Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha presentato la campagna “Buoni e giusti” di Coop Italia, che ha l’obiettivo di combattere lo sfruttamento e l’illegalità all’interno delle filiere dell’agroalimentare.
In quale modo? La Coop ha invitato le 7.200 aziende fornitrici del settore a chiedere l’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità. “Stiamo combattendo il caporalato e il lavoro nero – afferma il viceministro cuneese, Andrea Olivero – con interventi innovativi e attraverso una collaborazione di squadra fra Istituzioni, imprese e associazioni ancora più marcata rispetto a quanto è stato fatto fino a ora. Si tratta di uno strumento già messo in atto, in accordo con le organizzazioni sindacali, attraverso la legge Campolibero e siamo pronti a renderlo sempre meno burocratico in quanto è importante che i produttori, già impegnati nel rispetto delle regole, vivano l’adesione come un fatto partecipativo, distintivo ed etico”.
Quali i passi concreti del Governo? “Vogliamo rendere stabili gli strumenti di contrasto alla piaga dello sfruttamento dei lavoratori e far diventare la legalità e i valori etici dei fattori competitivi del sistema agroalimentare italiano sui quali costruire anche nuovi rapporti con i consumatori. Cruciale, per portare avanti questo impegno, è la proposta di Legge contro il caporalato in agricoltura, all’esame del Senato, che sto personalmente seguendo. Con le misure previste puntiamo a rafforzare le norme penali e ad aumentare la ramificazione territoriale della Rete”.
Ma non solo. “Il ministro Poletti ha già avviato un’azione per un Piano di interventi e di accoglienza per i lavoratori immigrati. E’ stata individuata una lista di territori a maggiore rischio e che necessitano di un intervento urgente. Su questo aspetto cercheremo una collaborazione stretta fra Governo, Enti locali e Terzo Settore. Dobbiamo operare insieme per superare il fenomeno scandaloso dei ghetti presenti in alcune aree italiane”.
Come è la situazione in provincia di Cuneo? “Nonostante alcune denunce nei mesi passati non possiamo riscontrare casi di vero caporalato nella nostra provincia, ma non mancano forme di sfruttamento di manodopera, soprattutto stagionale. Inoltre, da alcuni anni a Saluzzo vi sono seri problemi nell’accoglienza dei lavoratori. Il Comune e le Associazioni – prima fra tutte la Caritas – hanno fatto molto, però è necessario che si affronti strutturalmente il problema e si esca dalla logica dell’emergenza. Anche in questa direzione deve muoversi la nuova legge, per dare legalità ai contratti ed insieme dignità abitativa per i lavoratori”.
c.s.