Sull’autostrada Asti-Cuneo di doman non c’è certezza, e non pare il caso di seguire il consiglio di Lorenzo il Magnifico sul cercare comunque di viver lieti.
Anzi, una certezza c’è: l’assoluta mancanza di dialogo fra territorio e Governo e fra Governo e concessionaria che dovrebbe terminare la realizzazione di un’opera che si trascina da decenni.
A parole, vi sarebbe un’altra cosa stabilita una volta per tutte: se e quando sarà finita, l’Asti-Cuneo avrà caratteristiche autostradali e non superstradali, come qualcuno di recente aveva ipotizzato per fare un po’ di confusione.
L’ha detto il ministro Danilo Toninelli, una ventina di giorni va, ai sindaci di Bra e Alba, Bruna Sibille e Maurizio Marello, al presidente della Provincia di Cuneo, Federico Borgna, e ad alcuni parlamentari ricevuti nel suo ufficio nella capitale. Tutto il resto è avvolto in una nebbia fittissima.
Il fatto che non esista nessun tipo di dialogo, e non esso la possibilità di sperare in bene, ha trovato conferma durante l’assemblea plenaria dell’associazione “Langhe Roero-Tavolo delle autonomie per il territorio”, convocata presso l’Associazione commercianti albesi con una partecipazione, per la verità, inferiore a quelle registrate in analoghe recenti occasioni organizzate per discutere sullo stesso tema.
Sono interventi anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, accompagnato dal suo assessore ai trasporti, Francesco Balocco, l’europarlamentare Alberto Cirio (Partito popolare europeo), la deputata Chiara Gribaudo (Pd), il senatore Marco Perosino (Forza Italia) e il consigliere regionale Mauro Campo, delegato dalla deputata Fabiana Dadone (MoVimento 5 stelle).
A proposito di certezze, una collaterale al filone principale l’ha citata per l’ennesima volta Cirio: questa è un’opera irrinunciabile per una regione come il Piemonte che ogni anno versa 10 miliardi di euro in più rispetto a quanto riceve dallo Stato. Senza contare la tragedia dello stillicidio di vittime della strada causate dalle carenze infrastrutturali, il sistema economico provinciale ogni giorno perde 300 mila euro a causa dell’autostrada incompleta, ha ricordato Borgna.
Se viene un po’ difficile credere al 100% a chi, dopo aver amministrato il Paese per decenni, oggi dice che la questione sarebbe stata risolta grazie alle autorizzazioni comunitarie al prolungamento “ad hoc” di alcune concessioni autostradali e, pertanto, il
Governo gialloverde sarebbe l’unico responsabile dell’inceppamento di una soluzione perfetta, d’altro canto è innegabile che il pentastellato Toninelli non si stia comportando nel modo più corretto, schietto e auspicabile.
Ne ha dato una chiara prova Chiamparino nel ricordare come quello dell’assemblea all’Aca fosse il 143o giorno di attesa di una risposta, con l’auspicato invito a discuterne a quattr’occhi a Roma, all’accorata lettera tutta incentrata sull’Asti-Cuneo da lui inviata al Ministro.
Allo stesso modo è stato facile rinfacciare a Campo, impegnato nell’ostico tentativo di giustificare la latitanza di Toninelli sulla questione, solo in parte comprensibile dopo il disastro di Genova, che il presunto disinteresse della società concessionaria sarebbe facilmente verificabile se si invitasse il presidente dell’Asti-Cuneo, cioè Giovanni Quaglia, a un confronto diretto.
Ma anche questo è un passo che non pare profilarsi all’orizzonte, cosa incomprensibile per tutti coloro ai quali interessa sia terminata l’autostrada.
Tutti gli intervenuti, alcuni senza tralasciare velenose ipotesi nei confronti delle posizioni pentastellate, hanno ribadito di non preferire un’opzione anziché l’altra, purché l’opera viaria sia completata. Ma quasi l’unanimità dei presenti ritiene che, in effetti, il “cross financing” che ha ottenuto l’ok di Bruxelles potrebbe essere l’unica via percorribile per raggiungere l’obiettivo in tempi accettabili, posto che siano accettabili un’attesa che dura da oltre trent’anni e la presa in giro dei reiterati rinvii della parola “fine”.
Ora si pensa a un “pressing” costante sul Governo con le interrogazioni parlamentari e al tentativo di avviare un dialogo diretto e costante tra il territorio e il Ministero delle infrastrutture.
Amministratori, deputati e senatori della Granda insisteranno anche affinché sia convocato il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) con all’ordine del giorno l’Asti-Cuneo, un’altra “dimenticanza” che non trova spiegazioni, se davvero, come si dice da ogni parte, si desidera arrivare a un risultato concreto e veloce.
«Un territorio non si può rassegnare di fronte a un’“impasse” che blocca lo sviluppo economico oltre a rappresentare un pericolo costante e quotidiano per la sicurezza e l’incolumità delle persone», sono le più che condivisibili parole del coordinatore dell’evento e presidente dell’Aca, Giuliano Viglione. «L’associazione “Langhe Roero-Tavolo delle autonomie” si è impegnata a sollecitare tutti i soggetti rappresentativi dell’area di riferimento per agire uniti al fine di ottenere dal Ministero delle infrastrutture una risposta chiara e certa sulle modalità, e quindi sui tempi, di ultimazione dell’opera». Concetti giustissimi, ai quali però non si sa quali fatti possano seguire, da tutte le parti coinvolte in una vicenda che va oltre i canoni della commedia dell’assurdo.
At-Cn: è sicura solo l’assenza di dialogo
il territorio tenta il “pressing” sul governo