A dicembre la Cantina Clavesana scende in campo fra Carrù e Dogliani

0
523

C’era una volta una Langa meno pettinata, dalle radici profonde ma poco appariscenti, dove lavoravano agricoltori bravi ma poco “in vetrina”, si allevava una razza nobile ma poco conosciuta, come la Fassona, e si coltivavano vigne di Dolcetto, il vino identitario del territorio, ma per qualche ragione meno valorizzato di altri. In breve, c’era una Langa “marginale”. Per notorietà, non certo per valore.

Per farli emergere, e trasformare la marginalità in originalità, da alcuni anni a dicembre Clavesana, la cantina-madre del Dolcetto e del Dogliani, mette in campo una serie di iniziative mirate a valorizzare presso il grande pubblico e la stampa peculiarità ed eccellenze del suo territorio.

 

Il momento non è scelto a caso: è quello che ruota attorno alla celebre Fiera del Bue Grasso di Carrù (Cn), la più antica e affascinante fiera agricola d’Italia, appuntamento fortemente radicato che racchiude in sè il senso della ruralità langarola. E di cui Clavesana è da sempre orgoglioso sponsor. La fiera celebra infatti anche il bollito, fedele compagno del “più amichevole dei vini piemontesi”, il Dogliani, che di Clavesana è simbolo e core business.

 

La Cantina è inoltre uno dei più attivi sostenitori della Casa-Museo della razza piemontese (www.casadellapiemontese.it), promossa da Anaborabi – l’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese – il primo museo del genere realizzato in Italia e il secondo in Europa dopo la Maison du Charolais di Charolles, che si appresta a diventare una tappa obbligatoria per allevatori, turisti e gourmand che vogliano approfondire la razza bovina autoctona più diffusa in Italia.

Appuntamento centrale della manifestazione della Fiera del Bue Grasso, celebrato nel foro boario, sarà come al solito l’animatissima Asta del Bue, fissata quest’anno per domenica 8/12.

 

Il programma di Clavesana per accendere i riflettori sul territorio prosegue però anche nel weekend dell’11-13/12, quando alcuni giornalisti delle più importanti testate italiane saranno ospiti della cantina per una “full immersion” nel mondo delle Langhe, del Dolcetto, del Dogliani e delle sue tradizioni, a cominciare dalla tipica colazione carrucese a base di bollito, con degustazioni comparative, visite alle cantine dei viticoltori e cene a base di piatti tipici del territorio.

 

L’appuntamento-clou, nel quale vanno idealmente a confluire tutti gli elementi della tre giorni, sarà domenica 13/12 alle 9.30 nella Chiesa di Sant’Anna delle Surie di Clavesana, con la quarta tappa di quella che fino al 2014 si chiamava “Da Terra marginale a Terra originale: come possiamo aiutare le nuove generazioni a riappropriarsi della nostra Terra e dell’Agricoltura“ e che oggi, a riprova dei progressi compiuti nell’ambizioso cammino, si chiama semplicemente “Terra Originale”.

 

Si tratta del progetto pluriennale, sostenuto fin dall’inizio da Clavesana, dedicato al futuro sostenibile dell’agricoltura in Langa e basato su tre “pilastri”: la mappatura del territorio, un concorso nazionale per nuovi progetti di aziende agricole e un osservatorio permanente. Lo scopo è individuare una via concreta per armonizzare attività agricola, identità locale, redditività e paesaggio.

 

A sottolineare la volontà di fare dell’incontro non solo un’opportunità di approfondimento tecnico, ma anche di divulgazione e di presa di coscienza dei valori della ruralità, grande spazio verrà dedicato alla presentazione del volume “A come…Agricoltura. Dal Paleolitico ad Expo 2015”, il manuale di storia del mondo agricolo edito da Sometti e scritto dai giornalisti Giulia Bartalozzi (responsabile comunicazione dell’Accademia dei Georgofili) e Matteo Bernardelli (collaboratore di AgroNotizie e portavoce dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia).

 

“Un altro tassello – spiega il direttore di Clavesana, Anna Bracco – di un’attività di valorizzazione del territorio intrapresa da anni: attraverso la divulgazione delle sue eccellenze e della sua identità, puntiamo a far apprezzare la qualità dei nostri vini, che certo può essere meglio compresa se accompagna alla conoscenza dei luoghi e dei valori da cui essi prendono vita”.