Nativo di Venasca, nel 1995, ma saluzzese di residenza («anche se continuo a definirmi un venaschese», puntualizza). La nostra lunga chiacchierata con Stefano Devalle, un ragazzo assolutamente non timido e con una grande intraprendenza. Tra il lavoro e la musica.
Come ha scoperto questa grande passione?
«Intorno ai 12 anni. Come regalo, era arrivata una chitarra da parte di mio nonno. E via con le prime strimpellate, iniziando anche a suonare alla Messa in chiesa. Non ho mai avuto un vocione, anzi la mia è diseducata. Gioco molto sul saper scrivere – credo – delle canzoni interessanti perché richiamano il mondo del cantautorato. Porto avanti il tutto senza artifici e pur con delle imperfezioni, con il timbro che ho».
Dopo le prime strimpellate?
«Come tanti, negli anni delle superiori mi sono cimentato con alcune punk band. Il mio debutto fu con il gruppo The Fire Glass, come frontman e autore dei testi. Facevo punk, ma ascoltavo Bertoli, Guccini, Ruggeri. Poi le strade si sono divise e ho deciso di dedicarmi al cantautorato. Con Alberto Ruatta, un cavallermaggiorese con il banjo, abbiamo suonato insieme e in giro facendo diverse date e serate. Tra il 2016 e il 2018, posso contare una quarantina di esibizioni. A 16 anni ho incontrato Francesco De Gregori, che chiacchierando si era stupito che io conoscessi la canzone “Un guanto”. Ho poi prodotto degli album fatti in casa, semi nascosti su YouTube. Per circa tre anni non ci ho più messo mano per cambiamenti legati al lavoro. L’anno scorso ho fatto uscire dei singoli prodotti in casa, ma registrati in studio. Nel 2022 ho conosciuto Alessio Cappello, ha creduto in me e io in lui e nel suo studio di Carmagnola “501 Rec Lab” ho interamente pensato e confezionato un album».
Il 4 novembre 2024?
«È stata la data di uscita de “Il tempo di cambiare tutto”, il mio primo album. Disponibile su tutte le piattaforme di streaming e in versione cd. Il 10 ottobre, però, l’ho anticipato con l’uscita del singolo “Catalano” che si trova poi nell’album, con il videoclip girato alla bocciofila di Genola, proprio per la volontà di credere nei posti veri della nostra provincia, quella autentica e senza filtri. Il titolo “Il tempo di cambiare tutto” nasce perché non mi piacciono gli album che riprendono una canzone, volevo dare un tocco diverso. Ho preso una frase che mi rispecchia molto attualmente e che è contenuta all’interno di una canzone. Sono 11 canzoni scritte da me negli ultimi 5 anni. Anni in cui sono cambiati tanti aspetti, ma non la voglia di cambiare. Da venaschese, cuneese, ho sempre voluto fare le cose seguendo il mio istinto. Per la prima volta, però, ho scelto di lavorare in team. Produttore, consulente, video-maker. Lo considero un primo grande cambiamento della mia vita artistica».
Stefano Devalle si descrive cantautore?
«Mi descrivo e definisco l’ennesimo cantautore di provincia. Un po’ provocatoriamente. La musica nella Granda si fa, ma è tanto nascosta e si suona sempre di meno. Musicalmente, spazio dal rock al folk più acustico. Ho una cerchia di ascoltatori, ma ho ricevuto feedback positivi da persone che ascoltano e a cui piacciono altri tipi di generi. Hanno apprezzato una scrittura limpida e chiara dei miei testi. Canzoni o poesie che siano, si lascia un messaggio, ma il bello è che dall’altra parte puoi cogliere l’aspetto che più ti rappresenta e che più senti tuo. Credo che il cantautorato fatto da un giovane possa essere apprezzato, ma deve esserci un prodotto ben costruito. Con un messaggio e una comunicazione di fondo. Se metti della fuffa, rimane l’ennesima canzone buttata lì per caso. Preferisco fare una musica apprezzata da pochi. A 30 anni non cerco il successo a tutti i costi».
Altri album in vista?
«Posso dire che sono solamente all’inizio e porterò in giro il mio primo album con diverse date. Nel 2025 usciranno delle nuove canzoni e dei singoli, ci stiamo già lavorando. Giovedì 18 luglio scorso ho avuto la fortuna e l’onore di aprire il concerto di Ermal Meta, all’Anfiteatro dell’Anima a Cervere e in occasione dell’Anima Festival. La considero la mia miccia artistica. Un punto di ripartenza».
Lavora da Bus Company?
«Esatto, un’azienda cuneese che mi sta dando tanto ed è sempre molto vicina ai propri dipendenti. Dal 2021, mi occupo del marketing e della comunicazione, gestendo la promozione delle aziende del gruppo. Ho studiato per questo (Scienze della Comunicazione, ndr), lavoro in una realtà che è molto attenta ai valori da comunicare e sulla vision. Ha molto da raccontare al territorio. Mi dedico alle grafiche e alla parte social. Ad esempio, le grafiche dell’album me le sono autoprodotte».
Lei “trasporta” la sua musica, fondendo lavoro e passione.
«Proprio così!».