A Manta vietato il baratto fiscale | La denuncia dei consiglieri del gruppo Unione popolare mantese

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I consiglieri del gruppo Unione popolare mantese : Livio Berardo, Andrea Vineis, Patrizio Bono, Maria Teresa Caselle rendono noto che durante il Consiglio comunale, chiamato a deliberare sulle aliquote delle tasse locali (addizionale IRPEF, IMU, TASI e TARI) e sul bilancio di previsione 2015, convocato dal sindaco il 30 luglio scorso, nell’introduzione nel regolamento della IUC (Imposta unica comunale, cioè il regolamento di applicazione di IMU, TASI e TARI) della “compensazione” per versamenti in eccesso, come previsto dalle leggi del 2014, alla richiesta di aggiungere un comma all’Art. 7 – Rimborsi – Erronei versamenti e conseguenti regolazioni contabili, la reazione è stata “poco sensibile” agli interessi dei cittadini.

Il comma recitava: La compensazione ai sensi dell’articolo 24 del Decreto “Sblocca Italia” può avvenire anche con il cosiddetto baratto fiscale. Particolari categorie di cittadini in difficoltà economiche (disoccupati, cassintegrati, esodati, ecc.) possono sostituire i tributi dovuti al comune ai quali non riescono a fare fronte per ragioni oggettive con un congruo numero di ore di lavori socialmente utili (servizi nelle scuole pubbliche, la pulizia, manutenzione e abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano), secondo un piano redatto dall’Ufficio tecnico e secondo criteri e condizioni deliberati dal Consiglio comunale.

 

A tale richiesta – raccontano in una nota i consiglieri – il sindaco, l’assessore al bilancio e persino quello ai servizi sociali si scatenano. Il “baratto fiscale” non si può fare“: “E perché no? – ribattono –  molti comuni lo hanno già istituito”. La risposta sarebbe stata: “Ci richiederebbe troppo impegno, come l’elaborazione di un regolamento e di progetti appositi”.

 

Alla proposta di soluzioni più “comode”, quali: tener conto di disoccupati, cassintegrati ed esodati nel pagamento della tassa rifiuti (TARI), dove già esistono le riduzioni per fasce ISEE e conseguente richiesta anche di applicare l’addizionale IRPEF non con un’aliquota uguale per tutti, ma secondo fasce di reddito, e cioè:

0,2% fino a 7.500 euro di reddito
0.3 da 7,500 a 15 mila
0,4 da 15 mila a 20 mila
0,5 da 20 mila a 26 mila
0,6 da 26 mila a 40 mila
0,7 da 40 mila a 60 mila
0.8 oltre 60 mila.

L’introito sarebbe il medesimo, ma si rispetterebbe il principio di « progressività » sancito dall’articolo 53 della Costituzione, la proposta viene respinta.

 

Il rag. Vulcano si arrampica sugli specchi: un’aliquota unica semplifica le cose per i cittadini, più aliquote li confondono. Finge di non sapere che per più dell’80% l’IRPEF è pagata da lavoratori dipendenti e pensionati, ai quali viene prelevata sulla paga o sulla pensione in automatico, addizionali regionali e comunali comprese. Con aliquote differerenziate non c’è nessuna complicazione, solo una maggior equità. O meglio un contenimento delle ìniquità di cui il sistema fiscale italiano abbonda, a cominciare dall’evasione, contro la quale a Manta non si fa nulla. Un sindaco serio, oltre a protestare contro i provvedimenti governativi che ritiene dannosi per i piccoli comuni o per tutti i comuni, dovrebbe anche chiedersi come agire al meglio a livello locale nella cornice legislativa data, cercando la collaborazione non diciamo del Consiglio comunale, che per l’arch. Guasti è una perdita di tempo, ma quella degli altri sindaci per gestire alcuni servizi in forma associata e ridurne così i costi“.