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L’opinione di Andrea Vianello

«basta tabù: L’infarto bisogna conoscerlo, per sapere come muoversi in caso di emergenza e fare riabilitazione. Ma prima serve uno stile di vita sano»

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IL FATTO
L’ictus è la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Ma facciamo abbastanza per prevenire le cause che portano a questo evento? La testimonianza illustre

Ricorda che stava facendo colazione e, all’improvviso «non riuscivo più a usare la parte destra del corpo e le parole mi uscivano senza più un senso». Il racconto dell’ictus subito da Andrea Vianello, giornalista e conduttore televisivo e radiofonico ha catalizzato le attenzioni degli spettatori al recente Festival di Salute di Roma, nel suo ruolo anche di presidente dell’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale – Alice.
Il dato di fatto da cui si parte riguarda l’evidenza dei numeri secondo cui l’ictus resta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Ma è anche la prima causa di invalidità: ogni anno in Italia sono 100mila i nuovi casi. La buona notizia però sottolinea che 9 ictus su 10 si possono prevenire grazie a uno stile di vita sano.
«Prima di tutto – dice Vianello – l’infarto bisogna capirlo, parlare con le persone giuste e rivolgersi al 118-112 per raggiungere velocemente le stroke unit, le unità specializzate per il trattamento dell’ictus, che sono presenti in tutta Italia». Il secondo passaggio riguarda poi la riabilitazione. «Questo è il tema più importante che può salvare l’integrità delle nostre vite. Io che ho avuto un problema importante dal punto di vista della parola, nonostante siano passati 6 anni continuo a fare logopedia e miglioro costantemente. Ci sono 70mila persone con afasia, che non riescono a farsi capire».
Nell’intervista rilasciata a Repubblica, l’ex direttore Rai sottolinea anche un altro ostacolo connesso all’ictus, le difficoltà motorie. «Uno dei temi su cui discutere è che i pazienti che hanno superato l’ictus e fatto riabilitazione tornano a casa e non sanno cosa fare. Su questo serve maggior impegno». C’è bisogno di un’operazione culturale, sostiene Vianello: «Bisogna rimettere al centro la parola ictus, che fa paura, appare come un muro che non si riesce a superare. Quindi ci vuole una maggior cultura al riguardo. Con la mia Associazione stiamo portando avanti una grande battaglia. È fondamentale soprattutto la prevenzione, condurre uno stile di vita sano in cui lo sport può avere un ruolo molto importante. La cultura serve a superare il tabù con l’obiettivo di far capire che stroke unit e strutture riabilitative servono sempre più a chi ha conosciuto l’ictus e non vuole arrendersi».
Nei gorni scorsi in tv abbiamo visto un osteopata svolgere una manovra sul collo del conduttore Massimiliano Ossini, scatenando proprio la reazione di Andrea Vianello che era stato colpito da un ictus, proprio a causa della stessa manovra nel 2019 che per questo oggi reputa grave e pericolosa.
Queste le sue parole scritte su X: «Stamattina a Unomattina un osteopata ha scrocchiato il collo del conduttore in diretta. Secondo i medici fu proprio quel dettaglio a causarmi la dissecazione della carotide e di conseguenza l’ictus, come ho raccontato e scritto pubblicamente varie volte. Gravissimo e pericoloso».