Quest’anno, la Cooperativa Coesioni Sociali di Alba spegne 40 candeline. Per celebrare questo traguardo, il 12 novembre si terrà un evento speciale al Palazzo Mostre e Congressi della città, con la presentazione del libro “Tutto cambia”. Il libro non è solo una raccolta di date e fatti, ma un racconto di vita e di persone che, negli anni, hanno contribuito a rendere la cooperativa un punto di riferimento per il territorio. Abbiamo fatto una chiacchierata con Gian Piero Porcheddu, direttore della cooperativa, per scoprire cosa c’è dietro a questi primi quarant’anni di impegno sociale e cosa riserva il futuro.
Partiamo dall’evento del 12 novembre. Cosa rappresenta per la cooperativa?
«L’evento del 12 novembre sarà un momento di festa, ma anche di riflessione e confronto. Presenteremo il libro “Tutto Cambia,” che racconta la nostra storia in modo molto personale. Con la curatrice Francesca Pinaffo, abbiamo scelto di dare voce alle esperienze individuali, ai vissuti, per rendere omaggio a chi ha contribuito a fare della cooperativa ciò che è oggi. Non sarà solo una celebrazione del passato, ma un’occasione per guardare avanti. Abbiamo invitato ospiti illustri come Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, l’onorevole Luigi Bobba, promotore della legge sul Terzo Settore, e Suor Nadia Pierani, che è stata la direttrice del Cottolengo di Alba, e che ora ha responsabilità nazionali ed europee. A loro chiederemo di condividere idee e prospettive sul futuro della cooperazione sociale in un welfare che cambia».
Guardando a questi quarant’anni di attività, quali sono le principali sfide che la cooperativa ha affrontato?
«Abbiamo sempre cercato di anticipare i bisogni della comunità e, a volte, è stata dura. In questi anni, le esigenze sono cambiate e si sono intensificate, soprattutto tra i giovani. Oggi vediamo sempre più casi di disagio giovanile: ritiro sociale, autolesionismo, uso di sostanze e disturbi alimentari sono purtroppo sempre più diffusi. È un quadro che richiede risposte immediate e strutture adeguate, ma siamo ancora in ritardo, e il numero di posti letto e di risorse per queste emergenze è insufficiente».
Come risponde la cooperativa a queste nuove sfide?
«Il nostro obiettivo è sempre stato quello di offrire supporto alle persone più fragili, con particolare attenzione ai giovani e ai loro bisogni educativi e socio-sanitari. Siamo una cooperativa plurima, quindi lavoriamo in ambiti diversi: dai servizi educativi e riabilitativi fino all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Cerchiamo di fare rete con altre realtà per creare un sostegno concreto e offrire opportunità di sviluppo personale e integrazione sociale, con l’apporto di oltre 200 soci».
Ci racconta alcuni dei progetti più importanti che avete portato avanti?
«Siamo particolarmente orgogliosi di “Le Ballerine,” un progetto di viticoltura sociale in collaborazione con la Cantina Terre del Barolo. I ragazzi con disabilità che frequentano il nostro centro diurno “L’Ippocastano” a Bricco di Neive partecipano attivamente al processo di etichettatura e confezionamento del vino, sentendosi parte della comunità. Un altro progetto significativo è “La Rosa di Gerico” ad Alba, una struttura semi-residenziale per ragazzi tra i 10 e i 18 anni con problemi di ritiro sociale e disturbi della personalità. Qui offriamo un ambiente sicuro e stimolante dove i giovani possono sviluppare maggiore consapevolezza di sé e costruire relazioni sociali».
E sul fronte dell’inclusione lavorativa? Come si realizzano concretamente queste opportunità?
«Abbiamo l’Osteria Sociale “Magna Neta” e il Circolo San Cassiano, spazi che non solo creano lavoro, ma promuovono l’integrazione. All’Osteria, persone con difficoltà lavorano nella ristorazione, imparando un mestiere e costruendo legami sociali. Crediamo che il lavoro possa diventare uno strumento potente di riscatto personale e inclusione».
Guardando al futuro, come vede l’evoluzione della cooperativa?
«Siamo in un momento di transizione e crescita. La cooperativa ha intrapreso negli anni un percorso di fusione con altre realtà per ampliare la gamma di servizi e rispondere meglio ai bisogni della zona. I nostri marchi sono il legame con il territorio, il rispetto e la tutela dei lavoratori anche in chiave sindacale e la capacità di “stare sul pezzo”. Ad esempio, stiamo lavorando a un progetto di comunità abitativa focalizzata sui disturbi alimentari a Pocapaglia: sarà la ciliegina sulla torta dei nostri 40 anni. Vogliamo che Coesioni Sociali rimanga un punto di riferimento, ma siamo consapevoli che è il momento di preparare il passaggio alle nuove generazioni. Saranno loro a portare avanti questo progetto, mantenendo i valori e l’impegno che ci hanno sempre guidato».
Che messaggio vorrebbe lasciare in occasione di questo anniversario?
«Questi quarant’anni sono stati una sfida continua, ma anche una grande opportunità per fare del bene. Con l’evento del 12 novembre, vogliamo celebrare il passato e interrogare il futuro, raccogliendo le idee di chi ci sarà per continuare a costruire una cooperativa solida e attenta ai bisogni della comunità. Ai giovani voglio dire: il testimone è pronto per essere passato, ora tocca a voi portarlo avanti con passione e responsabilità».
Articolo a cura di Daniele Vaira