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Amilcare Merlo una vita d’esempio due anni dopo

Ricordiamo l’imprenditore cuneese scomparso il 9 novembre del 2022: chi è stato e cosa ha lasciato

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C’è una frase che descrive bene il personaggio e contribuisce a lasciarne un ricordo speciale: «Mi sento di dire ai giovani osate tutto il possibile, perché chi non osa non costruirà mai nulla». Un messaggio che rappresenta un ponte verso il futuro, splendida sintesi di quella che è stata l’attività stessa di Amilcare Merlo. La targa a lui dedicata si trova all’interno del parco del Circolo Industriali di Cuneo che dopo la sua morte ha preso il suo nome.
Sono passati già due anni dall’addio al grande industriale, un uomo che ha realizzato tanto e che ha incarnato quel “modello Cuneo” fatto di lavoro, dedizione e determinazione: l’addio è datato 9 novembre 2022. Merlo aveva 87 anni (classe 1934), è stato il titolare di un’azienda cresciuta nei decenni fino a diventare un colosso internazionale, leader nella produzione di sollevatori telescopici e altri macchinari (per edilizia, agricoltura, logistica e igiene urbana), con base a San Defendente di Cervasca e altri stabilimenti nella vicina San Rocco di Bernezzo, con più di 1.500 dipendenti ed ex­port in tutto il mondo.
IDEA vuole ricordarne la figura di imprenditore e di uomo, attraverso la sua storia eccezionale, partendo dal padre Giu­seppe Merlo che aprì un’officina per la lavorazione del ferro agli inizi del ’900. Nel piccolo laboratorio di 250 metri, che contiene una forgia, un’incudine, due trafori a colonna e altre attrezzature per la lavorazione del ferro, Giuseppe Merlo inizia a diversificare la sua produzione e a specializzarsi nella costruzione di precisione e nel­la realizzazione di pezzi di ri­cambio per macchinari provenienti dall’estero.
Mentre i prodotti Merlo si affermano sempre di più presso la clientela, i giovanissimi figli di Giuseppe entrano nella gestione dell’azienda. Natalina, dopo la scuola, comincia ad aiutare il padre e si occupa delle paghe e della parte amministrativa, mentre Amilcare, dopo anni passati a fare l’apprendista è sempre più presente nelle decisioni strategiche aziendali. La rapida crescita fa sì che l’officina inizi a diventare troppo stretta. La famiglia Merlo inaugura così una nuova area produttiva di 2.000 metri quadrati coperti nella periferia di Cuneo, a pochi chilometri dal capoluogo.
L’incudine e la forgia lasciano il posto a macchinari più innovativi come torni e piegatrici a calandre. Il coraggio, la tenacia e il dinamismo imprenditoriale che hanno contraddistinto l’attività artigiana della famiglia Merlo, fin dagli esordi, vengono fatti propri da Natalina e Amilcare Merlo che, nel 1964, costituiscono la società “A. Merlo e C. Snc di Amilcare e Natalina Merlo”. Contempora­neamente viene avviata la co­struzione di un nuovo stabilimento di 40mila metri quadrati a S. Defendente di Cervasca, alle porte di Cuneo: l’inizio di una nuova ed entusiasmante fase di espansione produttiva e commerciale. Una crescita co­stellata di successi che ne hanno fatta un’industria a livello mondiale.
I risultati d’impresa e di creazione di lavoro sul territorio vengono riconosciuti anche al di fuori dei confini nazionali, non solo per i numeri (fatturati annui superiori ai 400 milioni di euro) ma anche per la continua innovazione tecnologica, spesso premiata in fiere di settore, e per la determinazione negli investimenti. Di fronte alle crisi, Amilcare Merlo ha sempre visto opportunità e “spinto” con forza l’acceleratore su ampliamento degli spazi e miglioramento dei processi produttivi.
A ricordare i tanti meriti che gli sono stati riconosciuti nel corso degli anni, ci sono anche le onorificenze: anzitutto quella di Cavaliere del lavoro, ricevuta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2002 (anno in cui ricevette anche l’onorificenza di Cavaliere e ufficiale al merito agricolo della Repubblica Francese). E poi nel giorno del suo 86° compleanno, il 24 novembre 2020, aveva ricevuto la laurea honoris causa in Ingegneria Meccanica presso la sede di Mondovì del Poli­tec­ni­co di Torino.
Quest’ultima gli era stata assegnata per «le eccezionali capacità tecniche con cui ha guidato lo sviluppo di numerosi progetti innovativi nel campo della meccanica e per lo spirito imprenditoriale grazie al quale ha fondato e diretto una impresa di livello internazionale, di sicuro impatto economico e sociale nel territorio in cui è radicata». Proprio per sostenere la formazione superiore si era speso in prima persona organizzando master con il Politecnico e favorendo l’assunzione di neolaureati del territorio. Il legame col Cuneese, poi, è sempre stato forte anche per altri ambiti, dalle infrastrutture alla sanità: con l’azienda e con la famiglia ha sempre so­stenuto finanziariamente l’aeroporto di Levaldigi; in anni recenti aveva ribadito in più sedi l’importanza dei servizi sanitari (mettendo a disposizione spazi aziendali per le vaccinazioni Covid) e del nuovo ospedale nell’area di Cuneo. Con la “pista” (lo spazio del Centro formazione e ricerca Merlo) ebbe un’intuizione im­portante per l’azienda e per molti privati, ma anche per realtà pubbliche come l’Eser­cito, che lì ha testato mezzi e formato persone.
Di primissimo piano, poi, il ruolo nell’associazionismo e nelle istituzioni economiche: in Confindustria Cuneo, di cui fu vicepresidente e da cui nel 2013 ricevette il premio “Ge­nio della meccanica” (nel 2012 “Imprenditore dell’anno” Ernst&Young), come pure in Camera di commercio. Vie­ne ricordato anche per il sostegno a manifestazioni e momenti pubblici, per gesti di aiuto e di umanità nei confronti dei suoi dipendenti dai quali non a caso viene ancora oggi celebrato con affetto. Come Michele Ferrero: uomo d’impresa e di grande umanità, un uomo della Granda.