Alla Biblioteca di Vignolo sbarcano “Le grandi commedie d’assalto”

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La Biblioteca di Vignolo ha presentato ai suoi membri iscritti il terzo ciclo di riflessioni cinematografiche sulla “Commedia all´Italiana” intitolato: “Le grandi commedie d´assalto”.

 

 

Si tratta delle commedie migliori e piú impegnate dei primi anni ´70, nelle quali i messaggi rivolti al cambiamento della nostra società, perforando apertamente la coltre, sempre presente, di un sano e geniale umorismo, si presentano ora in modo più esplicito e diretto davanti allo spettatore, in tutta la loro urgente drammaticità.

 

In qualche modo, con queste vere e proprie “commedie d´assalto” (tutte entrate nella storia del miglior cinema italiano) la “Commedia all´Italiana” si toglie sempre di più la decennale maschera del “divertimento” (vera e propria “esca” nei confronti del grande pubblico disimpegnato) e chiama sostanzialmente ad una mobilitazione delle coscienze ed ad un impegno generalizzato per una società più onesta. È il momento in cui la vera e propria battaglia culturale, condotta fin dall´inizio dalla “Commedia all´Italiana” contro una società caratterialmente feudale, fatta di innumerevoli soprusi, privilegi e ingiustizie, si fa adesso più viva che mai.

 

Incontro di giovedì 31 marzo: Una commedia “profetica”: il conflitto tra magistratura e grande imprenditoria devastatrice.

 

La commedia più rappresentativa di questo terzo ciclo dedicato alla grandi “commedie d´assalto” è una eccellente opera cinematografica, inconsapevolmente (e tristemente) “profetica”, anticipatrice di quello che sarebbe purtroppo successo, 20 anni più tardi, nella storia politico-criminale del nostro paese.

 

A causa del misterioso decesso di una giovane prostituta di altissima classe, un onesto e integerrimo magistrato si trova a dover combattere contro uno dei più potenti industriali della società italiana, un dominatore-devastatore privo di scrupoli e ammanigliato con tutte le leve del potere. Nella finzione cinematografica, il potente industriale finirà in prigione.

 

Nella scena finale del film, in mezzo agli atti di violenza (realmente accaduti) compiuti a Roma da una immensa plebaglia di tifosi scatenati per la gioia della vittoria contro le auto inglesi nella città, al termine della partita di calcio Italia-Inghilterra del 1968, l´integerrimo magistrato, sconvolto, distruggerà nel fuoco di una delle auto inglesi rovesciate e incendiate in strada una prova a discarico dell´imprenditore imputato. Questo gesto conclusivo del film (oggetto di critiche) non intendeva essere in alcun modo un elogio alla disonestà (e non può essere inteso come tale, il contesto del film lo chiarisce bene) ma intendeva in realtà essere una vera e propria “dichiarazione di guerra” contro questa società e tutte le sue iniquità, un forte “gesto di rottura” contro una società fondata su leggi ingiuste che permettono a individui potenti e privi di scrupoli di prosperare devastando il mondo intorno a loro.