La senatrice Patrizia Manssero interviene sulla notizia del declassamento dell’Hospice di Busca a struttura semplice, con il rischio di chiusura e di trasferimento del reparto a Saluzzo.
La notizia del declassamento dell’Hospice di Busca da struttura complessa a struttura semplice e il rischio di una chiusura con eventuale trasferimento del reparto all’ospedale di Saluzzo è un’ipotesi che non può lasciare indifferenti.
Sul territorio cuneese si tratta dell’unico centro residenziale per le cure palliative dei malati terminali o cronici interamente gestito dal Servizio Sanitario Nazionale.
In passato ho avuto modo di utilizzare questo servizio per una persona cara. Come tutte le famiglie che fanno il loro ingresso in quella struttura eravamo in condizioni molto fragili e abbiamo trovato un’assistenza medica, infermieristica e psicologica unica. Si tratta di quell’aiuto professionale ed insieme profondamente umano, fondamentale per affrontare giornate di dolore intenso.
Dietro le attuali incertezze dell’Hospice c’è un ragionamento derivante dalla riorganizzazione dei costi e la razionalizzazione delle risorse di locali e immobili.
La questione va legittimamente valutata e ha una sua importanza vista la complessa situazione finanziaria della sanità piemontese.
Sarebbe tuttavia un errore pensare che sia un lusso avere una struttura che accompagna malati terminali o cronici in un momento di difficile convivenza con il dolore e la paura.
Io credo valga la pena spendersi perché l’esperienza e il servizio che l’Hospice fornisce e rappresenta, unico in provincia, non vada assolutamente disperso, mortificato o usato unicamente per rafforzare altre strutture in sofferenza senza l’accompagnamento di un serio progetto.
È importante potenziare questa esperienza. Lo è perché è nostro dovere garantire ai malati terminali la giusta attenzione in quel tratto di vita che resta e lo dobbiamo fare al meglio aiutando anche le famiglie che li assistono.
Si tratta di strutture nate grazie alla sensibilità, tenacia e professionalità di medici, infermieri ed operatori sanitari convinti del potenziale delle cure palliative e che hanno creduto in una crescita dal basso di questo tipo di servizio, fondamentale per permettere che nessuno resti solo di fronte alla malattia.
Sono convinta che sia nostro dovere garantire ai malati terminali o cronici di poter affrontare con dignità e serenità una fase complessa della malattia e lo dobbiamo fare al meglio aiutando anche le famiglie che li assistono. È una questione di civiltà e di rispetto che una comunità deve avere per chi soffre e che, per una volta, deve vincere sul tema delle risorse finanziarie.