“È quanto meno anacronistico, per non dire vergognoso, che il prezzo del latte fresco in Italia moltiplichi più di quattro volte il prezzo dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317 per cento”. Questa la dichiarazione di Delia Revelli presidente di Coldiretti Cuneo il giorno dopo la diffusione dell’indagine conoscitiva sulla filiera lattiero-casearia da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che era stata sollecitata proprio dalla stessa Coldiretti nel corso della manifestazione “un giorno da allevatore” promossa nelle principali piazze italiane.
La Coldiretti e il Codacons avevano chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato.
“Anche in Italia – come sottolinea il presidente Roberto Moncalvo – si registrano comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori che hanno portato prima in Spagna ed poi anche in Francia alla condanna delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale”.
In Francia l’Antitrust, come emerge dallo studio di Coldiretti, ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali, dopo che il 5 marzo scorso era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni).
Conclude Enzo Pagliano, direttore di Coldiretti Cuneo: “Dall’indagine, risulta che nel 1984, il latte veniva pagato agli allevatori 0,245 euro litro, nel 2000 0,32 e nel 2015 0,36. I consumatori pagavano il latte nel 1984 0,40 centesimi per passare ad 1 euro nel 2000 e a 1,5 euro nel 2015. Dunque, il ricarico dal prezzo alla stalla al prezzo pagato dal consumatore era del 63 per cento nell’84, del 213 per cento nel 2000 e del 317 per cento quest’anno”.
In una provincia a forte vocazione lattiero casearia, con una produzione annua di 5 milioni di ettolitri di latte, dove la presenza di piccole e medie imprese di trasformazione dovrebbe legarsi al latte locale, teoricamente con filiere molto corte, stiamo in realtà assistendo ad una vera e propria speculazione da parte dell’industria di trasformazione. Esiste un netto contrasto tra le necessità delle famiglie di accedere ad un prodotto base come il latte a prezzi contenuti ed la necessità dei produttori di percepire la giusta remunerazione, stante anche gli investimenti che le imprese debbono fare per garantire la sicurezza del prodotto.