Nasce in Alto Piemonte nel 2003, ma è “da sempre” cittadino di Bra. Mattia Sabatini, pasticcere, ha vinto i Mondiali del settore a Singapore. Fin da piccolino, aveva bene in mente quello che voleva fare da grande e ce lo siamo fatti raccontare.
Dove e come nasce la sua passione per la pasticceria?
«Su questo, ci ho fatto la tesi quando mi sono diplomato in Alma (la Scuola Internazionale di Cucina Italiana a Parma, ndr). Avevo 8 anni ed entrai in una pasticceria di Bra, che aveva una vetrina molto allettante. I bignè catturarono immediatamente la mia attenzione, li chiamavo genericamente palline. Mi innamorai immediatamente di questo mestiere. All’indomani, ho voluto provare a fare i bignè con l’aiuto di mia mamma. Ho voluto subito immedesimarmi nel ruolo del pasticcere. Ovviamente, non sono venuti come volevo! Ma ero soddisfatto. Ogni giorno, stressavo in famiglia perché volevo farli e rifarli. Volevo imparare. Ho coinvolto i parenti, gli amici. Ero alle elementari, ma sapevo dell’esistenza dell’Arte Bianca di Neive e avevo già deciso che sarei andato lì. Non vedevo l’ora di buttarmi, dal punto di vista didattico, nell’esecuzione pratica delle ricette e delle preparazioni. Quando arrivò il primo giorno a Neive, ero veramente una delle persone più felici al mondo. I cinque anni sono letteralmente volati, ma ho imparato tantissimo. Mi piace complicarmi il lavoro, cioè mettermi alla prova e sperimentare nuove tecniche. Batto la testa, cado, mi rialzo. Ed è così fin quando non trovo la strada corretta e il risultato finale».
Pare di capire che lei abbia un carattere forte, resiliente.
«La chiave del mio carattere è proprio questa e spero di non perderla mai. Mi ha permesso di arrivare fin qui. Io insisto, non mi perdo d’animo. Sopporto gli errori e lavoro per migliorare, migliorarmi e cancellarli. Questa attitudine l’ho appresa nei miei primi anni, dove ho passato dei momenti difficili e duri. Sono stato adottato e per parecchi anni ho vissuto in una casa famiglia. Mi sono sempre rimboccato le maniche. Questo lavoro è il mio sfogo, anzi, la mia rivincita».
Il passo successivo e determinante è la “Nic”.
«La Nazionale Italiana Cuochi, sì. All’inizio di quest’anno lavoravo a Milano in un ristorante, ho ricevuto una chiamata, stavano ricercando nuove figure nel reparto pasticceria per la Nazionale nella sezione gare. Ho avuto la mia chance. Queste selezioni avvengono una volta ogni 4 anni. Sono stato convocato a Brescia, alla scuola di cucina Cast Alimenti. Questa è la sede ufficiale degli allenamenti della Nazionale. Ho portato un mio dessert e una selezione di mignon. Sono stato selezionato e mi hanno spiegato delle competizioni e dove potevo essere coinvolto. Attualmente, siamo in tre che rappresentiamo la pasticceria nella Nic: io e Luca Bnà che abbiamo gareggiato con il supporto di Stefano Barghini. Ci parlarono immediatamente del Global Chefs Challenge, gara mondiale di Singapore, quella dello scorso ottobre. Cinque mesi di preparazione e allenamenti sono volati via in un attimo. Il lunedì e il martedì andavamo a Brescia per allenarci. Io lavoro attualmente alla Locanda del Pilone di Alba, che ringrazio perché mi ha sempre supportato in questa avventura mondiale. Dopo aver lavorato in Francia, Spagna e in vari ristoranti in italia ho preferito un posto nelle nostre amate Langhe».
Ci racconti dei Mondiali a Singapore.
«Tanta fatica, ma enorme soddisfazione. Il primo passo è stato presentare, insieme a Luca Bnà, sei dessert al piatto. Con un regolamento molto articolato, limitante e complicato. Utilizzando frutta locale e con un pezzo caldo al centro. Di solito, nella pasticceria da dessert difficilmente si lavora per pezzi caldi, qui invece hanno voluto aumentare la difficoltà. Una prova che onestamente non avevo mai fatto. Luca mi ha aiutato molto. La seconda uscita è stata una torta senza stampi e senza la catena del freddo. Molto complesso per una torta moderna, da competizione. Fatta interamente a mano. La terza uscita è stata una scultura di cioccolato molto particolare, 80% cioccolato e 20% zucchero artistico. Il tema della gara era dedicato a una delle principali attrazioni di Singapore, il parco “Night safari” e dovevamo interpretarlo nelle tre uscite della gara. Abbiamo avuto 9 ore a disposizione, in totale. Fatto ciò siamo andati a Singapore, dove con non poche peripezie abbiamo recuperato i bagagli che erano stati smarriti. Avevamo un box gara di 4 metri per 4, con utensili e attrezzatura. Il 22 ottobre abbiamo preso parte al Mondiale vero e proprio, a competere con 8 nazioni. Abbiamo vinto ed è stato un qualcosa di indescrivibile».
E adesso?
«Questo è un punto fisso e di partenza, non sicuramente di arrivo. Mi piace competere e a febbraio parteciperò all’Europeo. Mi metterò nuovamente in gioco. Credo nel mio lavoro. Cercherò di continuare a migliorarmi, trovando e provando sempre qualcosa di nuovo».