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«Ciò che rimane è la solidarietà da tutta Italia»

Garessio fu uno dei luoghi più colpiti, l’allora sindaco Luigi Sappa ripercorre gli avvenimenti di quella tragedia: «Il livello del Tanaro si abbassò di colpo. Era crollato il ponte Odasso». Che ora sta per essere riaperto

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Sono passati 30 anni da quando un’alluvione colpì il Pie­monte interessando in particolar modo le province di Cuneo, Asti, Alessandria, e Torino. Le vittime di quei tragici eventi furono circa 70 e ben 2.226 gli sfollati. A causare la tragedia una violenta ondata di maltempo che in sole 48 ore scaricò al suolo oltre 600 mm di pioggia e creò, il 5 novembre, un’onda di piena del Tanaro a monte di Garessio. Piena che scese impetuosamente a valle con furia inaspettata lungo tutto il suo percorso, rompendo gli argini in molte zone, allagando campi e città.
Garessio fu uno dei Comuni più colpiti dalla furia della pioggia. Il silenzio irreale di quel mattino di domenica e le immagini di un territorio piegato dall’acqua resteranno indelebili in chi è stato testimone diretto. Come l’allora sindaco Luigi Sappa che non potrà scordare mai più quei giorni: «È stata un’esperienza terribile che, al tempo stesso però, ci ha rivelato una solidarietà straordinaria, da tutta Italia», dice. «Dovemmo fare i conti – continua – con un paese sfigurato dalla furia dell’acqua: il Tanaro si era portato via tutto ciò che era sul suo cammino, compresi i maggiori ponti e parte della ferrovia, lasciando isolato il paese per giorni e rovesciando nelle strade tronchi e cumuli di detriti». La storia dell’alluvione di Garessio, ricordata ogni anno con eventi e manifestazioni, non testimonia però solo l’impotenza dell’uomo di fronte alla natura, ma racconta anche una storia di grande solidarietà umana, che ha permesso agli sfollati di tornare a casa per festeggiare il Natale.
«Già da venerdì sera avevamo avuto alcune avvisaglie – ricorda Sappa -, i vigili del fuoco mi avvertirono che alcune cantine erano state allagate. Ma la si­tuazione è peggiorata sabato mattina: abbiamo visto che co­minciavano ad allagarsi i piani terra delle abitazioni e la stabilità del ponte iniziava a preoccuparci. Abbiamo mandato a casa i bambini della scuola media che era proprio sopra il ponte del Tanaro che abbiamo transennato per impedirne l’ac­cesso». La pioggia non ac­cennava a diminuire: «Ho chiamato in Prefettura e ho avvertito che la situazione a Garessio era sempre più drammatica -racconta Sappa -. Nel frattempo abbiamo evacuato via Aleramo che si affaccia proprio sul Ta­naro. La gente ha lasciato le ca­se, solo qualcuno non ha voluto ma sono saliti ai piani alti». Passano le ore, arriva la sera e con essa il buio, totale: «Siamo rimasti senza luce, la corrente elettrica era saltata e i telefoni non funzionavano più. Era­vamo ormai completamente isolati. Ad un certo punto succede una cosa stranissima: il Tanaro si è abbassato. Subito non abbiamo capito cosa stava succedendo, ce ne siamo resi conto solo il giorno dopo. Era crollato il ponte Odasso (sta per essere riaperto, ndr) e questo aveva consentito al livello del fiume di scendere. Questo aveva però creato un altro enorme problema, tutta questa massa di acqua aveva invaso uno stabilimento causando gravi danni». Il giorno dopo la situazione è allucinante: «Tutte le strade erano impraticabili, i negozi sventrati, studi medici allagati, la farmacia distrutta. Nono­stante questo quadro terribile i garessini hanno reagito subito e benissimo. Anche chi aveva avuto meno danni è arrivato a dare una mano con le pale, con i badili, con le idrovore. Una grossa mobilitazione da parte della popolazione che ha reagito immediatamente e questo ha permesso di portare via subito le macerie».
Ma la situazione restava drammatica: «Il ponte Odasso era ina­gibile, il ponte di Barjols non esisteva più, l’unica via di collegamento era sulla statale, con il ponte che abbiamo mes­so a senso alternato. Tutte le frazioni erano isolate, l’illuminazione pubblica era gravemente danneggiata, i telefoni non funzionavano. Abbiamo aperto un ponte, il ponte Paulini, che avevamo appena finito di costruire e questo ha permesso di avere un collegamento tra le due parti della città. Abbiamo collegato anche piazza Bava con via Garibaldi creando un nuovo attraversamento». Il paese era isolato dal punto di vista stradale, ma anche ferroviario: «La ferrovia aveva subito grossi danni ma è stata riattivata velocemente e per un periodo è rimasto l’unico mezzo che avevano i nostri studenti per raggiungere le scuole». Nella tragedia è partita però una grande gara di solidarietà: «Gli operai si sono messi al lavoro per riaprire le fabbriche, gli alpini, i vigili del fuoco e moltissimi volontari, sono stati davvero tanti e preziosi». Sono arrivati poi anche i finanziamenti per la ricostruzione: «È partito subito un decreto del Consiglio dei Ministri che ha previsto uno stanziamento di tantissimi miliardi, 1.100 solo nel 1994 per i primi interventi in particolare per ripristinare viabilità e far tornare le persone nelle loro case. Tre miliardi arrivarono a Garessio. Le famiglie sfollate, erano sette, sono tornate a casa entro Natale, co­me avevamo promesso, grazie a un progetto della ­Pre­­fettura». Nella memoria di quei giorni tremendi è rimasta anche, pe­rò, l’enorme solidarietà da tutta Italia: «Abbiamo avuto donazioni da banche, da Comuni, dai sindacati per un importo di 700 milioni che ci hanno permesso di far ripartire diverse attività. La solidarietà verso di noi è stata tantissima e di questo ci ricorderemo sempre».