Che coinvolga musica e melodia o che sia quella dell’anima, la voce è al centro della vita di Liliana Fantini. Attraverso il canto, la recitazione e la poesia, la poliedrica artista roerina è in grado di raccontare e di raccontarsi, rendendo accessibile e intenso il complesso linguaggio delle emozioni.
Per scoprire il suo mondo e assaporare la varietà delle sue ispirazioni, l’ab¬ biamo incontrata e le abbiamo posto qualche domanda. Partiamo dalla carriera musicale. Com’è nata la passione per il canto e come si è concretizzata nel tuo percorso artistico? «Ho sempre amato il canto fin da piccola, ma per molti anni mi sono limitata a costruire il mio bagaglio musicale ascoltando di tutto: cantautori italiani, musica di qualità europea e d’oltreoceano, classica, opere e infine il jazz. Con l’età matura ho potuto esprimermi con questo linguaggio. Piano piano sono uscita dal silenzio intraprendendo un percorso che mi ha portato a raccontare, in musica, le mie emozioni. Come una lava incandescente, dal vulcano della mia urgenza sono fuoriuscite le mie storie, le mie riflessioni sulla vita, accompagnate da atmosfere jazz, blues, tango, salsa, pop. Il linguaggio musicale fluiva libero, sostenuto da una vena creativa che finalmente dava fiato al mio mondo interiore».
Sei autrice di testi e musiche dei tuoi due dischi, “Corre voce” (2011) e “Libellula” (2014). C’è un’evoluzione fra i due lavori? In che direzione sta andando la tua ispirazione? «“Correvoce” risente del mio amore tardivo per le atmosfere jazzy. “E scopro il jazz”, un brano tratto da questo album, racconta il gusto per questo linguaggio musicale conquistato con una consapevolezza adulta. I testi narrano la vita nella sua pienezza, in ogni sua contraddizione: la sofferenza e la gioia, la stanchezza e la spinta propulsiva alla vita. I 16 brani che compongono “Libellula” hanno una maggiore libertà nella linea melodica rispetto al mio lavoro precedente. I testi risentono di echi poetici nella forma e nel contenuto, probabilmente influenzati da una mia nuova attitudine a comporre poesia. Raccontano di emozioni contrastanti, di oscurità ed estasi, ma anche di desiderio di rinnovamento e di una nuova consapevolezza interiore. Miei compagni di viaggio sono stati splendidi musicisti: Fabio Gorlier, pianista e arrangiatore dei brani di entrambi i miei lavori, Michele Anelli ed Emilio Berné, rispettivamente al contrabbasso e alla batteria, ed Emanuele Cisi, musicista di fama internazionale che mi ha fatto dono della sua arte in “Corre voce”. In “Libellula” duetto con Giorgio Pagliero in un brano giocoso dal titolo “Ehi amore” che dà risalto alla sua voce di ruggine, mentre ne “Il canto degli amanti” mi affianca una voce maschile misteriosa: un regalo di Massimo Visentin di “Studiottanta-Fortuna records” che ha mixato e prodotto l’album. Le registrazioni sono state effettuate presso “Digital sound recording” di Mauro Fede».
Il 2014 è stato anche l’anno dell’esordio letterario, con la raccolta poetica “Chi ha notizie del mio vero presente”. Come definiresti il libro? Quali sono gli autori che hanno influenzato di più il tuo stile? «La poesia è stata un’apparizione improvvisa, una visitatrice inattesa: “Bussa poesia/scomposta, schiva./Invoca un posto/dentro le mie stanze”. La raccolta è uno scavo sincero dell’anima. Procedendo per contrasti di luci e ombre, si dipana in alternanza di stagioni reali ed epoche della vita, di cicli naturali e capitoli esistenziali. Poesia come medicamento e cura, come urgenza di uscire allo scoperto, nell’incessante ricerca di significato all’esistenza. L’elemento musicale, nella scansione ritmica del testo, è la mia cifra stilistica. Non so quanto mi abbiano influenzato, ma amo alcune poetesse contemporanee straordinarie: Mariangela Gualtieri, Chandra Livia Candiani, Vivian Lamarque. Voci femminili potenti la cui grazia, delicatezza e sincerità risuonano in ogni verso».
Che rapporto c’è fra musica e la poesia? Hai approcci diversi avvicinandoti all’una o all’altra? «Scrivo poesie di getto, i versi sgorgano in modo spontaneo. Spesso sono immaturi, necessitano di una rivisitazione dopo averli lasciati decantare. A differenza delle canzoni, che non potrebbero vivere senza la musica, le poesie trovano la loro perfezione nelle parole, nei silenzi, nella musicalità stessa del verso. Quando compongo canzoni, spesso parto dalla melodia su cui si libera il testo. Tendo a lasciare lavorare l’intuito per adagiare parole sulla frase musicale che affiora alla mente, per poi elaborarle successivamente. Se nella canzone la rima è una mèta sicura, nelle poesie il verso è più libero, anche se scorre idealmente su un tappeto sonoro. L’istante creativo, nell’uno e nell’altro caso, rimane ma¬ gico, mi¬ sterioso e gratificante».
Hai progetti in cantiere, in campo musicale e in quello letterario? Puoi anticipare qualcosa? «In questi mesi mi sono dedicata alla presentazione in concerto della mia produzione musicale, oltre a promuovere uno spettacolo che affianca le mie poesie e le canzoni del mio repertorio unite da un filo narrativo. Ho partecipato a due concorsi musicali che mi hanno vista finalista: il “Varigotti festival”, concorso nazionale per la canzone emergente d’autore, e “Donne d’autore”, concorso nazionale per cantautrici svoltosi a Lecce, in cui mi sono classificata terza. Continuo a scrivere poesie e canzoni, ma è prematuro pensare a nuovi progetti. Vorrei ancora dedicare tempo ed energia per promuovere e diffondere il mio ultimo album e la raccolta poetica. I riscontri di critica e pubblico molto positivi mi incoraggiano a proseguire in tale direzione».
Enrico Maria Di Palma
In foto Liliana Fantini (Foto © Lorenzo Avico)