“Siamo arrivati a questo punto, a buttare il latte, perché siamo stati umiliati, e non è detto che non si debba ancora continuare a fare così“.
Con queste parole l’allevatore di Saluzzo Carlo Godino spiega il gesto compiuto ieri, venerdì 1° aprile, quando ha buttato 3.700 litri di latte nella fossa dei liquami. Per protesta, certo, ma non solo. “Con i prezzi che ci sono adesso non si va da nessuna parte – spiega -. A me non è stato rinnovato il contratto dal vecchio caseificio, non c’è mercato e quindi non sai dove posizionarti. O dai via il latte ad un prezzo stracciato, altrimenti lo butti“. L’annata agraria termina infatti il 31 marzo, poi è facoltà delle due parti, allevatori e caseifici, rinnovare il contratto. Ma quando questo non avviene, come accaduto a Carlo Godino, cominciano i problemi. “Una situazione che a me è toccata ora, ma toccherà anche agli altri, magari tra 15 giorni – prosegue l’allevatore –. Il problema è la sopravvivenza, qua nessuno può sopravvivere a questi prezzi. Aspetterò lunedì, qualche giorno si può andare avanti, ma poi la soluzione, se la situazione non si sblocca, è il macello, chiudere e basta. Qui parliamo di famiglie che rimarranno senza lavoro, noi rimarremo in 4 senza lavoro. Il nostro settore è da anni che è martoriato, c’è tanta rassegnazione“.
Godino fa parte del movimento “Noi siamo voi”, che raggruppa 500 allevatori in Piemonte e che è nato spontaneamente 6 mesi fa, “dal nulla, in risposta allo stato di emergenza – spiega Paolo Druetta, il coordinatore del gruppo -. Ci chiamano gli autoconvocati, perché ci siamo sempre autoconvocati e autofinanziati, senza mai disturbare nessuno“. Ieri erano circa in 150 a supportare Godino nel suo gesto: “Non l’abbiamo lasciato solo ovviamente – ribadisce Druetta -, abbiamo anche fatto una sottoscrizione per poter supportare questa perdita, perché parliamo di un bel costo, intorno ai 400-500 euro, che gli faremo avere in qualche modo”. Poi il coordinatore del movimento spiega, nel dettaglio, i vari passi che hanno portato alla decisione di buttare il latte: “Quando c’è stata la disdetta del contratto, l’allevatore ha provato in tutti i modi, prima da solo, poi con il nostro aiuto, a piazzare questo latte. Poi l’altro giorno mi ha chiamato un commerciante del latte, che mi ha detto che quella partita si poteva piazzare a 18 centesimi. Io lavoro nel settore dell’indotto come mangimista, so che alimentare una vacca al giorno costa da 15 a 20 centesimi: se vai a prendere 18, non copri neanche più quello”. E adesso? Druetta, come Godino, è stremato dalla situazione. “Sinceramente sono un po’ stanchino, viene quasi voglia di dire basta. Devo dire che mi aspettavo che venissero più persone, ma tanti di quelli non venuti sono quegli allevatori che hanno firmato il contratto senza prezzo perché ricattati dai caseifici, che hanno detto loro che o firmavano o stavano casa. Purtroppo siamo messi così“.
GDS