L’EDITORIALE DI CLAUDIO PUPPIONE – Cosa significa omofobo?

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La polemica fra Roberto Mancini e Maurizio Sarri, con il secondo che, tra gli altri apprezzamenti, ha definito il primo “frocio” e “finocchio”, è la riprova di quanto ho sostenuto sulla RIVISTA IDEA in merito alla vacuità dei contenuti informativi dei mass media nazionali.

 

La “notizia” ha tenuto banco per giorni sui giornali, in radio e in televisione, e lasciamo perdere il web e i social network, notoriamente luoghi di sfogo delle peggiori frustrazioni. Al riguardo, un lettore cuneese non nuovo alla divulgazione di acute riflessioni, scrive a “IDEA”: «La vicenda extracalcistica mi porta a dire che sono, in via generale, omoindifferente e omoinfastidito riguardo al “gay pride”. D’accordo, fa tanto “in” essere omofili, ma perché cadere negli stereotipi errati e più banali, linguistici e di costume? Prendiamo il termine “omofobo”. Non è colpa dei giornalisti essere stati, per ragioni anagrafiche, studenti postsessantottini fruitori dei 6 e dei 18 politici, ma dovrebbero avere acquisito almeno le seguenti nozioni: 1A) “fobia” significa paura, quindi cerchino un altro termine per definire il concetto di “omofobo”, cioè chi disdegna o prova fastidio per coloro i quali rifiutano e aborrono gli amplessi etero pur pretendendone i chiamiamoli vantaggi, quali adottare e allevare figli elaborati in laboratorio; 1B) “gay” si riferisce solo agli omo di genere maschile, se suona male “lesbica”, trovino un altro lemma (suggerisco “gaiose”; abbiamo dovuto sostituire l’espressione “negro” con “nero” ormai entrato nel linguaggio corrente e “neutro”, però al momento ignoro se dobbiamo abolire anche la parola “negritudine”); 2) Mancini non si è acculturato in Inghilterra, era già civilizzato in Italia e, forse, ha fatto scoprire ai figli di Albione uno strumento a loro sconosciuto quale il bidet».

 

Apprezzo, di questo intervento, lo sbeffeggiamento del becero politicamente corretto imperante che parte dal tentativo, spesso riuscito, di criminalizzare parole fino al giorno prima usate senza connotazioni negative e arriva all’imposizione dittatoriale in base alla quale chi la pensi in modo diverso da come “deve” pensarla è un reietto e merita di essere sanzionato. Prendete il caso della legge sulle unioni civili in discussione in Parlamento, argomento al quale dedichiamo ampio spazio nelle pagine che seguono.

 

Sul tema non prendo posizione (anzi, no, dico come la penso: i componenti delle coppie omosessuali devono avere la possibilità, ad esempio, di assistere il/la compagno/a nei ricoveri ospedalieri e di acquisirne i diritti successori, ma la questione dell’adozione, invece, è un terribile errore), però non posso non sottolineare come esistano due pesi e due misure. Perché Maroni non può appoggiare il “Family day” e la signora Boldrini, invece, ha diritto di sostenere la “stepchild adoption”? Perché si scatena il finimondo se viene preso un giro un “gay”, ma non si dice nulla, anzi si sorride, quando vengono aggredite (anche fisicamente) le “sentinelle in piedi”?

 

Claudio Puppione