Europa e digitale: vivere online

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Qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre vite e quali sono i nostri diritti di privacy sui social/web? Queste le tematiche principali affrontate in occasione del secondo appuntamento con “Le parole per capire l’Europa”, format organizzato dai centri Europe Direct Cuneo, Torino e Vercelli che prevede sei incontri per approfondire il panorama europeo attuale partendo dalla riflessione su alcune parole chiave. Gli incontri online, della durata di un’ora, sono destinati ai ragazzi delle scuole superiori.
Il primo incontro, svoltosi il 24 ottobre 2024, ha trattato il tema dei giovani in Europa, con un’attenzione particolare alle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro e all’insicurezza occupazionale con cui i giovani devono confrontarsi.
Durante il secondo incontro dedicato al tema del “digitale”, avvenuto il 19 novembre 2024, è intervenuto Vittorio Calaprice, analista politico ed esperto in relazioni internazionali presso la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, e docente dell’Università degli Studi Roma Tre.
Stiamo assistendo a una fase di transizione delle istituzioni che porterà a breve ad una nuova Commissione europea, e a tal proposito Calaprice ci ricorda che avremo una nuova commissaria che si occuperà di intelligenza artificiale, la finlandese Henna Virkkunen, il cui titolo sarà Vicepresidente esecutivo per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.
La Commissione europea ha deciso di lavorare su questo tema sulla base di alcuni input, tra i quali spicca sicuramente quello ricevuto da personalità come Mario Draghi. Nel suo “Rapporto sul futuro della competitività dell’UE”, l’ex Presidente della BCE ha messo in chiaro quali sono gli ambiti prioritari di intervento sui quali bisogna lavorare per colmare un gap di crescita sempre più evidente tra la nostra Unione e i suoi concorrenti a Est e a Ovest. Le tre aree di intervento prioritarie per l’Europa sono dunque innovazione, decarbonizzazione e sicurezza. Se l’innovazione è fondamentale per creare nuovi posti di lavoro, per quanto riguarda la sicurezza e la difesa – ora più che mai – con l’aumento dei rischi geopolitici, l’Europa deve acquisire nuove competenze per ridurre le dipendenze esterne, specie in settori strategici come le materie prime e la tecnologia digitale.
Per quanto riguarda il digitale, la Commissione europea ha fissato obiettivi concreti nel rapporto “2030 Digital Decade”, una guida alla trasformazione digitale dell’Europa attraverso l’implementazione di sistemi all’avanguardia per le persone, l’applicazione di regole ben definite e il conseguente sviluppo della democrazia, poiché le tecnologie sono considerate un mezzo efficace per aumentare la partecipazione dei cittadini nonché il loro senso di appartenenza all’UE.
Tra i temi emergenti nella riflessione sulle nuove tecnologie digitali e quindi nella definizione di politiche dedicate, rientra sicuramente quello dell’Intelligenza Artificiale, rispetto al quale l’Unione europea si è attivata celermente. L’Unione europea si approccia infatti all’AI (Artificial Intelligence) tramite strumenti come l’AI Act, un regolamento approvato a maggio 2024 grazie al quale L’UE è diventata la prima istituzione al mondo a regolamentare lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Lo scopo della legge sull’intelligenza artificiale è quello di migliorare il funzionamento del mercato interno, supportare le aziende del comparto e diffondere un modello di AI antropocentrica e affidabile, che garantisca i diritti umani e la sicurezza di questi ultimi.
Ad ampliare la discussione sulle sfide del futuro dell’Europa in ambito digitale interviene anche Gabriella Taddeo, professoressa di digital media e sociologia della comunicazione presso l’Università di Torino, che affronta il delicato tema del rapporto tra gli utenti e la privacy online.
Tutti i giorni, quando navighiamo sul web o usiamo i social network, l’AI svolge un procedimento di “profilazione” nei nostri confronti. Gli algoritmi, infatti, usano i nostri dati (che provengono dalle nostre scelte) per profilare le nostre identità online e di conseguenza fornirci delle proposte “targettizzate” sul nostro profilo. È stato stimato ad esempio che 70 like permettono a un social di conoscere i nostri gusti meglio di un collega. La capacità predittiva degli algoritmi è uno strumento molto potente e su questa si modella il business dei social: l’uso dei dati è vitale per il funzionamento socio-economico di queste piattaforme.
Attraverso i video e tramite l’uso della videocamera vengono inoltre raccolti dati biometrici riguardo la nostra età, le caratteristiche socioculturali, il nostro benessere fisico e molti altri aspetti che noi non stiamo comunicando in maniera esplicita ma che l’algoritmo riesce ad analizzare. L’AI Act ha ad esempio messo dei paletti sulla rilevazione dei dati biometrici.

Sempre in ambito di interazione tra utente e web, è da ricordare il General Data Protection Regulation (GDPR), un regolamento approvato nel 2016 e applicato dal 2018 che dà maggiore controllo sui dati personali degli utenti. I principi chiave di questo strumento sono il consenso esplicito, la trasparenza su dove e come vengono usato i nostri dati, il diritto all’oblio e la portabilità dei dati.

Ma quanto siamo davvero interessati alla nostra privacy? Cambiare periodicamente le password, usare l’autenticazione a più fattori…sono strategie che sempre più persone adottano, ma non tutti lo fanno o ne riconoscono l’importanza. La tutela della privacy è un argomento complesso, che richiede un’attenzione costante, soprattutto alla luce dell’evoluzione delle nuove tecnologie.
Come si traduce questa consapevolezza nella pratica? Come conciliare la privacy con l’accesso a servizi sempre più personalizzati e gratuiti?
“Se è gratis, il costo siamo noi,” osserva la prof.ssa Taddeo. Un esempio recente è l’introduzione da parte di Meta, nell’UE, di un’opzione che limita la profilazione degli utenti a fini commerciali, a fronte di un abbonamento mensile (circa 6 euro). E noi, saremmo disposti a pagare per una maggiore tutela dei nostri dati? D’altra parte, privacy e protezione non sempre vanno di pari passo. Negli Stati Uniti, ad esempio, Instagram Teen sta introducendo misure per proteggere i minori, come limiti di accesso e moderazione dei contenuti, che però richiedono l’acquisizione e l’elaborazione di dati personali. Questi casi mostrano quanto sia cruciale trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e salvaguardia dei diritti digitali.
La buona notizia è che, soprattutto nell’UE, esistono misure di protezione dalle molteplici insidie in cui possiamo incorrere nella nostra “vita online”. Proteggere le nostre vite e i nostri diritti online è una sfida complessa, ma fondamentale. Essere consapevoli e vigili è il primo passo per affrontare un futuro digitale in costante evoluzione.