Permettetemi alcune riflessioni sull’ applicazione della giustizia sportiva nei campionati dilettantistici .
Come gli addetti ai lavori conoscono , in ambito disciplinare , il referto dell’ arbitro è la sola , unica ed inconfutabile prova dei fatti ad oggetto del giudizio e costituisce piena prova dei fatti .
Basterebbe questa definizione a far sorgere dei dubbi . Nelle recenti riunioni si è parlato tanto di collaborazione tra società e classe arbitrale al fine di evitare incomprensioni . Purtroppo però , con tutta la buona volontà che ogni presidente o dirigente ci possa mettere , il fatto di partire su 2 piani completamente diversi non agevola la collaborazione .
In questo periodo è toccato alla società che presiedo, ma quasi settimanalmente si sentono lamentele circa la non veridicità dei rapporti arbitrali. Nel nostro caso specifico malgrado le testimonianze di una decina di persone ,delle quali garantisco personalmente la correttezza morale, come da regolamento, il giudice sportivo prima, e la commissione d’appello poi , hanno ritenuto il rapporto arbitrale la unica fonte credibile.
Ho letto personalmente il referto , e mi sono domandato cosa può spingere un arbitro ha scrivere cose ben distanti dalla realtà senza riuscire a darmi una risposta. Come società abbiamo accettato serenamente il verdetto , ma sarebbe bello potersi confrontare in modo costruttivo con la controparte come succede in qualsiasi altra forma di giustizia .
Mi piacerebbe far conoscere alla classe arbitrale la realtà delle società dilettantistiche costruite quasi nella totalità dei casi da persone che in modo del tutto volontario mettono a disposizione tempo e denaro per poter permettere a dei giovani di giocare a calcio . Magari ospitare qualcuno di loro durante la settimana e fargli vedere cosa fa un dirigente dilettante, dalla pulizia degli spogliatoi allo spalare la neve al lavare le divise ecc., li aiuterebbe a comprendere meglio l’ ambiente che incroceranno la domenica .
Forse certi atteggiamenti di saccenza e superiorità che alcuni di loro dimostrano nelle 2 ore nelle quali si sentono gli assoluti padroni della situazione muterebbero. Da parte della Federazione e dell’ AIA si potrebbero studiare forme di collaborazione già a partire dal temine della partita.
Ad esempio insieme al foglio ammoniti/espulsi l’ arbitro potrebbe già annotare eventuali comportamenti dei dirigenti , del pubblico o quant’altro in modo da poterlo condividere immediatamente con le società ed avere un primo confronto . Certamente la situazione va affrontata e possibilmente risolta perché in qualsiasi forma giuridica democratica non può non esistere un confronto tra le parti . Concludo dicendo che certe decisioni unilaterali fanno veramente riflettere se è il caso di continuare ad impegnarsi oppure chiudere la baracca in modo definitivo .
Franco Bertolusso
Presidente USD SOMMARIVA PERNO