L’opinione di Giovanna Pini

«Bisogna mettere da parte la rabbia e farsi spiegare dal proprio figlio ciò che sta vivendo per capire come vorrebbe essere aiutato, superando l’ansia»

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IL FATTO
Il bullismo nelle scuole continua a essere una piaga. Il recente suicidio di un quindicenne ci ha confermato la gravità della situazione. Ma Che cosa può fare un genitore?

Il bullismo nelle scuole continua a essere una piaga, talvolta comporta conseguenze gravissime come ha dimostrato il recente suicidio di un quindicenne di Senigallia. Giovanna Pini, pedagogista e presidente di Bulli Stop, ha spiegato a Fanpage.it le caratteristiche del fenomeno e come i genitori possono intervenire per salvaguardare la salute mentale e fisica dei propri figli. «I segnali che possono palesare un profondo disagio – ha detto – sono tanti, specialmente in famiglia. Di solito i ragazzi tendono a isolarsi, iniziano a ripetere di non voler più andare a scuola e rimangono ore e ore nelle loro camerette, spesso davanti al computer e senza comunicare con nessuno. I bambini più piccoli, invece, possono tornare a bagnare il letto o fare i capricci al momento di prepararsi per la scuola».
Fa male ciò che è accaduto al quindicenne suicida che aveva denunciato il suo disagio. Afferma Pini: «I docenti più consapevoli di solito si rendono conto delle situazioni a rischio. Normalmente la vittima scelta dal bullo è uno studente timido, sensibile, spesso un po’ più isolato dalle dinamiche del gruppo classe, magari che rimane da solo al momento della ricreazione o del pranzo».
Come agire quando ci si trova davanti a queste evidenze? «Molti pensano che la reazione più giusta sia prendere subito di petto la situazione, fronteggiare il bullo e la sua famiglia e precipitarsi a denunciare tutto a scuola. Il primo passo di un genitore, invece, dovrebbe essere quello di respirare, mettere da parte la rabbia, farsi spiegare dal figlio con tranquillità tutto ciò che sta vivendo. Dialogando con calma, il genitore deve dunque cercare di capire come il ragazzo si sente e, soprattutto, come vorrebbe essere aiutato dal genitore. Molte vittime di bullismo, ad esempio, hanno il terrore che la cosa si venga a sapere a scuola e se un ragazzo che già si vergogna per ciò che gli accade vede che il padre o la madre inizia ad alterarsi, sbraitare e dare di matto, spesso finisce per provare ancora più ansia e, non di rado, pensa perfino di essere lui ad aver sbagliato denunciando la situazione».
Ci sono comunque esperti a cui rivolgersi: «Il mio consiglio – spiega la specialista – è quello di contattare subito il centro nazionale contro il bullismo Bulli Stop, il quale fornisce un primo supporto gratuito dal punto di vista legale, psicologico ed educativo. A volte parlare con gli esperti può aiutare la famiglia a rasserenarsi e capire l’effettiva gravità di ciò che sta subendo il bambino o il ragazzo. Dopo naturalmente è bene denunciare l’accaduto e muoversi con la scuola poi, eventualmente, con un legale. La pena esemplare? Serve a far capire ai bulli quanto il loro comportamento sia sbagliato, anche perché, come abbiamo visto dalla cronaca più recente, certi atteggiamenti possono avere conseguenze irreparabili. Le punizioni devono esserci e devono essere severe. Solo dopo si può, anzi, si deve pensare alla rieducazione attraverso incontri con specialisti e servizi socialmente utili».