Il Consiglio regionale del Piemonte, in uno degli ultimi atti prima dello scioglimento in vista delle elezioni del 26 maggio, ha approvato la nuova Legge quadro sulla montagna fortemente voluta dall’assessore Alberto Valmaggia. Un testo che era molto necessario, in quanto le più recenti normative sul tema erano la Legge regionale 16 del 1999, abrogata dal 2016, e la Legge regionale 3 del 2014, la quale prevedeva solo indicazioni ordinamentali legate all’estinzione delle Comunità Montane.
In 34 articoli, ci sono le linee guida in grado di promuovere gli strumenti funzionali allo sviluppo delle Terre Alte, rispondendo alle esigenze nate dal territorio. Il percorso, iniziato alcuni anni fa, dopo la graduale messa in liquidazione delle Comunità Montane e l’avvio delle Unioni Montane che, ora, sono 55 sul territorio subalpino, ha voluto dare contenuti, programmazione e prospettive alle zone in quota.
Attraverso forme più snelle e sostenibili. Il lavoro, frutto di molte sedute di Commissione, con il coinvolgimento delle minoranze, ha portato al recepimento di alcuni loro emendamenti capaci di migliorare il testo proposto dalla Giunta. Inoltre, hanno fornito un prezioso contributo le organizzazioni rappresentative degli Enti locali, i sindaci e i presidenti delle Unioni Montane.
Con il provvedimento la Regione Piemonte è la prima in Italia ad attuare la Legge nazionale sui piccoli Comuni, il Codice Forestale e le norme sulla green economy. Inoltre, il “sistema” montagna viene affrontato a 360 gradi, al passo con i tempi e nel suo complesso: valorizzazione; potenzialità; sviluppo e tutela.
“Si è lavorato – sottolinea l’assessore alla Montagna, Alberto Valmaggia – per costruire un testo aperto, non da “libro dei sogni”, ma concreto e nel quale coesistono alcuni principi cardine”.
Cioè? “Le norme sul funzionamento delle Unioni Montane, per renderle più stabili e operative; la puntuale individuazione delle funzioni amministrative conferite dalla Regione alle Unioni; le indicazioni chiare sulle politiche di sviluppo delle Terre Alte prioritarie per la Regione; la ridefinizione del Fondo regionale montagna, anche per segnare il superamento della fase transitoria di passaggio dalle Comunità alle Unioni; la previsione di azioni regionali riguardanti i servizi essenziali da garantire nelle Terre Alte”.
Le Unioni Montane, dunque, sono protagoniste della nuova Legge? “Certamente e sotto forma di laboratorio per la creazione e la diffusione di un sistema associazionistico intercomunale. Il provvedimento le responsabilizza attraverso varie azioni. In primo luogo delegando specifiche funzioni regionali, poi spronandole a proporre progetti di sviluppo sempre in un quadro di massimo coinvolgimento seguendo le linee definite dalle politiche della Regione. Riconoscendo loro l’attribuzione delle funzioni associate”.
I PRINCIPALI ASPETTI DEL PROVVEDIMENTO
La Legge istituisce la Conferenza dei presidenti delle Unioni Montane come organo consultivo della Giunta regionale. Inoltre individua tre principali strumenti a disposizione per il rilancio socio-economico delle Terre Alte: il Programma annuale di attuazione per la montagna; l’Osservatorio regionale per la montagna e il Fondo regionale per la montagna.
In particolare quest’ultimo prevede che almeno il 60% delle risorse sia ripartito tra le Unioni in proporzione ai residenti e alla superficie territoriale per svolgere le funzioni delegate e finanziare i progetti presentati dagli stessi Enti in attuazione del Programma annuale. “Per la prima volta – spiega Valmaggia – in un testo relativo alla montagna, la Regione si impegna a individuare entro sei mesi i livelli essenziali dei servizi pubblici nelle Terre Alte per quanto riguarda i presidi sanitari e socio assistenziali, i servizi per le famiglie, l’istruzione, l’organizzazione del trasporto pubblico locale e la disponibilità di moderne tecnologie digitali”.
Infine, il provvedimento introduce ulteriori aspetti innovativi: la valorizzazione di un turismo sostenibile in ambiente montano e il riconoscimento del valore economico, sociale, culturale, formativo ed educativo del turismo sportivo in montagna; lo sviluppo dei servizi digitali per ovviare agli svantaggi e alle difficoltà delle aree marginali; l’accesso ai servizi televisivi, postali e della telefonia mobile; il recupero dei borghi alpini e appenninici; la valorizzazione delle risorse energetiche locali; il sostegno alla realizzazione di green communities, cooperative di comunità e comunità energetiche.
“Con l’approvazione della Legge – conclude Valmaggia – si chiude un percorso impegnativo, ma stimolante. Adesso abbiamo uno strumento normativo che vuole incentivare lo sviluppo della montagna piemontese premiando le realtà capaci di gestire funzioni e progetti in forma associata, coordinata ed efficiente. Infatti, il patrimonio montano può essere valorizzato solo attraverso una visione regionale univoca che si ponga l’obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili”.
c.s.