«Accogliere, sostenere e supportare sono le tre parole chiave che caratterizzano il nostro lavoro con le donne ospiti della nostra Comunità ed i loro figli. È fondamentale instaurare con loro un rapporto di fiducia, perché con un lavoro quotidiano possano rialzare la testa, voltare pagina e ricominciare».
Riassumono così il proprio lavoro gli educatori della Comunità genitore-bambino “Sergio Cravero” di Oasi Giovani, a pochi giorni di distanza dal 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Un’equipe composta da educatori ed oss che attualmente segue 14 donne con bambini, offrendo un servizio 24 ore 24, e che negli anni ha aiutato tante donne a ripartire dopo un momento di difficoltà relazionale ed emotiva.
«La Comunità – dicono le educatrici dell’ente – è un presidio che accoglie nuclei di genitori e minori in situazioni di fragilità. È un’opportunità di rinascita e rilancio, per riprendere il filo della normalità e inserirsi o re-inserirsi nel contesto sociale».
Il percorso, con ciascuna ospite, dura all’incirca un anno, e viene condiviso (oltre che con le interessate) con la rete delle diverse realtà sociali presente sul territorio. «Accompagnamo le donne nella quotidianità – spiega l’equipe della Sergio Cravero –. Il nostro ruolo è quello di supportare il nucleo famigliare ed aiutare la donna ad acquisire consapevolezza nelle sue potenzialità e nelle sue risorse. È un lavoro fatto di ascolto empatico, che se necessario offriamo anche durante la notte (non chiudiamo mai) per arrivare ad una loro crescita integrale».
La fiducia è l’elemento fondamentale nelle relazioni con le ospiti. «Una donna recentemente ci ha detto “Vedo che non mi avete mai tradita!”. Occorre lavorare con trasparenza per costruire fiducia reciproca. All’interno di una dinamica che è sempre e comunque una dinamica professionale, che necessita del giusto distacco».
La soddisfazione più grande, per lo staff di Oasi Giovani, è vedere le ospiti tornare alla vita. «In questi anni – concludono dall’ente – tante donne sono passate da noi, così come altre sono ritornate. In molte ci hanno detto che per loro abbiamo rappresentato un supporto fondamentale. Si sono sentite capite, comprese: cosa che non avevano sperimentato nella “vita” precedente. La cosa più bella è averle aiutate a costruire il loro futuro».