A parziale consolazione di un’annata che non passerà certamente alla storia tra le migliori, arriva per il comparto biologico una notizia positiva: dal primo gennaio 2025, come ufficializza la circolare firmata e pubblicata da parte del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, la comunicazione dei Programmi Annuali di Produzione (PAP) per le imprese del biologico non sarà più obbligatoria.
«Come ogni semplificazione burocratica – commenta Silvio Chionetti, vice direttore vicario e responsabile provinciale dei CAA di Cia Cuneo -, non possiamo non accogliere il provvedimento a braccia aperte, anche se siamo abituati a non illuderci e quindi a vigilare perché ciò che è uscito dalla porta non rientri dalla finestra sotto qualche altra forma. L’Associazione per la promozione del biologico Anabio-Cia di Cia Agricoltori Italiani sosteneva da sempre l’urgenza di eliminare questo ulteriore cavillo burocratico per il comparto, già vessato da molteplici adempimenti e proroghe, tra normative europee e nazionali costantemente in fase di allineamento, per cui si tratta di un risultato certamente apprezzabile sotto ogni aspetto».
Anche per la stessa Anabio-Cia sarà ora necessario verificare che si possa adempiere agli oneri di comunicazione di alcune delle informazioni previste dai PAP senza ulteriori aggravi per gli agricoltori.
«Dopo di che – aggiunge Chionetti allargando l’orizzonte -, il problema di fondo del settore biologico rimane quello dei prezzi. Il Piemonte si è dato come obiettivo il raggiungimento del 25 per cento della superficie coltivabile da destinare al biologico e siamo intorno al 15 per cento. In particolare, le aziende di Cia Agricoltori italiani si stanno dimostrando tra le più virtuose, superando la media. Bene anche il contributo regionale che sostiene le imprese nel periodo di conversione al biologico, ma il mercato non risponde con altrettanta puntualità e il prezzo riconosciuto ai produttori non è sufficiente a far quadrare i conti delle aziende, soprattutto in annate come quest’ultima, quando le piogge e le fitopatie hanno creato seri danni al settore, azzerando i margini di guadagno. Finchè le produzioni biologiche non verranno pagate il giusto, il peso dei modelli green peserà tutto sulle spalle degli agricoltori».