Un tuffo nel passato, tra ricordi, aneddoti, tante risate e un po’ di emozione. A Cuneo, nella sede dell’Associazione Ego Bianchi, si è svolta la presentazione del libro “Pregliasco. Lo chiamavano il prete, guidava come un diavolo”, dedicato al campione di rally cuneese Mauro Pregliasco. A scriverlo il giornalista sportivo Carlo Cavicchi, ex direttore di Autosprint, SportAutoMoto e Quattroruote, che ripercorre la carriera di un pilota che, come si legge nella descrizione del libro, “ha attraversato da protagonista le due generazioni che hanno offerto alla platea internazionale dei rally i migliori talenti italiani”.
Duecentoquaranta pagine e decine di suggestive immagini inedite che raccontano la vita al volante di Mauro Pregliasco, quello che tutti chiamavano il prete per la sua prudenza, ma che quando saliva in macchina si trasformava. Dall’esordio, 50 anni fa, in una gara in salita, fino al 1987, quando si ritirò dalle gare. I successi, le sofferenze, ed anche l’impegno per l’automobilismo sportivo. Davanti alla sede dell’Associazione Ego Bianchi quattro auto storiche degli anni 80 (Lancia Stratos, Fulvia HF, Turbo Delta Alfa Romeo e Lancia Beta Coupè), dentro tanti amici di Mauro Pregliasco e appassionati di motori.
“Carlo mi intervistò per la prima volta nel 1970 – ha rivelato l’ex pilota -. Raccontargli la mia vita non è stato facile, ma vederla in un libro scritto da un grande giornalista mi dà una certa emozione”. “Mauro ha vissuto da protagonista un periodo bellissimo del rally – ha spiegato Carlo Cavicchi -. In quegli anni ci sono stati ben 16 campioni italiani diversi, un dato che fa capire quanto fosse difficile arrivare al successo. Poteva vincere di più, ma non sempre la vita te lo concede. Questo libro è anche l’occasione per rivivere quel grande periodo per il mondo del rally italiano”.
Presente anche Francesco Revelli, presidente dell’Automobile Club Cuneo: “Siamo contenti di aver preso parte a questa vera e propria festa in onore di Mauro Pregliasco. Ha lavorato ad un bel libro, un’autentica autobiografia che è anche la storia in chiaro-scuro di vicende non solo sportive, ma anche della produzione delle automobili italiane”.