Il Roero sa essere anche terra di grandi autori, oltre che di grandi storie: e, in mezzo all’attualità pressante e talvolta sfumata in celebrazioni autografe, ha gioco facile nello spiccare chi -come si dice- ha il dono di essere una “buona penna”, consapevole del luoghi in cui conduce la propria vita quotidiana.
Perché la vive dal di dentro: perché ha la capacità di interpretare le situazioni presenti, e magari di vedere un po’ del futuro, avendo fatto tesoro di quell’enorme patrimonio culturale e storico di cui si compongono le colline della Sinistra Tanaro.
In un mondo in cui il concetto di “sapere” viene spesso scambiato per una merce da vendere, magari “un tanto al chilo”, nella prassi del copia-e-incolla, c’è chi invece sa elaborare azioni originali, e metterle in pratica.
E’ qui che stiamo parlando di Gianluca Soletti: nato a Torino 55 anni fa ma, da tempo immemorabile, “di casa” tra le colline ricoperte di vigneti e di boschi del Roero, nel cuore della tranquilla provincia cuneese.
Art director, creativo, editore (sua è la grafica della rete sentieristica originale del Roero, di cui tutti hanno fatto uso negli anni, e che meriterebbe di essere rimessa in circolo), figlio d’arte del grande Umberto che, di quest’area, fu uno dei “padri nobili”, da sempre nuota nel “mare magnum” della comunicazione, occupandosi prevalentemente di promozione e valorizzazione del territorio, settore nel quale ha firmato innumerevoli progetti grafici ed editoriali. Ha già pubblicato i romanzi dal titolo “Suonerò la tua morte” (Premio Critica Holmes Awards 2016, Napoli), “Il prezzo del sangue” (Premio Speciale Emotion 2016, Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica) e, nel 2018, “Le ore fragili – la metamorfosi di una ragazza noiosa”.
Ora Gianluca Soletti è pronto per una nuova opera: “La Rocca della Masca”, fresca di stampa (con l’eccellente copertina curata dal pittore Gian Paolo Basso), che verrà presentata in anteprima nel castello di Monteu Roero sabato 23 novembre, alle 16.30, in collaborazione con l’associazione culturale “Bel Monteu”, con libero accesso per tutti.
Non è un luogo casuale, quello scelto per avviare la serie di vernissage destinata a toccare altri centri del Piemonte, e magari anche oltre: e sì che il maniero è uno dei punti-cardine di questa vera e propria “narrativa di spionaggio” che parte, cronologicamente, dal dicembre 1167.
L’incipit? Lo reca lo stesso autore: «E’ un mesto corteo quello che arranca sulla salita che conduce al borgo di Monte Acuto. Lì, in quel suo feudo abbarbicato sui cigli di orridi spettacolari e paurosi, Guido III conte di Biandrate sta conducendo il suo signore, Federico Hoenstaufen detto “Barbarossa”, re d’Italia e imperatore dei Romani…»
La storia autentica come spunto per raccontare: «Questo romanzo, di pura invenzione e assoluta fantasia -dice Soletti- prende spunto da un episodio che, sia pure senza unanimità di giudizio, molti storici riportano come autentico. In ogni caso, vero o immaginario che fosse, appare verosimile e così, giocando con i chiaroscuri di un lontano passato, nasce questa serrata “spy story” medioevale, ricca di intrighi e di colpi di scena che accompagnano il lettore dalla prima all’ultima pagina».
Dal Barbarossa a Guido di Biandrate, sui colli dell’antica “Monte Acuto”: «Cavalieri dal passato oscuro, predicatori itineranti, duri uomini d’arme, donne procaci e desiderabili: sono molti gli attori che fanno da contorno al soggiorno di Federico nel feudo di Monteu. Non tutti però sono quello che dicono di essere; tra loro, infatti, si cela la “Vipera”, lo spietato sicario incaricato di portare a termine la delittuosa missione. Quale sarà la sua identità? Riuscirà nel suo intento?»
Diciamocelo apertamente: con queste premesse, a voi non risale già il desiderio di leggerlo?