata da poco, ha modo di confrontarsi e di acquisire informazioni e competenze utili per la propria crescita. Così va a crearsi quindi una sorta di contaminazione tra le diverse realtà: è un qualcosa su cui puntiamo davvero tanto».

Un tema chiave che riguarda in generale il futuro delle aziende è quello della sostenibilità. In questo processo si inserisce il piano governativo “Transizione 5.0”. Di cosa si tratta nello specifico?

«Il piano governativo “Tran­sizione 5.0” è nato per aiutare le aziende nella transizione energetica. In precedenza per tanti anni abbiamo parlato di “Industria 4.0”: si trattava di incentivi, in forma di credito d’imposta, per chi investiva in macchinari. Anche nella “Tran­si­zione 5.0” la struttura è simile e si tratta quindi ancora di incentivi sotto forma di credito di imposta, ma in questo caso gli interventi – per essere autorizzati e validati – devono avere una componente di efficientamento energetico e riduzione dei costi e dei consumi energetici. Oltre all’investimento iniziale di efficientamento, detto “trainante”, il piano prevede poi la possibile realizzazione di un impianto fotovoltaico, detto “trainato”, che può essere però installato e sottoposto ad agevolazione solo se è stata completata la prima parte».

Le aziende associate a Confapi Cuneo sono soddisfatte da questa misura?
«La misura di per sé è interessante, ma è molto più complicata rispetto a quella precedente e questo un po’ scoraggia le aziende, soprattutto se si tratta di investimenti medio-piccoli».

Quali sono, in concreto, le azioni intraprese dalla vostra associazione per accompagnare le aziende in questo specifico contesto?
«Tra le realtà legate a Confapi Cuneo abbiamo anche aziende che si occupano di progettazione e consulenza. Oltre ad un’assistenza iniziale e preliminare, quello che proponiamo è quindi di mettere direttamente in contatto le nostre aziende con le nostre associate che si occupano di implementare la transizione 5.0. L’obiettivo è duplice: accorciare la filiera della parte burocratica – rendendola più snella ed efficace – e abbattere al tempo stesso i costi delle consulenze».

Lei è anche presidente dell’unione di categoria delle pmi di Ambiente ed Energia, che si è costituita da pochissimi giorni (lo scorso 18 settembre, nda). Quali sono i principali obiettivi e le principali funzioni della neonata realtà?

«La costituzione del gruppo su Cuneo è propedeutica ad avere la rappresentanza nazionale. Per partecipare ai gruppi di lavoro a livello sia regionale che nazionale e quindi cercare di dialogare con le istituzioni, con la Regione Piemonte e a Roma nelle commissioni, il requisito minimo è infatti quello di avere un gruppo costituito. Lo scopo è chiaramente quello di portare avanti gli obiettivi e le esigenze delle aziende in questo specifico settore».

Da qualche mese ricopre inoltre anche l’incarico di referente regionale per il Piemonte dell’associazione Italia Solare. Quali sono i suoi compiti in questa veste e quali invece le possibili proposte per migliorare il settore solare?

«Tante volte i compiti si allineano con la presidenza di Confapi Cuneo, visto che questo ruolo mi vede impegnato sul tema dell’energia, in particolar modo sul fotovoltaico, a livello regionale. Quello su cui adesso stiamo disquisendo con la Regione Piemonte è il decreto “aree idonee”, emesso dal Ministero dell’Ambiente. Da tempo c’è un dibattito su dove installare gli impianti a terra e adesso è stato demandato ad ogni Regione di definire dove è possibile farlo e dove no. Entro fine anno la Regione Piemonte dovrà stabilire appunto le aree idonee e noi, come interlocutori di categoria, dovremo cercare di tutelare i nostri interessi e di arrivare così ad un giusto compromesso, tenendo conto che il mondo delle imprese ha la necessità di avere energia a basso costo e pulita».

Articolo a cura di Domenico Abbondandolo