Il progetto espositivo dell’artista Sergio Unia “In Ascolto”, promosso dalla Fondazione Crc in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, è stato inaugurato, ieri, mercoledì 23 ottobre nel Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama a Torino.
L’esposizione presenta tredici sculture in bronzo dell’artista monregalese Sergio Unia, selezionate per creare un dialogo profondo con il contesto naturale e storico del giardino. Grazie a questa iniziativa, la Fondazione Crc ha valorizzato l’opera di Unia, inserendola nel progetto Donare, nato per promuovere la cultura del dono e ampliare la conoscenza del patrimonio culturale nella provincia di Cuneo. Lo scultore ci racconta la sua arte e le sue tematiche, componendo un quadro delicato.
Lei ha un legame profondo con il Piemonte, che emerge anche dalla sua biografia. Come ha influenzato la sua formazione artistica?
«Sono nato a Roccaforte Mondovì, nelle vallate cuneesi. Quel paesaggio naturale ha avuto un impatto indelebile su di me. Ho iniziato con il disegno e la pittura all’aperto, studiando i volti dei montanari, i pascoli e le forme della natura. Questo contatto diretto con l’ambiente mi ha spinto a osservare il mondo con attenzione, un atteggiamento che mi ha accompagnato quando mi sono trasferito a Torino. Qui, frequentando gli ambienti artistici e i corsi liberi di nudo di Filippo Scroppo all’Accademia Albertina, ho scoperto la scultura come mezzo espressivo, e ho trovato la mia strada. Nello stesso periodo a Torino chiedevo il permesso di seguire i balletti, facevo gli schizzi delle danzatrici, che mi hanno molto influenzato: ho iniziato facendo bronzi sulla danza, ne ho fatti tanti nella mia carriera, insieme a opere sulla ginnastica artistica».
La sua carriera artistica l’ha portata a esporre in oltre 170 mostre in Italia e all’estero. Quanto hanno influito questi traguardi sul suo lavoro?
«Ogni mostra è un’esperienza di crescita e confronto, soprattutto quelle all’estero, dove ho avuto l’opportunità di esporre in luoghi come il Canada, la Francia, Hong Kong e la Germania. Questi incontri con culture diverse mi hanno permesso di affinare il mio linguaggio artistico e di vedere il mio lavoro sotto nuove prospettive. Esporre alla Biennale di Venezia e ricevere la nomina alla Pontificia Accademia sono stati momenti di grande valore per me».
L’esposizione raccoglie tredici delle sue opere in bronzo.
«Le sculture riflettono i temi centrali della mia poetica: il rapporto con la natura, l’infanzia e l’antico. Ogni opera qui trova una risonanza unica nel giardino del Castello degli Acaja, un contesto che valorizza i soggetti ispirati al mondo antico, che esplorano la leggerezza dell’infanzia e della giovinezza».
Il tema dell’infanzia e dell’adolescenza è molto presente nella sua opera. Cosa significa per lei?
«L’infanzia e l’adolescenza rappresentano un mondo di spontaneità e purezza che cerco di catturare nel bronzo. E poi il tema dei bambini è fondamentale per me che ho cinque nipoti e due figlie. La mia arte, però, cerca anche di essere contemporanea e attenta ai temi quotidiani, partendo dalla crisi dei valori. In una delle mie mostre ho rappresentato figure di donna nude, rinchiuse in una rete, come se loro azioni fossero imprigionate. Ho anche creato figure umane nella cui testa, al posto del cervello, fuoriuscivano delle corde che legavano i polsi; quindi, influenzavano la loro possibilità di agire».
Un altro tema a lei caro è la guerra.
«Da alcuni anni mi dedico al tema con fucilazioni, ho fatto tanti studi di disegni di gente bombardata, bambini, adulti, eserciti e tutto quello che riguarda l’atrocità dei conflitti. Attualmente tengo una piccola mostra nella chiesa di San Giuseppe ad Alba contro la guerra».
La sua scultura si caratterizza per la plasticità e il movimento. Qual è il valore di questi elementi?
«La scultura, per me, deve esprimere movimento e leggerezza, anche se modellata in bronzo. Le figure sono spesso in posa dinamica, come “Adolescente con flauto” o “Danzatrice”, che sembrano muoversi nello spazio. La materia diventa quasi inconsistente, suggerendo l’idea del movimento che si fa eterno. È un modo di liberare il corpo dalla gravità, trasmettendo un senso di leggerezza che va oltre la pesantezza del bronzo».
Com’è nata la collaborazione con la Fondazione Crc e il progetto Donare?
«La Fondazione Crc ha sempre sostenuto le iniziative culturali e ha un legame speciale con il mio lavoro. Già nel 2019 ho donato loro alcune mie opere, tra disegni e sculture, e quest’anno hanno lavorato per catalogare e digitalizzare oltre 600 disegni, con l’intento di renderli accessibili al pubblico. È una grande soddisfazione poter contribuire, attraverso la mia arte, a valorizzare il patrimonio culturale del nostro territorio. Un altro lavoro che vorrei regalare in futuro è un’opera dal titolo “Ragazzo dei lager”, che ricorda l’esperienza tragica della guerra di due miei zii paterni».
La mostra Sergio Unia. In Ascolto è aperta nel Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama da mercoledì a domenica, dalle 10 alle 18 (chiuso il martedì). L’ingresso è incluso nel biglietto del museo: euro 10 (intero), euro 8 (ridotto), gratuito per i residenti della provincia di Cuneo e per i possessori di Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card.
Articolo a cura di Daniele Vaira