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L’opinione di Paolo Nucci

«L’attività degli occhi troppo ravvicinata al testo affatica la vista. Dopo lo studio è fondamentale per i ragazzi fare sport o giocare all’aria aperta»

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IL FATTO
secondo una ricerca cinese, nel 2050 più di un bambino su tre sarà miope. Perché questa “escalation”? e cosa possono fare i genitori per preservare le diottrie dei figli?

C’è uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Ophthalmology e realizzato da un team di ricerca cinese, secondo cui nel 2050 più di un bambino su tre sarà miope, con oltre 750 milioni di casi nel mondo per la fascia d’età che va dall’infanzia all’adolescenza.
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 276 studi su 5.410.945 bambini e adolescenti e 1.969.090 provenienti da ogni parte del pianeta. La crescita della miopia è più che triplicata tra il 1990 e il 2023, soprattutto tra gli abitanti dell’Asia Orientale (35%), i cittadini che vivono in aree urbane (29%), la popolazione femminile (34%), gli adolescenti (47%) e coloro che raggiungono un alto livello di istruzione (46%).
«Il nuovo articolo ha dimostrato come il fenomeno della miopia interessi maggiormente le regioni dove si legge di più e con un più alto tasso di scolarizzazione», ha spiegato Paolo Nucci, professore ordinario di oftalmologia dell’Università Statale di Milano e presidente della Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica e Strabismo.
«La storia in realtà parte già dal 2016 – ha aggiunto -, quando un articolo sul Journal of Ophthalmology lanciò la funesta previsione secondo la quale, nel 2050, il 50% della popolazione mondiale sarebbe stata miope. Si trattava di una mera previsione, che però mise in allerta la comunità scientifica. Io stesso qualche tempo dopo ho coniato un termine che ebbe un certo successo: “Miopedemia”. Oggi invece, lo studio cinese non ha più dato previsioni, ma ha portato dati reali, dimostrando la costante crescita della miopia nel mondo».
E allora quali sono le cause di questa situazione? «Stando alle ultime ricerche – dice Nucci -, dipende soprattutto dall’attività degli occhi troppo ravvicinata. Riporto un esempio relativo a un altro studio compiuto qualche anno fa in Israele. In quell’occasione i ricercatori vollero confrontare il grado di miopia tra gli studenti delle scuole secolari – quelle non religiose – e gli allievi delle scuole ortodosse, dove la lettura rituale della Torah prevede una distanza molto ravvicinata tra gli occhi e il testo, il quale è per di più scritto con caratteri molto piccoli. Ovviamente, gli allievi delle scuole ortodosse erano tutti miopi e con occhiali».
Qual è la possibile soluzione? «Non è smettere di leggere o studiare, ma fornire una tregua agli occhi dopo l’attività intellettuale. Tradotto: quando si finiscono i compiti, i bambini devono fare tanta attività all’aria aperta, che sia sport o gioco libero. Gli occhi si riposano guardando in lontananza». E a proposito di smartphone, Nucci sottolinea come non siano dannosi in sé, ma perché l’uso eccessivo affatica l’occhio. E comunque non a caso la Società Italiana di Oculistica Pediatrica ha lanciato un avvertimento: prima dei sei anni, nessun bambino dovrebbe usare, men che mai possedere, alcun tipo di device dotato di schermo.