Ospedale di Savigliano pace-maker senza fili «Una rivoluzione»

Pesa poco più di due grammi e con una lunga longevità (fino a 25 anni) rappresenta un’avanguardia per le nuove tecnologie di stimolazione cardiaca

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Un innovativo pace-maker del peso di poco più di due grammi e con una lunga longevità (fino a 25 anni) è stato impiantato al Santissima Annunziata di Savigliano presso la Struttura Complessa di Cardio­lo­gia diretta da Michele de Benedictis. L’intervento è stato eseguito dal direttore insieme alla sua équipe di Elettrofisiologia composta da Aldo Coppolino, Gisella Rita Amoroso e Letizia Valeri.
Con la stimolazione senza fili, viene ridotto drasticamente il pericolo di infezioni del device (determinato appunto dall’assenza degli elettrocateteri) e dei rischi connessi che potrebbero de­ter­minare gravi conseguenze, anche fatali, per il paziente. Tale strumento, certamente innovativo, trova applicazione in particolari categorie specifiche di pazienti che saranno accuratamente selezionate in base alle loro specifiche caratteristiche cliniche ed alle evidenze scientifiche vigenti in materia.
Spiega De Benedictis: «Consi­de­rando il grande numero di pazienti portatori di pace-maker di diversa tipologia per definiti contesti clinici – dalle aritmie ipocinetiche, ai pazienti con scompenso cardiaco fino ai portatori di defibrillatori in prevenzione primaria e secondaria – seguiti dal nostro centro oltre 2500 procedure eseguite dall’inizio dell’attività nel 2001 con più di 200 nuove procedure ogni anno e diverse centinaia di pazienti controllati periodicamente dal nostro ambulatorio di follow-up, è necessario proseguire l’intensa attività di clinica e di aggiornamento dell’intera équipe della Cardiologia dell’ospedale San­tis­sima Annunziata di Saviglia­no».
Importante la collaborazione con la Cardiologia di Mondo­vì diretta da Mauro Feola. Aggiunge De Be­ne­dictis: «Sottolineo la fattiva e importante collaborazione con l’équipe di elettrofisiologia della Cardiologia di Mondovì per garantire a tutti i pazienti della nostra Asl la possibilità di ottenere i migliori e i più innovativi trattamenti in questo specifico setting clinico».   
Cosa differenzia i pace-maker del passato da questa novità? Il pace-maker è il sistema di stimolazione cardiaca permanente modulabile (mono e bicamerale), a fissazione attiva (a vite) e leadless (in assenza di elettrocateteri) cioè senza comunicazione tra interno ed esterno del cuore, denominata Aveir. Fin dal 1950 la stimolazione cardiaca permanente (pace-maker, Pm), consente di curare i soggetti con importanti problemi di attività cardiaca elettrica. Nel 1958 nasce il primo pace-maker impiantabile. Il generatore è inserito in addome e collegato agli elettrocateteri, fissati alla superficie esterna del cuore, dopo apertura del torace.
Successivamente, negli Anni Sessanta, l’evoluzione tecnologica e la ricerca scientifica permettono al medico di impiantare il pace-maker sfruttando il sistema venoso per arrivare al cuore. In quel periodo il pace-maker subisce una prima miniaturizzazione per consentire l’impianto in sede pre-pettorale. A ciò seguono ulteriori miglioramenti tecnologici che consentono la produzione di sofisticati dispositivi, carica prolungata, digitalizzazione dei segnali e funzionalità sempre più adatte alle richieste fisiologiche dei pazienti.
Dal 2016 compare una prima generazione di pace-maker senza fili, che vengono rilasciati all’interno del cuore, senza elettrocateteri, a fissazione passiva e una durata di batteria fino a 10 anni circa. Da quest’anno è arrivata una seconda generazione di dispositivi leadless per la stimolazione cardiaca.
Come funziona invece il nuovo pace-maker? Questo dispositivo è rappresentato anch’esso da un unico componente di piccole dimensioni rilasciato nel ventricolo destro attraverso un sistema di supporto che viene inserito dall’inguine e che, attraverso il sistema venoso, accompagna il pace-maker fino all’apice del ventricolo stesso. Il fissaggio al tessuto cardiaco avviene attraverso una vite esposta che viene avanzata, per mezzo di un sistema molto preciso e performante, all’interno del tessuto cardiaco. Dopo la sua fissazione il pace-maker viene rilasciato; l’introduttore, che ne ha permesso l’inserimento fino al cuore, viene estratto. Il dispositivo è così in grado di funzionare senza dare alcun segno esteriore della sua presenza. Entro pochi mesi sarà disponibile un secondo componente che potrà essere abbandonato in atrio destro e potrà interagire con la componente in ventricolo destro, rendendo possibile una stimolazione atrio-ventricolare e costituendo così il primo pace-maker bicamerale leadless.