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“Arbe, il campo di concentramento italiano”

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“Se una memoria condivisa è impossibile, bisogna almeno riconoscere e accettare memorie diverse”. Con queste parole Eric Gobetti ha concluso l’incontro “Arbe, il campo di concentramento italiano” che si è tenuto il 10 ottobre 2024 al Castello di Cisterna. L’iniziativa è stata organizzato dal Polo cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese – I.C. S. Damiano, Museo con Comune di Cisterna, Israt, Ass. “F. Casetta”, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. A dialogare con Gobetti la direttrice dell’ Israt, Nicoletta Fasano. Il punto di partenza è stato un inquadramento storico. Ad Arbe gli italiani costruiscono un campo di concentramento dove recludere civili razziati con l’accusa di aiutare i partigiani. All’arrivo dei primi deportati, il campo non è terminato: solo tende, né acqua nè cibo. Ecco le cause della morte per inedia e malattie di moltissimi prigionieri. Oggi i sopravvissuti, allora bambini, ricordano il delirio dei moribondi che invocavano acqua. Inutilmente. Nessuno dei loro cari poteva dar loro conforto. Deportati che ricevevano un terzo di una scarsa razione di cibo. Le provviste sono rivendute dal comando del campo. L’Italia repubblicana non ha mai riconosciuto questo crimine fascista e le autorità civili non hanno preso parte neppure alla commemorazione dell’ 80esimo anniversario. Un’assenza rumorosa che deve risuonare all’interno delle coscienze di ogni italiano che vuole fare i conti con la storia del proprio Paese.