Strappo in famiglia

Robert F. Kennedy Junior, militante del Partito democratico nel solco delle tradizioni di casa, s’è schierato con Trump che adesso pensa di affidargli la sanità. Tra dubbi e polemiche per le posizioni No Vax

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«Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha incaricato l’ex candidato presidenziale Robert F. Kennedy Jr. per esaminare i candidati che ricopriranno le posizioni di alto livello nel settore sanitario della nuova amministrazione». Il lancio di un’importante agenzia internazionale, ratificando il ruolo centrale del rampollo settantenne nelle future decisioni della Casa Bianca, semina dubbi e alimenta polemiche, essendo il personaggio controverso per le teorie complottiste sposate, specie in relazione ai vaccini che reputa, nonostante le smentite scientifiche, causa d’autismo tra i bambini, tanto da indurlo a tracciare un paragone con l’Olocausto.
Avvocato specializzato in cause ambientaliste e scrittore di successo, terzogenito di Robert “Bobby” Kennedy e nipote dell’ex presidente John Fitzgerald, ha militato per anni nel partito democratico seguendo le tradizioni familiari e poi candidato indipendente alla presidenza statunitense, in realtà più vicino per idee e posizioni alle frange radicali repubblicane. Alla propaganda No vax si sommano più ampi complottismi antiscientifici, accuse alle corporations e contrarietà agli aiuti all’Ucraina. Inutile dire che l’effetto in famiglia è stato uno strappo che ha finito per isolarlo, bollato come pericoloso dai fratelli che ricordano come del padre porti il nome, ma non «valori, visione e giudizio». Ritratto ben diverso da quello di Trump che lo definisce «intelligente, buono e con il cuore al posto giusto: una persona di buon senso».
In un comizio in Arizona, Kennedy ha parlato di valori coincidenti nonostante le differenze ideologiche, dalla comune lotta per il cibo sicuro alla fine delle epidemie da malattie croniche, dall’uscita dalle guerre al ritorno della classe media, rinunciando alla candidatura indipendente per appoggiare Donald che ora è pronto a ripagare. La scelta di schierarsi con un repubblicano, in una famiglia democratica per tradizione antica e di grande influenza internazionale, è diventata detonatore di tensioni, lui candidamente ha spiegato di aver solo mantenuto una promessa fatta al popolo americano, ovvero sospendere la candidatura alla presidenza se si fosse scoperto semplice guastatore, soggetto in grado di alterare l’esito delle urne senza nessuna possibilità di vittoria. In soldoni s’era convinto che rimanere in corsa avrebbe potuto diventare un vantaggio per Kamala, perciò aveva chiesto di rimuovere il proprio nome dalle schede elettorali. Anche lì, in fondo, teoria complottistica, attribuendo l’impossibilità di vincere alla censura costante e dunque al potere dei media. Lui, ch’era stato sfidante di Biden alle primarie, è finito dunque dall’altra parte della barricata, consapevole delle sofferenze e dell’inevitabile rottura, evidenziata sui social dal commento dei parenti che nel ribadire la fedeltà a diverse idee avevano ribadito l’appoggio a Kamala.
Da futuro consigliere del segretario alla salute, se le indiscrezioni saranno confermate, Kennedy inquieta i Big Pharma che vorrebbero una figura più vicina al Ministero, e anche in Italia imperversano perplessità e polemiche: «Robert Kennedy Jr. a capo della sanità americana? Sarebbe come mettere Dracula alla direzione dell’Avis. La realtà supera ogni fantasia» l’analisi del professor Roberto Burioni, virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Lui, però, intervistato da Nbc, ha negato d’essere contro i vaccini e promesso che non ne rimuoverà nemmeno uno.