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«Noi, campi quantistici che andiamo oltre la morte del corpo»

Federico Faggin: «Siamo sulla terra per conoscere noi stessi»

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«Tanta gente, an­che in piedi. E nessuno che sia usci­to pri­ma… Un buon segno!». Il pubblico, a Cuneo, era tutto per Federico Faggin, fisico quasi 83enne fa­moso per aver in­ventato il pri­mo microchip e la tecnologia touchscreen. Ma a Villa Tor­na­forte, ospite dell’editore Nino Aragno, il fondatore di Sy­naptics che diede impulso alla Silicon Valley non ha parlato di computer. Ha spiegato che la nostra coscienza vive anche do­po la morte.

Altro che microprocessore…
«Quella che sto realizzando è di gran lunga l’innovazione più importante. Sono una delle po­che campane che ne parla: la te­oria della coscienza e del libero arbitrio cambia l’idea di chi sia­mo, mentre lo scientismo che domina la spiegazione sull’universo sostiene che noi siamo macchine. Moriamo quando la macchina non funziona più. In­vece la teoria che ho sviluppato con il professor Giacomo Mau­ro D’Ariano è basata sulla fisica, non su spiritualità o religione, e parte da una reinterpretazione corretta della fisica quantistica e classica. Siamo campi quantistici coscienti che usano il corpo per un’esperienza in questa realtà, interpretata attraverso sensi e cervello: quando il corpo muore, noi esistiamo sempre in quella realtà da cui emerge la fisica classica, quella dei computer, anche. Ma i computer e l’Ia non ci supereranno, siamo esseri di luce che continuiamo a esistere e abbiamo la capacità di comprendere, con la creatività che il computer non ha. Noi usiamo una macchina superiore che è il corpo, struttura quantistica e classica a immagine e somiglianza di chi siamo noi, campi quantistici a nostra volta a immagine e somiglianza del tutto. Ciò che chiamo Uno, ciò che esiste. Le nostre cellule sono a immagine e somiglianza del tutto, perché ogni cellula del nostro corpo ha in sé il ge­noma dell’uovo fecondato che ha creato tutto l’organismo. Il computer è fatto di interruttori, velocissimi e piccolissimi, che abbiamo creato noi, però non conoscono nulla del computer di cui fanno parte. Noi abbiamo cellule che a loro volta capiscono, siamo fatti di 50 trilioni di cellule, “parti-intero” del no­stro corpo. La biologia non è co­me ce la raccontano, non è un algoritmo come dice Yuval Noah Arari».

La fisica quantistica ci porterà alla consapevolezza?
«È la consapevolezza che abbiamo che ci porta a capire la fisica quantistica per come deve essere ca­pita. I fisici non hanno mai compreso (io stesso) che cosa dicesse davvero. Ha un fenomeno straordinario co­me l’entanglement (finalmente riconosciuto e premiato con un Nobel tre anni fa), quella proprietà che connette le parti, dove il tutto è fatto di parti non separabili. Un olismo che è esattamente l’opposto del riduzionismo della fisica classica. Un computer è fatto di parti separabili, sono i transistor. Si connettono tra loro ma sono separabili, noi in­vece siamo olistici. An­che le no­stre cellule sono separabili perché il corpo è quantistico e classico, ma a livello profondo sono connesse in maniera ineluttabile dai campi quantistici che cre­ano atomi e molecole, legate ai campi. Le particelle elementari non sono oggetti se­parabili dai campi, sono “stati” dei campi. Come l’onda che fa parte del mare ed è “proprietà” del mare, non esiste da og­getto separato. Negli anni ’70 con la sistematizzazione della fisica quantistica dei campi, è stato appurato che non esistono particelle: le ab­biamo chia­mate co­sì, immaginate co­me palline, ma non esistono in questo mo­do. La fisica classica è deterministica e riduzionistica, quella quantistica è indeterministica e olistica, l’opposto».

Ci diceva che la teoria è sta­ta sviluppata con il professor D’Ariano.
«Lui ha dimostrato che la fisica quantistica deriva dall’informazione quantistica, che è ancora più importante. In questa nuo­va teoria la fisica quantistica non descrive più la realtà fisica ma l’interiorità della natura, cioè il significato dell’informazione. Tale significato si può so­lo conoscere da dentro, dai campi, esattamente come una nostra esperienza cosciente. Le sensazioni e i sentimenti li co­nosciamo solo noi, sono privati. I miei sentimenti non li posso trasferire agli altri. Ciò che pro­vo è molto più ricco di quello che posso rappresentare con i simboli o i bit del computer».

E cosa dice lo “scientismo”?
«Questa teoria l’abbiamo scritta quattro anni fa e spiega perché la fisica quantistica debba avere queste proprietà. Le ha perché esistono coscienza e libero arbitrio. I fisici non lo credono. Ma senza libero arbitrio la coscienza non avrebbe senso. Perché dovrei sapere quello che voglio se non posso farci niente? Con libero arbitrio posso conoscere me stesso nella direzione in cui decido di andare… Essendo tut­ti noi parti-intero, conoscendo il mondo, conosciamo noi stessi e viceversa. È necessario che questi campi interagiscano tra loro. Siamo parti-intero e abbiamo in noi la capacità di conoscere il tutto: ecco che la cooperazione diventa fondamentale, invece della competizione oggi ritenuta unica ragione per l’esistenza della vita».

La sopravvivenza dei più adatti?
«Questa idea è disastrosa, sancisce la priorità della competizione sulla cooperazione: io muo­io, tu vivi. Invece non si muore, la ragione della vita è conoscere se stessi. Il fine è spiegare il tut­to incluso nella natura di spazio, tempo, energia e materia. La natura deve essere interpretata nella chiave della conoscenza di sé, dell’universo che vuole conoscere se stesso attraverso le sue manifestazioni. Tra 10-20 anni, spero, lo scientismo verrà visto come aberrazione del pensiero umano, che giustifica ciò che l’umanità ha fatto da sempre: guerre, distruzioni, ignoranza. Questa teoria ci dice che dobbiamo cooperare insieme per conoscere noi stessi».

Come potrà accadere?
«Grazie alle persone che pensano con profondità e capiscono che quello che stiamo dicendo è qualcosa di più sensato. Poi, ov­vio, la teoria scientifica richiede esperimenti per dimostrare la fal­sità dello scientismo. Ma di fat­to ci sono già moltissimi fe­nomeni che nessun accademico ha considerato seriamente».

Per esempio?
«Le esperienze di premorte. La medicina ha fatto passi da gigante e quindi chi arriva all’ospedale clinicamente morto oggi può essere “resuscitato”. La morte non è un interruttore da 0 a 1 ma un processo che può durare per ore e se in quella fase il pa­ziente non è ancora morto definitivamente, ecco che può essere “re­suscitato” anche se il cuore non batte e il cervello non dà alcun segnale elettrico. Quando le persone sono in questo stato, in molti casi hanno esperienze straordinarie in cui si vedono sopra il loro corpo, osservano i medici e poi si spostano in un’altra realtà, piena di luce, amore, gioia e pace, incontrano persone care già morte per poi tornare al corpo, perché non hanno finito quello che de­vono fare nella vita terrena. E si risvegliano. Abbiamo centinaia di migliaia di queste esperienze nel mondo. E, cosa più importante, chi le ha vissute ne esce trasformato. Le persone perdono la paura della morte, capiscono che la nostra natura in realtà è spirituale e il vero obiettivo non è sopravvivere, ma co­noscere noi stessi. Capiscono che le idee che avevano sulla vita erano sbagliate. Questo è straordinario, cambia l’idea di chi siamo. È un’evidenza forte. Bisognerà però fare esperimenti che “triangolano” e mostrano che noi non siamo materia, ma esseri che esistono indipendentemente dalla materia».

Anche lei ha sperimentato qualcosa di simile.
«La mia non è stata un’esperienza di premorte ma aveva molti di quegli aspetti: questa luce scintillante che sa di amore, di gioia, di pace, il senso che io sia il tutto che osserva se stesso. Sono sensazioni coerenti con l’esperienza di premorte e danno un’idea ben diversa di chi siamo».

CHI È

Fisico, inventore e imprenditore. Dal 1968 risiede negli Stati Uniti ed ha assunto anche
la cittadinanza statunitense. È stato capo progetto dell’Intel 4004 e responsabile dello
sviluppo dei microprocessori. Con Synaptics ha contribuito a diffondere il touchpad

COSA HA FATTO

Venerdì scorso a Cuneo, ospite di Nino Aragno a Villa Tornaforte, ha incontrato in un dibattito Fabio Merlini della Eranos Foundation di Ascona

COSA FA

Ha aggiunto da qualche anno l’attività di scrittore a quella di fisico. Il suo ultimo libro è “Oltre l’invisibile – Dove scienza e spiritualità si uniscono”, pubblicato da Mondadori