Home Articoli Rivista Idea «Noi Vigili del Fuoco con la missione di esserci sempre»

«Noi Vigili del Fuoco con la missione di esserci sempre»

Il comandante del Distaccamento di Bra è Valter Rosso: «Questo è un volontariato che comporta sacrifici, ma le soddisfazioni sono indescrivibili. Ho cominciato nell’anno dell’alluvione e non mi sono più fermato, ricordo L’Aquila e l’incendio Michelin»

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Valter Rosso nasce a Bra nel 1965. La sua è una vita “pie­na” soprattutto di volontariato. Parliamo, però, di un volontariato particolare: il vigile del fuoco. Da tanti anni svolge e porta avanti questo compito, nel Distacca­men­to dei Vigili del Fuoco volontari di Bra e alla caserma di via Monte Grappa, con attenzione e dedizione. Il territorio braidese e non solo, da sempre è attento e vicino a questa preziosa realtà: l’8 dicembre 2018 davanti al Municipio braidese, ci fu la consegna di un Iveco Stralis con 420 ca­valli di potenza: automezzo multifunzione, grazie alle preziose donazioni di oltre sessanta realtà locali tra Comuni, aziende, associazioni e privati cittadini. Nel dicembre 2020, invece, il Lions Club Bra Host regalò un autorespiratore.

Ogni anno, il 4 dicembre, si festeggia la patrona Santa Bar­bara: «Rappresenta la capacità di affrontare il pericolo con fe­de, coraggio e serenità anche quando non c’è alcuna via di scampo. Protettrice di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa». Recita la celebre canzone dedicata ai VdF: «Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; Salviam la vi­ta agli altri, il resto conta poco; Il pompiere paura non ne ha». Senza paura e per salvare la vita agli altri, proprio come Valter Rosso.

Quando ha iniziato il percorso da Vigile del Fuoco?
«Nel 1994 nel Distaccamento di Bra. Fin dall’inizio, tanti e tanti sacrifici. Perché questo è un volontariato robusto, forte, che ti tiene lontano dalla famiglia e dagli affetti. Organizzi un qualcosa e poi all’improvviso devi prendere e catapultarti al­trove. Qualche volta in un paio d’ore si risolve un problema, in altre ci va una nottata o una giornata intera. L’imprevedibi­li­tà e l’emergenza la fanno da padrone. Il nostro di Bra è un volontariato particolare. Nel ’95 fui decretato e cominciai a fare i primi interventi. Il primo fu un incidente stradale, con due ragazze decedute. Fu un momento durissimo».

1994, un anno purtroppo molto particolare per il nostro territorio.

«Nei prossimi giorni ci sarà la cerimonia di ricorrenza dei 30 anni dall’alluvione del Tanaro. Fu un momento terribile. Par­teciperemo anche noi alla ma­nifestazione, con la componente permanente e quella vo­lontaria. Dell’alluvione ho il ri­cordo di mio papà Andrea che rimase tutta la notte sul tetto dello sferisterio della Cascata, sotto Verduno. Lui era il custode dei campi da tennis. Il giorno dopo fu recuperato con l’eli­cottero».

I suoi ruoli nel Distaccamento braidese.

«Sono partito come Vigile, fino al 2008. Poi ho preso parte al concorso interno da caposquadra e nel 2009 ho partecipato alle operazioni successive al ter­remoto dell’Aquila. Il no­stro fu il primo Distaccamento volontario, in Italia, ad essere chiamato lì sul posto. Un’espe­rienza che mi ha fatto crescere, davanti agli occhi avevo solo distruzione».

L’intervento che ricorda maggiormente?
«L’incendio alla Michelin di Cu­neo. Dalla sera al pomeriggio del giorno successivo e ci fu la sostituzione del personale. Fu massacrante, rimasi particolarmente colpito».

Quando è diventato comandante a Bra?

«Nel 2018 è arrivata la nomina a capo Distaccamento. Ne sono orgoglioso, per gli interventi che facciamo e per la squadra. Siamo altamente qualificati. Scaduti i primi 5 anni, nella primavera del 2023 so­no stato riconfermato. Al compimento del 61esimo anno, an­drò in pensione. Essere co­mandante è una soddisfazione. Parlo di un Distaccamento che ti fa maturare come uomo, ti la­scia inevitabilmente un se­gno. La responsabilità sui mez­zi e sul personale. Bisogna sempre essere presenti, o fisicamente o mentalmente».

Ci dà due numeri?
«A Bra siamo 33 persone, di cui 3 capisquadra, 1 funzionario volontario e 29 Vigili del Fuoco. A una media di 600/650 interventi all’anno. A disposizione come parco mezzi, abbiamo due Aps (autobotte-pompa per spegnimento, è comunemente utilizzata per la maggior parte degli in­terventi come gli incendi, incidenti stradali, soccorso a persone. Questi mezzi sono dotati sia del materiale necessario all’estinzione di incendi, sia degli attrezzi per gli altri interventi di soccorso che comunemente vengono svolti, ndr) di cui uno Stralis e un EuroCity, l’Abp Bull (autobotte pompa, un mezzo dotato di una importante capacità idrica, in media 8.000 litri, che opera in appoggio dell’Aps soprattutto negli incendi di grande entità. Ha il compito di rifornire di acqua gli automezzi operanti. La ca­bina ospita esclusivamente l’autista e un vigile, ndr) e due fuoristrada».

Quale territorio servite?
«Operiamo su Bra, in altri 11 Comuni e su due autostrade, al servizio di circa 60mila persone».

Il significato dell’essere Vigile del Fuoco?
«Partiamo dal presupposto che bisogna fare tanti e grandi sacrifici. Però quando sei fisicamente a un intervento e lo risolvi, la soddisfazione è enorme. Non si può spiegare a parole».