Qual è l’impatto della trasformazione digitale sul mercato del lavoro e quali sono le nuove competenze richieste? Queste le tematiche principali affrontate in occasione del primo appuntamento della nuova edizione di “Le parole per capire l’Europa”, format organizzato dai centri Europe Direct Cuneo, Torino e Vercelli che prevede sei incontri per approfondire il panorama europeo attuale partendo dalla riflessione su alcune parole chiave. Gli incontri online, della durata di un’ora, sono destinati ai ragazzi delle scuole superiori.
Durante il primo incontro, avvenuto il 24 ottobre 2024, è intervenuto dapprima Alessandro Brolpito, esperto in competenze digitali e uso delle tecnologie nell’istruzione presso l’agenzia Europea a Torino – the European Training Foundation (ETF). Brolpito lavora a stretto contatto con la Commissione per definire cosa significa essere “competenti digitali” e conducendo ricerche su quello che è l’utilizzo delle tecnologie.
Innanzitutto, l’esperto ci ricorda che esiste almeno un sistema di istruzione per ogni paese membro dell’UE, e questo contribuisce a conservare le differenze culturali di ogni nazione e a favorire il multilinguismo, una competenza chiave nell’Unione. Promuoverlo è dunque fondamentale. A tal fine, uno strumento utile per gli studenti può essere CertiLingua®, un attestato europeo di eccellenza per competenze plurilingui e competenze europee/internazionali che prepara i ragazzi a una carriera lavorativa all’estero.
Ma quali sono le competenze-chiave e trasversali necessarie per essere competitivi nel mondo lavorativo attuale? Nel curriculum vitae di ogni cittadino dovrebbero essere presenti otto competenze-chiave definite a livello europeo, utili per raggiungere la propria realizzazione personale, per la cittadinanza attiva, per promuovere la coesione sociale e anche l’occupabilità degli Stati Europei:
Comunicazione nella madrelingua;
Comunicazione nelle lingue straniere;
Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
Competenza digitale;
Imparare ad imparare;
Competenze sociali e civiche;
Spirito di iniziativa e imprenditorialità;
Consapevolezza ed espressione culturale.
Secondo Brolpito la competenza è un mix di conoscenza, abilità (la capacità di applicare la conoscenza) e attitudine (fare le cose in maniera consapevole e responsabile). Essere competenti digitali significa dunque saper utilizzare in modo critico e sicuro le tecnologie digitali per il lavoro, lo studio, ma anche nella vita quotidiana (saper usare lo SPID, ad esempio, è un’azione di cittadinanza attiva).
Il 90% dei lavori oggi richiede di avere competenze digitali. Per testarle, esiste uno strumento apposito accessibile online fornito dalla piattaforma Europass. Essere dei lifelong learner, e non dei semplici “conoscitori”, è importante per qualsiasi lavoro, così come è fondamentale saper coltivare queste tre capacità: creative thinking, analytical skills, curiosity.
Un altro aspetto da considerare è l’impatto della trasformazione digitale sul mercato del lavoro, che comporta un cambiamento delle competenze richieste e la creazione di nuovi lavori nei settori tecnologici. In particolare, c’è una forte necessità di specialisti dell’Intelligenza Artificiale, in ambito tecnologico ma anche umanistico. Nonostante ciò, l’istruzione è ancora un settore in cui il capitale umano è molto importante, poiché l’apprendimento non può avvenire in mancanza delle relazioni umane.
La professoressa Sonia Bertolini, ordinaria di sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università di Torino, ha posto l’attenzione su un altro aspetto del dibattito: cosa significa per i giovani diventare adulti? Quali sfide specifiche devono affrontare?
Si tratta senz’altro di una transizione complicata, poiché il contesto attuale del mercato del lavoro presenta non pochi problemi. Secondo la docente, per poter valutare la situazione è necessario porre l’attenzione su alcuni fattori: il tasso di disoccupazione, il tasso di occupazione, e la presenza dei Neet (Not in Education, Employement or Training), ovvero quella fetta di giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Innanzitutto, bisogna chiarire che la diminuzione del tasso di disoccupazione non determina necessariamente l’aumento del tasso di occupazione, proprio perché il tasso di inattività rappresentato dai NEET influisce sensibilmente su questi equilibri. Purtroppo in Italia il tasso di disoccupazione è molto elevato (ancor più a livello europeo), e la situazione non migliora particolarmente se si guarda il tasso di occupazione. Anche per quanto riguarda i NEET, l’Italia registra una delle più alte percentuali in Europa: sono molti infatti i giovani che abbandonano la ricerca di lavoro, scoraggiati dalle numerose difficoltà che questa comporta.
Concetti chiave sono quelli dell’insicurezza lavorativa oggettiva e soggettiva, il cui impatto è moderato senza dubbio dal contesto istituzionale, vale a dire l’insieme delle regole del mercato del lavoro nonché l’insieme delle politiche economiche e sociali di un Paese. Questo aspetto è il focus del progetto di ricerca EXCEPT, che si pone l’obiettivo di analizzare le caratteristiche della situazione dell’impiego giovanile nel mercato del lavoro e l’esposizione per le fasce più giovani al rischio dell’esclusione sociale, analizzando il ricorso alle relative misure politiche nei 27 Stati Membri e in Ucraina. L’obiettivo centrale di questa iniziativa è lo sviluppo di politiche concrete e innovative per aiutare i giovani in Europa ad affrancarsi dalle insicurezze del mercato del lavoro e dei relativi rischi.
Ma cosa possono fare i ragazzi per non farsi travolgere dall’insicurezza? Studiare è di vitale importanza, poiché è la chiave che permette di avere una consapevolezza più forte di se stessi e di andare nella direzione che si vuole percorrere. In ogni caso, bisogna considerare che affacciarsi al mondo del lavoro comporta inevitabilmente il dover sperimentare, specialmente all’inizio, ma questo non deve impedire ai giovani di perdere la curiosità e di impegnarsi per scoprire qual è il percorso da intraprendere per raggiungere il proprio lavoro ideale. Negli ultimi anni e in quelli a venire, è da considerare come primario il forte impatto che le nuove tecnologie digitali hanno sulle opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani.