Il mondo fuori

Adriano Celentano si è rinchiuso nel suo eremo e non risponde nemmeno agli amici: una scelta di vita che stupisce ma merita rispetto, e fa riecheggiare una sua vecchia canzone

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«È inutile suonare qui non vi aprirà nessuno, il mondo l’abbiam chiuso fuori con il suo casino…» Così, nel 1979, Adriano Celentano nella canzone “Soli”, viaggio nell’isola d’amore di una coppia, tra briciole nel letto e televisore rotto, frigo pieno e telefono tirato giù dal quarto piano. Quarantacinque anni dopo, quelle parole aderiscono incredibilmente alla realtà del Molleggiato, volontariamente recluso nel suo eremo con la compagna di una vita. Scenario diverso, certo, considerati i capelli radi e grigi: non nuvola di passione da condividere bastandosi, ma rifugio fonte di tranquillità e protezione. Perché Adriano, davvero, da qualche tempo vive asserragliato e non riceve nessuno, nemmeno il parroco di Galbiate, don Erasmo, intervistato dal settimanale Oggi: «Un tempo – spiega il sacerdote – frequentava la messa domenicale, ma da quando sono arrivato non ho mai visto né lui né la moglie. Tutti gli anni mandiamo l’avviso per la benedizione delle case: arriviamo davanti al loro cancello e suoniamo il campanello, ma non ci hanno mai aperto. Anzi, per la verità, non hanno mai nemmeno risposto». Non ci sono eccezioni, a sentire gli amici: il silenzio è diventato regola per tutti e l’abitazione bunker inviolabile, i cellulari squillano all’infinito e l’eco del citofono si propaga nel vuoto, c’è chi insiste sospeso tra delusione e preoccupazione, soffrendo per antichi fili recisi, e chi accetta rispettando seppur a malincuore la scelta, cercando comunque un perché plausibile che giustifichi o aiuti a comprendere.
Magari è l’uomo Adriano che misurandosi, può starci, con qualche acciacco d’età o solo intristito dal non sentirsi più giovanotto decide di lasciare un’immagine aitante che nuovi incontri invece minerebbero, o magari è l’artista che, stanco dell’esposizione di una vita, vuole vivere in pace il tramonto, senza riflettori e pressioni, conservando quell’aura di mistero che alimenta comunque il successo, come già accaduto a Mina, in fondo leggenda in vita ed eterna ragazza nell’immaginario.
Dicono Celentano abbia paura dei virus, dicono che in realtà la scelta è della moglie Claudia Mori, ma la verità è conosciuta solo dalla coppia e qualunque sia la ragione merita rispetto. Che poi si diffondano incredulità e sconcerto è innegabile, perché noi pubblico fatichiamo davvero, forse più degli amici, a pensare chiuso in casa un personaggio vulcanico e pieno d’energia, ballerino e cantante, attore e regista, conduttore, compositore e produttore sempre all’inseguimento di un’iniziativa nuova, d’una scommessa, d’una sfida, d’altronde fatichiamo già a convincerci che il ragazzo della via Gluck abbia compiuto 86 anni. Ne aveva quindici quando iniziò a suonare la chitarra e lasciarsi rapire dal rock and roll scoperto nella colonna sonora del film “Il seme della violenza”, imitando Bill Haley in una balera. Da allora un crescendo di esperienze positive, tra vinili e pellicole, sale d’incisione, set cinematografici e studi tv, 150 milioni di copie di album vendute e una serie di record invidiabili, testimoni d’uno straordinario successo: dal singolo “Azzurro” terzo brano più ascoltato di sempre al “Bisbetico domato” primo film della storia a superare i 25 miliardi di lire di incasso. Oggi la porta sbarrata, i pensieri spesso taglienti affidati ai social e quella vecchia canzone che riecheggia attualissima: «Soli, lasciando la luce accesa- Soli, ma guarda nel cuore chi c’è. Io e te. Soli, col tempo che si è fermato. Soli, però finalmente noi. Solo noi, solo noi…».