Giorgio Conrotto si “confessa” a poche ore dalla rescissione del contratto con il Cuneo, e il suo racconto è molto simile a quello di Andrea Rosso, altro “senatore” biancorosso che ha salutato in settimana. Il racconto di un’estate anomala, iniziata da protagonista, proseguita da “separato in casa” e conclusa da “tagliato”: il centrale di Chieri si accaserà alla Folgore Caratese in Serie D.
“Le ultime sono state settimane dure, pesanti, – spiega l’ormai ex capitano del Cuneo – non potevo parlare mentre in giro leggevo di tutto sulla mia situazione. Si diceva che fossi stato io a chiedere la cessione. E’ vero, a luglio fui io a farmi avanti con la nuova società per conoscere le loro intenzioni: noi tesserati abbiamo vissuto settimane di silenzio da parte della nuova proprietà, così da capitano ci ho messo la faccia, come ho sempre fatto in questi anni. Credo che la mia fosse una richiesta lecita. Fui rassicurato, mi fu detto che avrei fatto parte del Cuneo anche in questa nuova stagione”. Poi, dopo pochi giorni di ritiro, tutto cambia: “Ad inizio agosto, a ritiro iniziato, all’improvviso, mi è stato comunicato che non facevo più parte dei piani”.
Una situazione paradossale, quella vissuta a Cuneo in quelle settimane, con Scazzola che allenava un gruppo di quasi 40 calciatori, quasi tutti giovanissimi, mentre quelle che dovevano essere pedine fondamentali, come Rosso e lo stesso Conrotto, venivano messe alla porta. “Da diversi dirigenti ho ricevuto spiegazioni diverse: – spiega il centrale di Chieri – c’era chi mi diceva che venivo escluso per ragioni tecniche, chi mi diceva che era una questione di under e over. Non so quale sia la verità, so che mi ha fatto male essere messo alla porta, mi ha fatto male cambiarmi lontano dai miei compagni, in un altro spogliatoio, mi ha fatto male allenarmi su un campo diverso rispetto a quello su cui si allenava la squadra di cui fino a poco prima ero capitano. Avrei accettato un’esclusione comunicata in tempi e modi diversi, fa parte del calcio, ma essere escluso così, dopo che all’inizio del ritiro mi era stato detto che sarei stato una “colonna” della squadra, è stata una mancanza di rispetto verso di me, sia come uomo che come calciatore”.
Un rapporto, quello dell’ex capitano con la città e con la maglia biancorossa, che va ben oltre il calcio. Tra Cuneo e Conrotto, insomma, è stato amore vero: “Io non posso che augurarmi che la nuova società mantenga le promesse, che possa regalare soddisfazioni ai tifosi. Tifosi che tengo a ringraziare, insieme a tutto l’ambiente”. A loro, ai tifosi, Conrotto ha saputo regalare in quattro anni diverse soddisfazioni, alternate a momenti più difficili: “I ricordi sono tanti. Dalla partita con la Caronnese che ci diede la promozione nel mio primo anno a quella con il Bra, che ci fece ritornare in C due anni dopo, passando per i momenti meno belli, come il playout contro il Mantova. Poi c’è l’impresa di quest’ultima stagione, che porterò sempre con me. In tanti ci davano per spacciati, ed avevamo effettivamente limiti tecnici e tattici. Ma eravamo un gruppo straordinario, una famiglia vera e propria, questa è stata la chiave che ci ha permesso di prenderci la salvezza”.
Quattro anni intensi, quelli trascorsi da Conrotto a Cuneo: due promozioni, una retrocessione, una storica salvezza in C, oltre 100 presenze. Conclude il difensore: “Lo confesso, mi è scesa una lacrima quando ho saputo che avrei dovuto lasciare Cuneo. Sono stati anni bellissimi, anche dal punto di vista personale: in questi anni mi sono sposato, sono diventato papà. Cuneo per me era diventata casa, e sicuramente continuerò a tornarci, non mi pesava più macinare chilometri di strada per venire ad allenarmi. Ho conosciuto persone fantastiche, ho conosciuto tanti amici. Sono quattro anni che non dimenticherò”.