«Bra Città del Dono è un riconoscimento che indica la strada»

Gianfranco Vergnano, presidente del gruppo intercomunale Aido, spiega il senso del percorso che ha portato alla delibera della giunta comunale

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Gianfranco Vergna­no, presidente Ai­do del Gruppo In­tercomunale di Bra, Langhe e Roero, ha raccontato a Rivista IDEA il percorso della sottoscrizione del documento Bra “Città del Dono” e dei nuovi sviluppi legati alla donazione e al volontariato della città della Zizzola.
Ci spieghi nel dettaglio perché Bra è diventata “Città del Dono”.
«Ringraziare è il fattore primario. Parto col dire grazie a voi per questa opportunità. Nel contesto legato al dono, tutto questo dà enorme valenza a quanto concretizzato il 6 ottobre scorso. Il lavoro concentrato nei mesi precedenti ci ha portato a questo risultato, con la grande cassa di risonanza della manifestazione “Da cortile a cortile”. Bra Città del Dono sta a significare l’impegno ad affiancare, nel tempo, le realtà del dono. Oltre alla donazione di organi, tessuti e cellule con il grande impegno dell’Aido, ci sono anche il dono del sangue e il dono del midollo osseo. Queste realtà hanno un cappello e parlo di Avis, Fidas e Admo. L’Amministrazione bra­i­­dese, nonostante un grande supporto costante in altre grandi iniziative, ha voluto certificare questa vicinanza e sinergia trasversale per esprimere con un gesto concreto e ufficiale, ossia una delibera di Giunta, quella che è una mission pluri-associativa a favore di Bra e dei suoi cittadini. Spero che questo possa essere emulato da tante altre città vicine, come già viene sottolineato a livello na­zionale da chi vi ha aderito. Un momento molto bello, piacevole, profondo di significato, vissuto sul palco di piazza Caduti per la Libertà. Bra Città del Dono come capofila di tante belle iniziative, capofila di opportunità, capofila di un “sì” che resta fondamentale».
Tra voi associazioni, è forte e radicata una sanissima collaborazione.
«Io insisto sempre nel dire che le situazioni non nascono mai dall’oggi al domani. Racco­glia­mo i frutti di tanti anni di presenza nelle piazze, nelle strade, sul cosiddetto campo. Dell’im­pegno vero di tanti volontari. La realtà è frutto delle persone. Ci devono essere delle locomotive che fanno da traino ai vagoni, ma è pur vero che i vagoni sono parte integrante e non di secondaria importanza. La presenza sul territorio, sul territorio di Bra, sul territorio della Granda e su quello del Piemonte. Frutto di una squadra, vero esempio. Per un trapianto di fegato servono decine e decine di sacche di sangue. Bra è attenta e ricettiva al vo­lontariato, al donarsi. Il sì alla donazione è un gesto di amore, di altruismo, di grande generosità».
I Gruppi Intercomunali di Bra, Langhe e Roero di Aido hanno sottoscritto un Patto di Ami­cizia con il Gruppo di Valenza.
«Ebbene sì, il termine rete porta sempre a moltiplicare i risultati. Lavorare in squadra fa­­cendo rete con precisi obiettivi e utilizzando una progettualità comune, riteniamo possa essere una strada ulteriore da percorrere per raggiungere nuovi ed importanti focus legati ad ampliare la cultura, l’informazione e la sensibilizzazione al dono. Prendendo spunto dalle idee ben espresse dalla realtà associativa made in Valenza, riteniamo che il patto di amicizia articolato e sottoscritto in modo ufficiale su più punti, possa nel tempo diventare documento di riferimento per far sempre di più e sempre meglio. Ci tengo a sottolineare, per suggellare la firma, il concerto della band saluzzese Luci alla Ribalta Project, reso possibile grazie al supporto del Centro Servizi per il Vo­lon­ta­riato di Cuneo».
Vergnano, lei è mosso da grande passione, si percepisce.
«Ogni volontario è spinto da una motivazione profonda. A distanza di 20 anni, ho ancora il ricordo di chi mi ha dato la vita. Mia mamma, 20 anni fa, aveva purtroppo contratto il virus dell’Epatite C (oggi curabile, ndr). Le aveva intaccato il fegato e l’unica soluzione sa­rebbe stata il trapianto. A 70 anni, non è stato possibile metterla in lista d’attesa. Il mio percorso con l’Aido dura ormai da tempo, mi sono sempre dichiarato uno sportivo prestato temporaneamente al mondo del volontariato, ma ora che non sono nemmeno più sportivo (sorride, ndr) il mio impegno resta importante, prosegue. Perché sono 8.000 ancora i pazienti in lista d’attesa per un trapianto di organi. Insisto nel dire che è la squadra che conta, mai il singolo. Abbiamo davanti tante iniziative e cercheremo di viverle con grande entusiasmo. Il 9 novembre c’è il progetto Aido con i Veterani dello Sport di Bra dal titolo “Lo sport fortifica, lo studio nobilita” insieme con la sezione Aido della Granda e con i gruppi intercomunali di Saluzzo, Pia­sco e Valle Varaita, con Ba­gnolo Piemonte, Barge e Valle Po. Purtroppo, un paziente in lista di attesa è un costo sociale e importante. Vincere la battaglia e azzerare le liste di attesa ha un riflesso anche economico. E quei fondi potrebbero es­sere distribuiti per la ricerca scientifica e altre iniziative le­gate al mondo sanitario. Siamo determinati ad andare avanti con l’impegno. Sottolineo vo­lontario e non retribuito. Una battaglia è stata vinta, ma il resto è ancora da completare».